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AGGIORNAMENTO – Siracusa: blitz antimafia nella notte ai “Nardo”. Operazione “Morsa”, i 28 nomi arrestati

Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa in collaborazione con il personale della Compagnia di Augusta, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 28 persone (elenco in allegato) ritenute responsabili di aver partecipato a titolo di affiliati o fiancheggiatori all’associazione per delinquere di tipo mafioso denominata clan “Nardo” di Lentini, storicamente riconducibile alla figura egemonica di NARDO Sebastiano, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti (in particolare estorsioni ed altri reati contro il patrimonio, traffico e spaccio di stupefacenti, porto e detenzione di armi), ad acquisire il controllo e la gestione di attività economiche (nei settori delle affissioni dei manifesti elettorali e delle onoranze funebri), ovvero a realizzare profitti ingiusti anche attraverso l’allestimento di bische clandestine e l’installazione di giochi video-poker truccati e di genere vietato.

L’indagine ha consentito di evidenziare con chiarezza la realtà mafiosa nei comuni di Augusta e Melilli, nonché nella frazione di Villasmundo, dalla fine del 2005 al marzo del 2007. Tale zona della provincia era rimasta immune da operazioni antimafia fin dal febbraio 1996 (data dell’operazione “Tauro”). Non a caso solo alcuni degli indagati, in particolare i fratelli ORTISI Sergio e Toni e FERRO Marcello, sono stati imputati nei processi “storici” di mafia. Grazie alla presente indagine si è potuto focalizzare l’attenzione sugli altri indagati.

Si è venuta così a delineare un’organizzazione strutturata come “cellula” del clan “Nardo”, coordinata e controllata nello svolgimento delle attività delittuose dal reggente pro tempore del sodalizio lentinese. E’ difatti emerso che GENTILE Giuseppe (vertice in libertà del clan NARDO nel periodo contestato) impartiva regolarmente ordini e disposizioni ai propri referenti nel territorio di Augusta, tra i quali si distinguevano in primis FERRO Marcello ed ORTISI Sergio.

Al secondo livello vi erano altri “uomini di fiducia” preposti alla gestione delle attività illecite, tra i quali Toni ORTISI, PANDOLFO Giuseppe, COSTANZO ZAMMATARO Antonello e CASTORO Lucia, i quali godevano di un certo margine di autonomia. Quindi ARENA Giuseppe, MUSUMECI Giuseppe e in seconda battuta RASCUNA’ Giuseppe, per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, TRINGALI Giuseppe diretto uomo di fiducia di ORTISI Sergio, e PENNISI Antonino per quanto riguarda la gestione delle bische clandestine ed il controllo delle sale da gioco tramite l’installazione di video-poker truccati. Vi erano poi i soggetti che, pur non essendo inseriti necessariamente a pieno titolo nell’organizzazione, operavano ai margini della stessa nell’attività di spaccio dello stupefacente secondo le direttive degli aderenti al sodalizio. E così SPANO’ Renato, BANDIERA Mosè, DELLA VOLPE Antonio ed ITALIA Domenico.

Da evidenziare la particolare figura di Lucia CASTORO, vedova del noto esponente mafioso di Augusta, PANDOLFO Sebastiano (assassinato nel 1989). La donna fu condannata alla pena di 6 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di associazione mafiosa nell’ambito del procedimento contro LEONARDI Giuseppe: le emergenze investigative ne avevano allora evidenziato l’affiliazione al clan mafioso operante in Augusta. Fu detenuta fino all’ottobre del 1998 e successivamente sottoposta a misura di prevenzione. Anche in virtù del prestigio criminale goduto dal defunto marito, ha continuato nel periodo della presente indagine a fare parte del sodalizio megarese. Da un certo momento in poi per i contrasti intervenuti con Sergio ORTISI, la stessa si metteva a capo di una sua cellula organizzativa, coadiuvata dal genero CARCIONE Maurizio. Indicativa della sua personalità una frase da lei pronunciata ed intercettata nel corso delle indagini: “la mafia è donna.. e quelli che comandano sono le femmine. La donna è una persona seria e calma che sa pensare…”.

Nell’ambito dell’ordinanza viene ora contestato il delitto di associazione mafiosa nei confronti di COSTANZO ZAMMATARO Antonello, il quale unitamente a ZIMMITTI Gianluca, ZIMMITTI Sebastiano e PUGLIA Antonino, nel dicembre 2005, aveva commesso alcune estorsioni oggetto di provvedimento restrittivo del G.I.P. del Tribunale di Siracusa (operazione “Risveglio”). Su tali vicende il Tribunale del Riesame aveva ravvisato l’esistenza dell’aggravante di mafia ex art. 7 l. 203/1991, trasmettendo gli atti alla D.D.A. che ottenne dal G.I.P., nell’aprile 2006, la rinnovazione del provvedimento cautelare. La presente indagine ha consentito di fare luce su altre estorsioni tentate e consumate sempre in quel periodo a Melilli e Villasmundo, documentando come il clan “Nardo” avesse attivato a tal fine una propria “cellula” locale diretta proprio dal COSTANZO ZAMMATARO, supervisionata da Pippo GENTILE e a cui per il settore estorsivo aveva contribuito ZIMMITTI Gianluca.

LE ESTORSIONI

Tra le molteplici attività illecite svolte dal clan un posto di sicuro rilievo hanno avuto le estorsioni in danno degli operatori commerciali, condotte nella quasi totale certezza dell’impunità, potendo il sodalizio mafioso contare sulla diffusa omertà delle vittime, che il più delle volte accettavano l’imposizione del “pizzo”, senza denunciare i fatti alle Forze di Polizia o all’Autorità Giudiziaria.
Nel corso delle indagini emergeva come spesso gli esponenti del sodalizio mafioso non avessero neppure bisogno di porre in essere evidenti atti d’intimidazione nei confronti delle persone offese, risultando il più delle volte sufficiente la mera formulazione della richiesta di pagamento per ottenere l’immediata dazione di denaro. Non è un caso che Sergio ORTISI rivendicasse come le sue modalità di approccio con le vittime di estorsione, per così dire morbide, risultassero per l’organizzazione assai più produttive e meno rischiose di altre più aggressive tecniche di imposizione del pagamento.

E’ opportuno evidenziare che l’assenza di denunce da parte delle vittime ha reso particolarmente difficoltosa la compiuta ricostruzione dei singoli episodi estorsivi poiché, in moltissime conversazioni intercettate, pur emergendo con estrema chiarezza che gli autori discutessero della riscossione del pizzo, i riferimenti emersi risultavano insufficienti ad individuare l’esercente vessato. In ogni caso sono state delineate compiutamente 5 estorsioni poste in essere dal sodalizio criminale: un’impresa operante nel settore della raccolta dei rifiuti, un supermercato, una pescheria, una salumeria ed un’impresa di onoranze funebri. Indicativo l’importo delle somme estorte, ricompreso tra i 200 ed i 500 €. mensili, calibrato cioè in misura da non incidere eccessivamente sugli utili della vittima.

La casistica ha evidenziato come gli introiti estorsivi provengano prevalentemente da imprenditori e commerciati vessati ormai da lungo tempo, nei confronti dei quali non è necessaria più alcuna forma di pressione, bastando ormai all’incaricato di recarsi mensilmente per la riscossione delle somme imposte. Più rara l’iniziativa nei confronti di nuovi esercizi commerciali, attuata comunque con la consueta minaccia della collocazione di bottiglie incendiare. Ciò in ragione di un sorprendente atteggiamento di cautela da parte del sodalizio, ormai intimorito dalla possibilità di denuncia delle vittime.

IL GIOCO D’AZZARDO

L’attività illecita veniva condotta attraverso la gestione di bische clandestine e la collocazione di macchinette videopoker all’interno degli esercizi commerciali. In particolare, nel periodo in esame, i fratelli ORTISI su autorizzazione ricevuta nel 2005 dal GENTILE, servendosi soprattutto di PENNISI Antonino, avevano organizzato due sale da gioco, una ad Augusta e l’altra a Villasmundo, ove si recavano numerosi giocatori. Il guadagno per il clan era dato da una percentuale del 10% del costo del banco; tale ammontare veniva decurtato del 50%, che doveva essere consegnato ai vertici lentinesi.
Nel corso dell’attività d’indagine la notte dell’Epifania 2006 veniva effettuata un’irruzione in un circolo privato sito in Augusta, c.da “Falà”, ove venivano sorpresi, intenti a giocare d’azzardo, i due fratelli ORTISI ed altre 19 persone. Nella circostanza i militari sequestravano €. 21.000,00, $. 1.200, carte da gioco ed attrezzatura varia.

Nella primavera del 2006 venivano inoltre sequestrati 11 videopoker modificati ed €. 2.200,00, collocati all’interno di due esercizi commerciali, con conseguenti denunce a carico dei titolari per “esercizio di giochi d’azzardo e violazione della proprietà intellettuale”. Le schede elettroniche delle macchinette erano state modificate, al fine di ridurre considerevolmente le possibilità di vincita dei giocatori.
Anche il gruppo facente capo alla CASTORO Lucia, specificamente nella persona di CARCIONE Maurizio, nelle festività natalizie del 2005 aveva gestito una sala da gioco per conto del clan Nardo; l’autorizzazione ad aprire la sala era venuta sempre dal GENTILE. La bisca non ebbe grande successo, perché i giocatori andavano più spesso presso quella dei fratelli ORTISI, per cui chiuse dopo poco tempo.

IL TRAFFICO E LO SPACCIO DI STUPEFACENTI

Dalle conversazioni intercettate è emerso come il sodalizio, nella gestione degli stupefacenti, fosse in realtà diviso in tre diversi sottogruppi, tutti comunque gravitanti nell’orbita del clan “Nardo”:
– il gruppo facente capo ad ORTISI Sergio, con ARENA Giuseppe, MONTAGNO BOZZONE Nunzio Giuseppe, MUSUMECI Giuseppe, TRINGALI Giuseppe e RASCUNA’ Giuseppe;
– il gruppo facente capo a PANDOLFO Giuseppe, con CIANCI Giovanni e FORMICA Vincenzo;
– il gruppo formato da CASTORO Lucia, CARCIONE Maurizio e SPINALI Graziella.
Nello specifico, al primo gruppo è stata contestata l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (con la sola esclusione del MONTAGNO), mentre agli altri due gruppi il traffico in concorso.
Si è evidenziato come il clan si sia servito di due distinti canali: uno per approvvigionarsi di cocaina (canale riconducibile a soggetti operanti in provincia di Napoli e gestito dall’ORTISI) e l’altro per l’hashish (canale riconducibile a soggetti di Catania, gestito dallo stesso ORTISI e dagli altri esponenti di spicco del sodalizio). Il tutto attraverso diversi corrieri incaricati di portare lo stupefacente in Augusta, come documentato dal riscontro indiretto fatto in occasione dell’arresto di Renato SPANO’ in Augusta il 7.9.2006, con il conseguente sequestro di circa kg. 2 di marijuana.

Il clan NARDO continua quindi a collocare al vertice dei gruppi dediti al narcotraffico soggetti sistematicamente inseriti nel sodalizio mafioso. Tali personaggi si occupano di gestire e controllare, da un lato i contatti con i fornitori della droga, dall’altro la distribuzione dello stupefacente ad altri indagati dotati di una certa autonomia. Ciascuno di questi controlla una piazza dello spaccio in un ambito territoriale ben determinato, ove la distribuzione dello stupefacente avviene in maniera capillare. Una simile organizzazione ha consentito al clan mafioso di detenere il sostanziale controllo sull’intera rete di vendita dello stupefacente in Augusta e nei centri limitrofi, riuscendo a smerciare rilevanti quantitativi ed a ridurre al minimo i rischi per gli elementi di vertice del sodalizio, che hanno evitato di “esporsi” in prima persona. Nell’ambito dell’indagine sono stati individuati tra i gestori delle singole piazze di smercio SPANO’ Renato, BANDIERA Mosè, ed ITALIA Domenico.

Nel settore degli stupefacenti si collocano poi:
– DELLA VOLPE Antonio, personaggio originario di Aversa (CE), accusato di essere il tramite tra l’organizzazione megarese ed i fornitori campani nell’approvvigionamento di consistenti quantitativi di stupefacente;
– FONTE Rosanna, moglie di Sergio ORTISI, ritenuta responsabile di detenzione e spaccio di hashish e cocaina, occultati sia all’interno dell’abitazione di residenza, sia nel terreno adiacente;
– NAVANTERI Carmelo, accusato di aver ceduto 100 grammi di cocaina a Giovanni CIANCI.

L’ASSISTENZA AGLI ASSOCIATI

L’organizzazione criminale in esame continua a mantenere saldo il vincolo associativo anche mediante l’assistenza agli associati, realizzata sia con la protezione fornita agli affiliati nell’esercizio delle varie attività del gruppo, sia con l’assistenza economica (“stipendi” o altre forme di elargizione), sia con l’assistenza legale.
Le indagini hanno consentito di appurare l’esistenza di un “patto di mutuo soccorso” tra i componenti dell’associazione, estrinsecatosi nell’assistenza agli associati detenuti ed ai loro familiari, realizzata con l’elargizione di somme di denaro, anche consistenti, a seconda delle necessità.
Particolarmente attivo nel senso si è rivelato il PANDOLFO, il quale si vantava espressamente di non guadagnare alcunché attraverso il traffico di droga, svolgendo detta attività al solo fine dichiarato di “mandare soldi agli amici carcerati”, tra cui anche familiari di detenuti a suo dire abbandonati dal clan. E’ il caso dell’ergastolano CARAMAGNO Carmelo, ai familiari del quale il PANDOLFO avrebbe corrisposto in più occasioni somme dai 600 ai 1400 €.

Come già precisato l’assistenza economica agli associati viene realizzata dall’associazione anche mediante l’elargizione di somme percepite da ciascuno, proporzionalmente al contributo apportato nello svolgimento delle singole attività criminose. A titolo esemplificativo un affiliato “ordinario” quale il TRINGALI può percepire uno stipendio di 1.800 €. al mese, a cui vanno ovviamente aggiunti i rendimenti delle singole attività lecite ed illecite gestite personalmente.

I CONTRASTI ALL’INTERNO DELL’ASSOCIAZIONE

Alla fine dell’estate 2006 le attività tecniche ed i conseguenti riscontri consentivano di appurare come vari contrasti, sorti tra gli indagati sulla conduzione delle attività illecite, avessero determinato la formazione di due sottogruppi relativamente indipendenti tra loro:
– da un lato quello riconducibile a FERRO Marcello, sempre fedele al gruppo “storico” di Lentini, con Toni e Sergio ORTISI, ARENA Giuseppe, RASCUNA’ Giuseppe e MONTAGNO BOZZONE Nunzio Giuseppe;
– dall’altro quello facente capo a CASTORO Lucia e CARCIONE Maurizio, sempre in contatto con il clan “Nardo”, ma dedito ad attività proprie, volontariamente celate per trarne guadagni da non spartire con i Lentinesi.

Al riguardo si appurava come la CASTORO fosse entrata in contrasto con ORTISI Sergio a causa di una somma di denaro data in passato alla moglie di ORTISI e che poi la CASTORO avrebbe voluto restituita, oltre che per una lite per la spartizione dei proventi dello spaccio di droga.
Tale spaccatura determinava l’avvio di contatti ed incontri finalizzati a chiarire i fatti ed a ricomporre le originarie diversità di vedute. PANDOLFO Giuseppe, figlio della CASTORO e cognato del CARCIONE, si trovava in grande imbarazzo, essendo egli fedele ad ORTISI Sergio ma pur sempre legato da stretti rapporti di parentela con i congiunti.

I contrasti furono composti a seguito di un summit tenutosi a Catania il 7 dicembre del 2006 tra: elementi di primissimo piano delle famiglie mafiose dei CAPPELLO e dei “Carcagnusi” in qualità di arbitri; ORTISI Sergio, ORTISI Toni, RASCUNA’ Giuseppe, MONTAGNO BOZZONE Giuseppe, PANDOLFO Giuseppe e CARCIONE Maurizio in qualità di parti della contesa. Ulteriore responso della riunione fu l’attribuzione al RASCUNA’ (anche in virtù dei suoi stretti rapporti con affiliati di spicco della mafia di Catania, città di cui è originario) ed a MONTAGNO BOZZONE degli incarichi di responsabili di due diverse squadre, rispettivamente su Augusta e su Villasmundo, comunque sempre sotto la supervisione di Sergio ORTISI.

Sempre a Villasmundo la “convivenza” forzata tra il MONTAGNO BOZZONE ed il PANDOLFO, nel luglio del 2006, aveva innescato forti contrasti, tanto da indurre il PANDOLFO a nutrire propositi omicidiari nei confronti del concorrente. Tali intenzioni venivano meno solo grazie all’intervento di Sergio ORTISI ed alle scuse esplicite del MONTAGNO, circa il comportamento scorretto dei suoi fratelli, principale argomento del litigio. Sulla pericolosità del PANDOLFO occorre precisare come lo stesso disponesse in effetti di armi da fuoco, peraltro da lui utilizzate nel ferimento del cognato CARCIONE avvenuto il 22 marzo del 2008, dopo la conclusione della presente indagine. Sulla disponibilità di armi va infine evidenziato il possesso di alcune pistole da parte dello stesso Sergio ORTISI, di Giuseppe TRINGALI, nonché dei tre MUSUMECI.

GLI ALTRI REATI

Grazie alle risultanze delle intercettazioni si è potuta accertare la commissione da parte del sodalizio in argomento di una serie di ulteriori reati, finalizzati non solo all’ottenimento dei conseguenti riscontri economici, ma soprattutto ad incrementare il già capillare controllo della realtà sociale di Augusta e dei comuni limitrofi. In tal senso è emersa la responsabilità di Sergio ORTISI, ritenuto organizzatore di una serie di furti ad esercizi commerciali di Augusta, fatti effettuare da manovalanza locale, che riferiva a lui anche circa gli esiti dei furti compiuti autonomamente. Da ricordare inoltre il furto presso una ditta di impianti di raffinazione per un complessivo di 40.000 €. di refurtiva, effettuato da Giuseppe VONA e SPINALI Graziella. Quest’ultima inoltre è risultata organizzatrice di due rapine nei confronti di due facoltosi imprenditori megaresi, da compiere con l’ausilio di pistole di grosso calibro, al momento del pagamento degli stipendi ai dipendenti. Le rapine non vennero portate a compimento per l’intervento dei Carabinieri, che indussero le vittime a cambiare i programmi della giornata.

Sempre ai fini del minuzioso controllo del territorio va ascritto l’interesse degli indagati (in particolar modo di Sergio ORTISI coadiuvato dal TRINGALI) all’attività di affissione abusiva di manifesti, in occasione della campagna elettorale per le elezioni politiche del 9 aprile 2006, attività che consentiva loro di concretizzare un ulteriore ritorno economico. Al riguardo si comprendeva chiaramente come i rappresentanti megaresi del clan “Nardo” avessero imposto ai candidati politici locali ed ai soggetti loro collegati (impegnati nelle affissioni dei manifesti elettorali), un tariffario già prestabilito, da onorare per scongiurare sia danneggiamenti alle pubblicazioni (copertura o strappo dei manifesti), sia vere e proprie ritorsioni fisiche nei loro confronti.

Da ultimo si segnala l’attività di controllo del settore delle onoranze funebri posta in essere da Sergio ORTISI sempre con l’ausilio del TRINGALI. Si è difatti accertato come in occasione di un funerale organizzato da un’agenzia esterna ad Augusta, l’ORTISI avesse dato disposizioni sulle modalità per redarguire i responsabili dell’”illegittima” intromissione e costringerli a far restituire la somma percepita. Emblematica la frase da lui pronunciata: “Intanto ci dici che portano i soldi (inc.) quelli che hanno preso… e poi che non si permettano più di pigliare i cristiani di fuori e portarli qua. Perché a pedate nel culo li scasso vivi!”.

L’indagine è stata coordinata dai D.ri Andrea URSINO e Luigi Giovanni LOMBARDO della D.D.A. di Catania, che ottenevano dal G.I.P., Dr. Oscar BIONDI, il provvedimento restrittivo.

Questo l’elenco degli arrestati:

1. ARENA Giuseppe, nato a Catania il 20.5.1959, residente in Augusta;

2. BANDIERA Mosè, nato ad Augusta il 19.6.1970, ivi residente;

3. CARCIONE Maurizio, nato a Tortorici (ME) il 22.9.1971, residente in Augusta;

4. CASTORO Lucia, nata a Caltagirone (CT) l’8.6.1956, residente in Augusta;

5. CIANCI Giovanni, nato a Lentini il 24.2.1978, residente in Carlentini (SR), detenuto;

6. COSTANZO ZAMMATARO Antonello, nato a Bronte (CT) il 16.2.1974, residente in Melilli, frazione Villasmundo, detenuto;

7. DELLA VOLPE Antonio, nato ad Aversa (CE) il 12.10.1948, ivi residente, di fatto domiciliato in Augusta;

8. FERRO Marcello, nato a Puerto Cabello (Venezuela) il 6.12.1961, residente in Augusta;

9. FORMICA Vincenzo, nato a Lentini il 31.8.1982, residente in Melilli, frazione Villasmundo;

10. GENTILE Giuseppe, nato a Lentini il 13.7.1952, ivi residente;

11. ITALIA Domenico, nato ad Augusta il 2.12.1973, ivi residente;

12. MONTAGNO BOZZONE Nunzio Giuseppe, nato a Bronte (CT) il 7.11.1966, residente in Melilli, frazione Villasmundo;

13. MUSUMECI Andrea, nato ad Augusta il 17.12.1985, ivi residente;

14. MUSUMECI Giovanni, nato ad Augusta (SR) il 17.12.1985, ivi residente;

15. MUSUMECI Giuseppe, nato ad Augusta il 10.3.1963, ivi residente;

16. NAVANTERI Carmelo, nato a Francofonte il 24.6.1969, ivi residente;

17. ORTISI Sergio, nato a Napoli il 20.3.1956, residente ad Augusta;

18. ORTISI Toni, nato ad Augusta il 16.3.1971, ivi residente;

19. PANDOLFO Giuseppe, nato ad Augusta il 28.10.1972, residente in Melilli (SR), frazione Villasmundo;

20. PENNISI Antonino (detto “Nuccio”), nato a Giarre (CT) l’8.10.1944, residente in Augusta;

21. RASCUNA’ Giuseppe, nato a Catania il 10.9.1947, residente in Augusta;

22. SPANO’ Renato, nato a Lentini il 21.10.1967, residente in Augusta;

23. SPINALI Graziella, nata ad Augusta il 16.1.1971 ivi residente;

24. TRINGALI Giuseppe, nato ad Augusta il 25.7.1975, ivi residente;

25. VONA Giuseppe, nato ad Augusta l’8.10.1984, ivi residente;

26. ZIMMITTI Gianluca, nato a Siracusa l’1.2.1981, residente in Melilli.

Arresti domiciliari per la sola FONTE Rosanna, nata a Lentini il 17.4.1963, residente in Augusta.


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