“Non siamo giustizialisti, né per cultura politica né per convinzione e non ci piace speculare sulle disgrazie altrui, ma l’arresto del deputato regionale Gennuso rappresenta un fatto preoccupante nello scacchiere politico provinciale e regionale, ma forse anche nazionale“. Il segretario del circolo Pd di Floridia Mario Bonanno interviene nella vicenda che vede protagonista il deputato regionale, finito ieri in manette per voto di scambio politico mafioso.
“Crediamo che la vicenda Gennuso debba far riflettere tutti, politici e non, sulla necessità di rimettere al centro del dibattito politico e civile la questione morale – afferma -. Gli elettori dovrebbero considerare con molta attenzione le qualità morali, innanzitutto, ma poi anche la preparazione e la competenza di chi andrà a rappresentarli nelle pubbliche istituzioni”.
Il segretario Bonanno, che è anche Consigliere comunale di Floridia, parla in maniera particolare ai propri concittadini che non possono “non esercitare con scrupolo e coscienza il proprio diritto di voto, scegliendo, non in base al piccolo favore o a promesse visibilmente irrealizzabili, ma individuando, nella propria scelta, coloro i quali, per storia personale e conclamata onestà e competenza, saranno in grado di rappresentare al meglio la società di appartenenza”.
Il riferimento è, quindi, alle 249 preferenze che Gennuso ha ottenuto a Floridia per le elezioni regionali del 5 novembre scorso ed è rivolto all’amministrazione in carica, guidata da Gianni Limoli, il quale ha da poco azzerato e rinnovato la propria giunta facendo “entrare” due assessori che fanno riferimento proprio al deputato regionale, ora indagato per voto di scambio. Con questa mossa Gennuso e i suoi si sono ripresi ciò che, in base agli accordi, avrebbero dovuto avere sin dall’inizio, e per i quali sabotarono il sindaco alla prima seduta consiliare mandando a gambe all’aria sia la maggioranza e che il disegno dei ruoli. Proprio per volere dei due Consiglieri di riferimento di Gennuso, Peppe Tata e Rosalba Piricò, infatti, la presidenza del Consiglio, che doveva essere di Sandro Beltrami, andò ad Antonio Caccamo, candidato con Orazio Scalorino, eletto con i voti del suo gruppo e quelli dei consiglieri di Salvo Burgio.
Con un colpo di spugna a gennaio scorso, quindi, Limoli ha mandato a casa tre assessori (uno, in verità, Marco Carianni, aveva rassegnato le proprie dimissioni poche settimane prima anche per via del riavvicinamento con il gruppo che fa capo all’onorevole) e “demansionato” il quarto, Salvo Burgio, che dopo l’idillio iniziale con il primo cittadino, nato in vista del ballottaggio per fare squadra contro l’uscente Orazio Scalorino, continua a mantenere la carica di vicesindaco ma ha dovuto cedere le delega al Bilancio a Tiziana Bordonaro. Quest’ultima candidata al Consiglio comunale in una delle liste collegate a Limoli, eletta in maggioranza e poi passata all’opposizione alla prima seduta consiliare, era fra i 6 che “abbandonarono” il sindaco per divergenze sull’elezione del presidente del Civico consesso, ha preso anche la delega ai Servizi Sociali e con lei, è entrato in giunta anche Giuseppe Tata, da sempre fedelissimo di Pippo Gennuso, a cui sono affidati Sport e Spettacolo, prima nelle mani di Carianni.
L’onorevole indagato, che in questi mesi ha “flirtato” anche con altri componenti dell’assise cittadina, mantiene in Consiglio comunale, oltre ai due assessori, anche la Piricò, e Fabiana Gallo, candidata a sostegno di Salvo Burgio, poi confluita nel gruppo che fa riferimento a Gennuso, il più numeroso in Consiglio.
A loro Bonanno dice che “dovrebbero trarre delle conseguenze politiche dall’intera vicenda, per non perdere quella fiducia che i floridiani hanno riposto nell’attuale sindaco e in chi l’ha sostenuto”.
Sui legami fra il deputato e l’amministrazione floridiana interviene anche il Movimento 5 Stelle, rappresentato in Consiglio comunale da Monica Infalletta. “Alla luce degli accadimenti, l’attuale posizione politica soprattutto per i 2 assessori è totalmente fuori luogo. Non si può amministrare avendo il proprio politico di riferimento, come più volte ribadito nei Consigli comunali, arrestato per presunto voto di scambio politico mafioso. È l’accusa più grave che un politico possa ricevere. Chiediamo pertanto al sindaco Limoli di estromettere immediatamente dalla giunta gli attuali assessori che fanno riferimento a Gennuso e di assumere una posizione netta e di condanna“.
“Il clamore mediatico della notizia, comprensibilmente, distrae da quella che è la verità dei fatti”. È invece il pensiero di Peppe Germano, coordinatore provinciale di Popolari e Autonomisti, lista con cui Pippo Gennuso é stato eletto alle regionali del 2017 “con tanti voti di amiche e amici che, credevano e credono, in un movimento e, grazie ai voti e all’impegno di altri 4 candidati che, con passione e spirito di sacrificio hanno contribuito affinché la nostra lista prendesse il seggio – continua Germano -. Da allora, ovvero all’indomani delle elezioni, l’on. Gennuso ha deciso, di lasciare il nostro movimento ed approdare in Forza Italia, prova ultima di ciò la candidatura della nuora alle scorse elezioni politiche e la nomina, giunta solo ieri, dove vedeva l’on. Gennuso responsabile, o fiduciario che dir si voglia, della zona sud della nostra provincia proprio per conto di Forza Italia. Il pericolo di questa storia è quella di scambiare una vicenda personale, che umanamente speriamo si possa chiarire e risolvere per il meglio, per una condanna, preventiva e sommaria, ad comunità politica che si è sempre riconosciuta nell’onestá e nella condotta adamantina dei suoi vertici regionali e non ci sta a essere accomunata a reati gravi come quelli ipotizzati nell’attuale vicenda. Rimaniamo, come sempre, garantisti e crediamo che la difesa da queste pesantissime accuse troverá giusta sede nelle aule dei tribunali e allo stesso modo, doverosamente, abbiamo totale fiducia nella magistratura”.
“L’arresto di Pippo Gennuso è la conferma che la scelta di Fabio Granata non è “isolazionista” ma ponderata”: lo dicono i due portavoce delle liste civiche a supporto del candidato a sindaco Fabio Granata, Eliana Vinci e Fausto Consiglio. Il riferimento è alla scelta di Granata di correre “oltre” i partiti e non per questo da solo, ma con i cittadini e sulla base di programmi e scelte chiare. “La cosa – proseguono i portavoce di #siracusaoltre2018 -, al di là dell’aspetto giudiziario del quale si occupa la magistratura, e nel rispetto della presunzione d’innocenza, ha una chiara rilevanza politica che non può essere sottovalutata. Già dalle regionali la presenza di Gennuso e dell’ex sindaco di Priolo, Antonello Rizza, avevano destato malumori nel nostro ambiente politico perché ritenute personalità non compatibili con il progetto del presidente Nello Musumeci. Oggi Forza Italia, che per rafforzare la sua presenza in provincia ha candidato la nuora di Gennuso e probabilmente si avviava a indicarlo tra i plenipotenziari in provincia, dimostra plasticamente la nostra attuale incompatibilità”.
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