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Augusta, “Il giorno della civetta”, il romanzo di Sciascia in scena a Città della notte

La piece teatrale con Salvo ed Edoardo Saitta per la regia di Antonello Capodici verrà rappresentata domenica 15 gennaio

Andrà in scena domenica 15 gennaio alle 17.30 al teatro di Città della notte “Il giorno della civetta”, riduzione teatrale dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia con Salvo ed Edoardo Saitta, per la regia di Antonello Capodici. A recitare saranno anche Aldo Mangiù, Mimmo Gennaro, Maurizio Nicolosi, Fabio Costanzo e Alfio Belfiore e la partecipazione di Francesca Ferro, Lo spettacolo ha la durata di novanta minuti circa, diviso in due tempi da 45 minuti ciascuno.

Salvatore Colasberna, piccolo imprenditore locale che possiede un’impresa edile, viene ucciso in pieno giorno, senza che si riescano a trovare testimoni. Il capitano Bellodi, proveniente da Parma, ha l’incarico di svolgere l’indagine, ma si scontra con l’omertà diffusissima di tutto il paese. Ma le indagini chiariscono subito che l’omicidio è legato al rifiuto di Colasberna di cedere alle pressioni della mafia che vuole strumentalizzare la sua impresa edile. Nel frattempo al commissariato si presenta anche una donna, che denuncia la scomparsa del marito, Paolo Nicolosi, e riferisce a Bellodi il nome del probabile assassino del marito: Diego Marchica detto Zicchinetta. Nicolosi sarebbe stato ucciso da Zicchinetta perché aveva visto lo stesso Zicchinetta sparare a Colasberna. Bellodi quindi interroga anche Calogero Dibella, soprannominato Parrinieddu, legato alla mafia, al quale riesce a carpire il nome di un possibile mandante degli omicidi di Nicolosi e Colasberna : Rosario Pizzucco. Parrinieddu viene però ucciso a sua volta e dunque vengono arrestati Pizzucco e il boss della mafia Mariano Arena, sul quale gravano pesanti sospetti di legami con vari esponenti della politica, tra cui un ministro. Bellodi, scoraggiato, prende una licenza di un mese e torna a Parma, dove poco dopo viene a sapere che tutto il suo lavoro è stato distrutto da un alibi, sicuramente falso, trovato per Zinnichetta. In questo modo, scagionato l’autore materiale dei delitti, cadono anche le accuse verso i supposti mandanti, i mafiosi Pizzucco e Arena. Viene infatti negato il carattere mafioso degli omicidi, dal momento che per l’assassinio di Nicolosi è accusato l’amante della donna.

E’ il romanzo della svolta, e per molti motivi. Innanzitutto nella vita artistica e letteraria dell’autore: da questo momento in poi, Sciascia, diventa una sorta di coscienza civile siciliana e nazionale. Perché nel racconto – vero o immaginario – della nostra isola, egli in realtà racconta e dimostra tutte le torsioni, le ingiustizie, le contraddizioni del paese nel suo complesso. Poi perché è la prima volta che il termine mafia viene pubblicamente riconosciuto e declamato; sia come problema criminale ma anche come sistema culturale ed antropologico. Di più : è la prima volta (e purtroppo non sarà l’ultima) nella quale il problema mafioso viene spiegato per come esso si sviluppa nella realtà. Non solo, quindi, come accezione legata alla criminalità ed al malaffare, ma come strumento economico e politico, profondamente intrecciato con le istituzioni più alte della società civile. Fino ad allora, il fenomeno, o veniva bellamente ignorato ( se non addirittura smentito, nelle redazioni dei giornali e persino nelle aule di tribunale) o taciuto, per paura e per connivenza.

Fu enorme quindi il merito dello Stabile di Catania di averne fatto una versione teatrale che fece mostra e scandalo di sé e della Sicilia sui palcoscenici più prestigiosi ed importanti del nostro paese. Merito di Mario Giusti (che volle il titolo nonostante Sciascia non fosse ancora il “grande Sciascia”) e merito di Turi Ferro, che ne interpretò il volto più feroce e reale.

Salvo Saitta è uno dei decani della scena siciliana e nazionale, sia per ragioni anagrafiche che per quelle più squisitamente artistiche. Maestro di uno sterminato repertorio classico e popolare (che va da Martoglio a Pirandello, da Moliere a Goldoni), Saitta è un campione del cosidetto naturalismo scenico, cioè la sapienza, la conoscenza, il grande artigianato che consente ad un attore una pressocchè totale identificazione con il personaggio interpretato. Le sue performances rimangono quindi come un fondamentale motivo d’interesse per giovani spettatori, sempre più abituati – purtroppo – alle sciatterie attoriali che popolano certe fiction nostrane.


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