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Colloquio negato all’avvocato al carcere di Siracusa, il sindacato Cnpp: “nessun eccesso di zelo, solo rispetto delle regole”

Il sindacato fa sapere che il principio cardine per l’accesso in un istituto penitenziario è senza alcun dubbio il rispetto tassativo delle regole impartite e dove il tempo è scandito e definito dal rispetto degli orari per consentire le diverse attività

Carcere di Cavadonna

Il Coordinamento Nazionale di Polizia Penitenziaria, sindacato autonomo di categoria interviene in merito alla notizia del colloquio che sarebbe stato negato all’avvocato Sinuhe Curcuraci che lo scorso 14 marzo scorso si è recato a trovare un detenuto nel carcere di Siracusa.

L’avvocato ritarda 13 minuti e non riesce a incontrare il cliente in carcere: “eccesso di zelo in spregio al diritto”

Ha scritto ai colleghi

Il sindacato per voce del segretario provinciale Giuseppe Mandurino e del vice segretario regionale, Giuseppe Zabatino, fa sapere che il principio cardine per l’accesso in un istituto penitenziario è senza alcun dubbio il rispetto tassativo delle regole impartite e dove il tempo è scandito e definito dal rispetto degli orari per consentire le diverse attività e momenti lavorativi oltre ad una scrupolosa e particolare attenzione per quanto concerne l’ordine e la sicurezza dell’Istituto Penitenziario.

Nello specifico, risulterebbe alla scrivente Organizzazione Sindacale che la sala avvocati dell’Istituto Siracusano – si legge nella nota di Cnpp -, il venerdì osserva il seguente orario: dalle 9 alle 12.30 con uscita degli avvocati alle 13 e dalle 14 alle 15 con uscita degli avvocati alle 15.30. Pertanto all’avvocato giunto in Istituto con 13 minuti di ritardo, a quanto è dovuto sapere, non è stato concesso l’ingresso in quel preciso istante, ma invitato ad entrare anche se privo di prenotazione, nel turno immediatamente successivo ovvero alle 14, quindi senza mai negare di fatto il diritto del detenuto a conferire con il proprio legale di fiducia e senza commettere alcun “eccesso di zelo in spregio al diritto” ma solo la doverosa osservanza delle regole dell’Istituto, invito che sembrerebbe essere stato rifiutato dal legale.”

Per quanto invece concerne “l’eccesso di zelo”, i due segretari fanno sapere che “il Poliziotto Penitenziario addetto al block house ha solo eseguito un ordine dettato da un’organizzazione del lavoro ben definita senza alcun tipo di eccesso o di altre fattispecie, a cui va il nostro elogio, poiché autorizzare l’ingresso dell’avvocato in orario non consentito avrebbe causato un notevole disagio in primis per l’avvocato stesso e in secondo luogo al corretto andamento dell’organizzazione dell’Istituto, poiché quotidianamente, il collega addetto al servizio della sala avvocati, in quel momento non poteva trovarsi nel posto di servizio, ma stava effettuando il consueto cambio per la pausa pranzo ai colleghi del servizio a turno o lui stesso era in pausa pranzo”.

Quindi per Mandurino e Zabatino non vi è stato alcun eccesso di zelo in spregio al diritto e nessuna limitazione dei diritti costituzionali, “ma solo il rispetto delle regole  – concludono – che viene attuato nei confronti di chiunque accede in Istituto a qualsiasi titolo”.


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