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Bufera sull’Ast: arrestato l’ex direttore generale per corruzione, 16 indagati

Ipotizzata una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 9 soggetti, di cui uno posto agli arresti domiciliari ed otto destinatari di misure interdittive della durata di un anno (sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio e divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione).

Gli indagati, in totale 16 persone, sulla base degli elementi probatori allo stato raccolti, sono indiziati a vario titolo dei reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica in atto pubblico, frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata ai danni dello Stato.

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Le indagini, condotte dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno riguardato l’Ast, società interamente partecipata dalla Regione Siciliana che svolge il servizio di trasporto pubblico locale, sia a livello urbano sia interurbano.

Su richiesta della Procura della Repubblica finisce agli arresti domiciliari l’ex direttore generale Ugo Fiduccia. Mentre per l’ex presidente Gaetano Tafuri, scatta l’interdizione per 12 mesi. Sono indagate altre 14 persone che hanno ricevuto l’interdizione per 12 mesi a svolgere la professione, il pubblico servizio, o a contrattare con la pubblica amministrazione: Felice Maria Genovese, revisore contabile del bilancio Ast, Giuseppe Carollo, componente ufficio legale e affari generali di Ast, Alessio Porzi, amministratore di fatto della società Porzimark srls di Cannara (Perugia), Alberto Carrotta, amministratore di fatto della società Officine del turismo srl (poi ALC 14 srl) di Palermo, Massimo Albanese, referente della Officine del turismo, Mario Salbitani e Giuseppe Telesca, referenti della società IN.HR Agenzia per il lavoro srl di Potenza.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini hanno consentito di ipotizzare una gestione societaria superficiale e privatistica da parte dei vertici aziendali, che avrebbero violato le norme di trasparenza pubblica e colluso con i referenti di alcune imprese, turbando diverse procedure di appalto, tra cui quelle per: l’acquisto di pneumatici, a danno di altri possibili fornitori; l’approvvigionamento di autobus aziendali, attraverso l’artificiosa rappresentazione delle condizioni giustificanti il ricorso alla procedura negoziata; l’affidamento del servizio di revisore contabile e la fornitura di servizi per le fasi di startup di una compagnia aerea.

Nel corso delle indagini, inoltre, emergerebbero condotte corruttive nei confronti del direttore generale dell’azienda in questione, il quale avrebbe conferito illecitamente l’incarico di revisore contabile ad un professionista, il quale, in cambio, avrebbe omesso la rilevazione di irregolarità contabili in grado di inficiare l’attendibilità dei bilanci della società pubblica; in cambio di utilità varie, tra cui la promessa dell’assunzione di propri familiari, avrebbe posto in essere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, tra cui la predisposizione di una procedura di gara per la fornitura di servizi per lo startup di una compagnia aerea, del valore di euro 2.150.000,00, al fine di consentirne l’aggiudicazione a una società appositamente individuata grazie a requisiti “ritagliati su misura”.

Durante le investigazioni, infine, sarebbero state riscontrate: un’ipotesi di truffa aggravata in danno dell’azienda pubblica commessa dai referenti della società aggiudicataria del servizio di bigliettazione elettronica, del valore complessivo di 3,2 milioni di euro, attraverso l’utilizzo di documentazione falsa al fine di simulare il possesso dei requisiti previsti nel bando; una frode in pubbliche forniture nella somministrazione di lavoratori a tempo determinato da parte dell’agenzia di lavoro interinale aggiudicataria dell’appalto del valore complessivo di 6 milioni di euro, in quanto le assunzioni sarebbero state influenzate da logiche di natura politica piuttosto che dalle effettive necessità aziendali.


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