La vicenda Ias torna nuovamente alla Corte costituzionale. Il “rischio” di un nuovo colpo di scena sul depuratore consortile di Priolo, finito sotto sequestro a seguito di un’indagine della Procura di Siracusa per il reato di disastro ambientale, era stato già paventato un mese fa, al termine dell’udienza del Tribunale del Riesame di Roma.
In quell’occasione si discuteva la decisione del Gip aretuseo, Salvatore Palmeri, che a fine luglio aveva deciso – a seguito di un pronunciamento della Consulta, alla quale si era rivolto – di disapplicare il Decreto “Salva Ias”, imponendo l’interruzione delle attività del depuratore consortile di Priolo.
In questa fase è il Tribunale del Riesame di Roma a rivolgersi alla Consulta, sospendendo il giudizio in attesa della sua pronuncia, che non sarà chiamata a discutere la legittimità del decreto emesso dal Governo nazionale (il cosiddetto “Salva Ias”, modellato sul “Salva Ilva”), sul quale sono già state sollevate eccezioni, ma a stabilire quale tribunale dovrà decidere sui ricorsi presentati dal Governo e da diverse aziende del polo industriale siracusano.
La richiesta di ricorrere ai giudici della Corte Costituzionale è arrivata dai pubblici ministeri della Procura di Siracusa, convinti che il processo debba tenersi non a Roma, ma in Sicilia.
Sarà quindi ancora una volta compito dei giudici sciogliere l’ennesimo nodo di una vicenda che si protrae da oltre due anni e che continua a suscitare interesse non solo nelle aule dei tribunali, ma anche all’interno di un polo industriale, come quello di Siracusa, in piena sofferenza.
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