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Capitale della Cultura: Siracusa non vince ed è caccia al responsabile. Ma servirebbe solo autocritica

La prima prescelta fu Mantova, a cui seguirono Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018 e Parma nel 2020, titolo prorogato anche nel 2021 a causa dell’emergenza pandemica. Nel 2022 Procida, mentre nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia

Non sarà Siracusa la capitale della cultura 2024. Ed è subito caccia al responsabile. Sui social ma anche attraverso qualche dichiarazione e comunicato c’è chi si lascia andare al tipico disfattismo, chi dà la colpa alle rotatorie e alla viabilità o alle buche o a questo e quel problema (come se Pesaro fosse invece la città perfetta). Non è ovviamente così. Poi c’è chi invece mette subito in gioco l’autoassoluzione: il sindaco di Pesaro è stato vicepresidente del Partito democratico, il ministro è del Pd (“hai visto che lo ha chiamato Dario nei ringraziamenti, ovvio che si perdesse”).

E magari può anche aver influito in parte nella scelta, ma è sindaco dal 2014 e Franceschini non è stato nominato ieri ministro alla Cultura. L’ultima categoria dei commenti riguarda la superbia: Siracusa non doveva partecipare a questo concorso, troppo grande la storia per competere con le altre. E qui pecchiamo di quella che in dialetto può essere definita “supercheria”. Siamo troppo belli, certo, amiamo guardarci allo specchio e vantare la nostra storia, ma oggi in realtà non siamo Roma o Firenze. E il contributo da un milione di euro messo in palio certo non era da buttare. È comprensibile quindi la delusione mostrata dal sindaco che ha giustamente sperato di trovarsi al posto del collega, meno comprensibile invece la dichiarazione dell’assessore Granata che si è detto “dispiaciuto ma non sorpreso poiché conosco i criteri “geo-politici” che vengono applicati fin dalla prima edizione”.

Non sorpreso perché conosce i criteri geo politici? Deve spiegare cosa intendesse dire e potrà farlo domani durante l’assemblea generale del Comitato promotore della candidatura di Siracusa a Capitale italiana della cultura 2024. Perché la prima prescelta fu Mantova, a cui seguirono Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Matera nel 2019 e Parma nel 2020, titolo prorogato anche nel 2021 a causa dell’emergenza pandemica. Nel 2022 Procida, mentre nel 2023 sarà il turno di Bergamo e Brescia. Granata si associa alla compagine degli autoassolutori? Ma invece, qualcuno ha davvero ascoltato le motivazioni che hanno portato la commissione, all’unanimità, a indicare Pesaro?

“La città di Pesaro offre al Paese una eccellente candidatura basata su un progetto culturale che, valorizzando un territorio già straordinariamente ricco di testimonianze storiche e preziosità paesaggistico-ambientali, propone azioni concrete attraverso le quali favorire anche l’integrazione, l’innovazione, lo sviluppo socio-economico. In questa prospettiva, la proposta conferisce il giusto equilibrio a natura, cultura e tecnologia, tre elementi che si fondono in un contesto di azione condivisa tra pubblico e privato. L’enfasi data al valore della cittadinanza come riconoscimento e come pratica attraverso concreti esercizi, oggi più che mai, afferma una direzione che può generare contributi per altre esperienze future. Lo sforzo di coinvolgimento delle giovani generazioni in un programma impegnativo appare particolarmente interessante alla luce delle sfide che l’incertezza dei tempi propone. La valorizzazione del rapporto tra città e territorio con un programma esteso in modo articolato a tutti i comuni della provincia integra voci rendendo corale il conseguimento del titolo di Capitale della cultura”.

Quindi, valorizzando il proprio passato (ciò che fanno tutti i partecipanti), propone azioni per favorire anche l’integrazione, l’innovazione, lo sviluppo socio-economico estendendo il programma a tutti i comuni della provincia. Siracusa, a mala pena, ha ricevuto l’appoggio della Regione (“se vincerà, daremo un contributo”, disse l’assessore Samonà), presentando il dossier al salone Borsellino forse in maniera troppo austera e individualista. Pesaro, da parte sua, ha coinvolto la città con una presentazione in grande stile nell’auditorium di un conservatorio. Forse il pacchetto ha mostrato un regalo diverso, forse no. In ogni caso, ogni tanto, un po’ di sana autocritica non guasterebbe.


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