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Auteri (FdI): “investire sul turismo e sulla valorizzazione dei beni. Pantalica è meravigliosa ma poco curata”

"La politica deve essere al servizio della gente e alla valorizzazione dei nostri beni, da Siracusa a Noto a Sortino. Pantalica, per fare un esempio, è una necropoli meravigliosa ma poco curata e questo non possiamo permetterlo nel terzo millennio"

“Il 25 settembre saremo chiamati a un fondamentale, doppio, appuntamento con il futuro. Il nostro, futuro. Il futuro della Sicilia. E come non impazzire d’amore, per questa Terra bellissima? Come non esserne innamorati alla follia? Come non sentirla, scoppiare dentro, nel cuore e nel ricordo? Noi non siamo semplicemente una regione, o una parte di nazione o di mondo. Noi siamo un Continente, un Regno, un posto – perenne – della Memoria; siamo la sintesi delle culture e delle civiltà più alte che l’Umanità abbia mai espresso. Noi siamo la Sicilia del sogno e della passione, della poesia e della musica, della pietra e del pensiero. Noi siamo la Sicilia che è, prima di tutto, una condizione dello Spirito ed un luogo dell’Anima. Ma questo, naturalmente, non basta. Occorre anche altro, per consegnare questa terra al progresso, allo sviluppo, alla dignità ed al benessere minimo al quale tutti dobbiamo – legittimamente –  aspirare. Occorre cambiare. E per cambiare, abbiamo una disperata urgenza di mettere ordine, di scegliere le iniziative migliori”. A parlare è Carlo Auteri, imprenditore culturale e candidato con Fratelli d’Italia alle prossime elezioni regionali, che dal 2000 si occupa del patrimonio culturale e teatrale della Sicilia con teatri aperti in tutta la regione, in provincia di Siracusa con Città della Notte a Villasmundo e il teatro di Carlentini.

“La mia candidatura verte a mettere in risalto e dare luce al patrimonio provinciale – dice – La politica deve essere al servizio della gente e alla valorizzazione dei nostri beni, da Siracusa a Noto a Sortino. Pantalica, per fare un esempio, è una necropoli meravigliosa ma poco curata e questo non possiamo permetterlo nel terzo millennio. Abbiamo l’obbligo morale di mettere in risalto i nostri beni perché grazie a questi possiamo sviluppare posti di lavoro e dare un altro volto alla Sicilia e a Siracusa. Dobbiamo vincere le follie della burocrazia, semplificare il garbuglio degli apparati. Ragionare nei termini dell’interesse comune, e non del tornaconto privato. Serve una politica fatta di responsabilità, di spirito d’impresa, di visione aziendale. Fatta di lavoro e di dignità, del lavoro. Dobbiamo ripartire da quello che già abbiamo, e che è sempre stato nostro: cioè l’eccellenza, il Turismo inarrivabile; sbalorditivo per il resto del mondo. Perché, dove si possono trovare, in pochi chilometri quadrati, le spiagge perfette e i teatri greci? I prodotti unici della Natura, e la Necropoli di Pantalica? Noto e Siracusa? I primi tempi del mio lavoro, quando arrivavo nei grandi teatri romani, o nelle grandi istituzioni culturali del Nord, sentivo il peso concreto della diffidenza nei confronti della mia provenienza. Il peso di un pregiudizio che si estendeva anche ai miei soci ed ai miei preziosi collaboratori. E fra questi c’erano personalità del calibro e del talento di Enrico Guarneri o Salvo La Rosa, giusto per citarne appena un paio. Ma non mi sono vergognato mai d’essere siciliano. Mai. Anzi, ho sempre considerato la mia anagrafe per quello che essa è in realtà: un’enorme, impagabile risorsa. Una risorsa che significa cultura, conoscenza, esperienza; voglia di vivere e crescere e lavorare. E oggi, quando arriva la nostra meravigliosa Compagnia, si spalancano sorrisi, si illuminano sguardi lucidi di ammirazione e gratitudine: “sono arrivati i siciliani!”. Basta poco per rendere la Sicilia meravigliosa per come essa è veramente. Il posto migliore per viverci e non una maledizione dalla quale fuggire. Basta poco. E non ascoltate chi dice che le cose “stanno così e non c’è modo di cambiarle”. Il modo c’è, basta volerlo e scegliere il giorno dell’inizio”.


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