Un prestito. Così veniva giustificato, spesso e volentieri, il pagamento della corruzione operata dagli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Un prestito successivo alla sentenza favorevole e mai tornato agli autori. Ma anche una consuetudine, un modo per tenere ben saldi i rapporti tra avvocati e giudici, almeno finché questi avessero mantenuto un'utilità. Su disposizione del gip di Roma Daniela
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