“Non ho cresciuto un ragazzo “turbolento”, non ho cresciuto un piccolo boss”. Ci tiene S. S. a spiegare bene chi è suo figlio, il ragazzo che qualche giorno fa è stato sospeso insieme con un compagno dall’istituto Majorana di Avola per essersi allontanato, di nuovo pare, durante l’ora di lezione. Il giovane padre vuole dare la sua versione dei fatti e chiarire alcuni aspetti sul carattere del figlio che è un adolescente e come tale ha dei colpi di tesa, vedi lanciare una sedia contro una finestra, ma non è cattivo né aggressivo. Anzi, in una lunga lettera che ha inviato alla nostra redazione, S. S. lo descrive maturo più di quanto la sua età imponga e rispettoso. Impegnato, nel tempo libero, nell’attività di famiglia, ha sempre avuto buoni voti (ha la media dell’otto specifica il padre).
Lo stesso 38enne, che si ritrova con una denuncia per oltraggio e interruzione di pubblico servizio, non ha agito per cattiveria, né ha alzato le mani, semmai è la voce il suo problema “ho il tono di voce alto e per questo sembra che urlo” ammette infatti, e che ha apostrofato il preside con un colorito epiteto tipicamente siciliano per protestare contro la sospensione del figlio. La seconda. Già lo scorso anno, infatti, il ragazzo era stato sospeso dalla scuola per 3 giorni per motivazioni con cui l’uomo non si trova d’accordo. “Sbadigliava durante le lezioni. In quell’ occasione gli fu data la sospensione per 3 giorni in quanto durante la lezione, annoiato, si è “permesso” di sbadigliare, mancando di rispetto al docente che si è sentito offeso e amareggiato e ha deciso di punire questo “impertinente”. Sembra una barzelletta lo so, ma è una vicenda realmente accaduta, ci sono i registri di classe che possono confermare”.
E già in quell’occasione ci fu un incontro con il dirigente “il quale con fare altezzoso e irrispettoso mi ha letteralmente voltato le spalle”, e contro il quale S. S. ha rivolto le stesse due parole che avrebbe usato di nuovo l’anno successivo e che, secondo lui, “non sono assolutamente delle minacce, si tratta di aggettivi un po’ azzardati che volevano solo sottolineare il comportamento per nulla rispettoso che il dirigente aveva tenuto con me.”
Questo l’antefatto, ma veniamo alla vicenda più recente quando al diciassettenne è stata contestata una sospensione dalle attività scolastiche perché mentre prendeva un caffè al distributore automatico ha disturbato la lezione di un’insegnante impegnata con la classe in un compito di matematica: “codesta insegnante pur non avendo visto il colpevole, ha fatto il nome di mio figlio che nel frattempo si trovava invece al distributore – sostiene il trentottenne –. Visto che non è stato possibile contestargli questa infrazione, lo hanno sospeso perché era fuori dalla palestra durante l’ora di Educazione fisica, insieme con un altro compagno”. La comunicazione al ragazzo ha fatto scattare la reazione violenta che il padre non giustifica certo, ma nemmeno condanna. “Sentendosi preso di mira per l’ ennesima volta, visto gli innumerevoli provvedimenti disciplinari nei suoi confronti, ha avuto una reazione spropositata dando un calcio a una sedia che precipitando per terra è andata a urtare una vetrata che si è infranta – racconta –. La reazione di mio figlio è stata esagerata, ha procurato un danno all’ edificio, non posso difenderlo per questo, però posso capirlo, è stata la reazione di un ragazzino tormentato, perennemente additato come il “capo-branco”, il leader della classe, che ha sempre la colpa anche quando lui non c’entra nulla, si trova messo in mezzo in situazioni al limite dell’inverosimile anche quando è per i fatti suoi, un ragazzino vivace ed estroverso non può essere additato come un “piccolo boss”, ma boss di cosa? Così facendo la scuola invece di educare i ragazzi e di introdurli nella società, non fa altro che discriminarli ed emarginarli”.
E qui entra in gioco il padre con il suo ingresso a scuola e le urla al preside che secondo lui “ha sbagliato lavoro, doveva mandare il curriculum vitae a Mediaset, sarebbe stato un ottimo attore di fiction, si tratta di un soggetto esibizionista che non sta facendo altro che puntare i riflettori su di se, screditando la nostra famiglia e il buon nome di mio figlio” sostiene S. S.
La sospensione, intanto, da 2 è passata a 5 giorni e padre e figlio sono stati contestati alcuni reati. Il trentottenne non smette di sottolineare che tutto ciò che ha fatto è stato solo per proteggere il figlio, “sono stati calpestati i sentimenti di un ragazzino sensibile e giudizioso, sfido qualunque genitore a non intromettersi quando viene fatto un torto al proprio figlio. Prima di parlare e sputare sentenze sarebbe meglio conoscere i fatti, non sparare a caso senza essere sicuri che ciò che si legge sia o meno la verità. Non mi dico pentito di quello che ho fatto perché alla fine non ho fatto altro che difendere il mio “sangue” da una società bacata” conclude.
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