I giudici del Tar Lazio hanno accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Einaudi che si era vista opporre il diniego della Protezione Civile all’accesso a 5 verbali del Comitato scientifico sulla base dei quali sono state poi prese diverse misure di contenimento e prevenzione durante il lockdown.
Per i giudici le motivazioni addotte per il diniego non sono però state ritenute sufficienti anche perché, si legge nella sentenza, “l’amministrazione ha opposto all’ostensione dei richiamati verbali solo motivi “formali” attinenti alla qualificazione degli stessi come “atti amministrativi generali”, ma non ha opposto ragioni sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza degli stessi al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici o privati, tali da poter ritenere recessivo l’interesse alla trasparenza rispetto a quello della riservatezza”.
Conseguentemente il Tar ha dichiarato “l’obbligo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile di consentire alla parte ricorrente di prendere visione ed estrarre copia della documentazione richiesta con l’istanza di accesso di cui trattasi nel termine di giorni trenta decorrente dalla comunicazione o, se a questa anteriore, dalla notificazione della presente decisione”.
Il provvedimento, del 22 luglio, accoglie il ricorso presentato dagli avvocati Rocco Mauro Todero, Andrea Pruiti Ciarello ed Enzo Palumbo che contestava il diniego di accesso agli atti opposto dal governo alla richiesta dei verbali del Cts. I tre giuristi hanno ritenuto necessario chiedere copia di quei verbali, attraverso l’accesso generalizzato agli atti amministrativi, per consentire agli italiani di conoscere le vere motivazioni del governo. I motivi cioè, per i quali, durante l’emergenza Covid i cittadini sono stati costretti in casa, anche in quelle regioni o in quei territori dove non si sono registrati casi di infezione. Ma “il Governo, e per esso il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, si è rifiutato di consegnare quei verbali”. A questo punto i tre giuristi hanno costituito un comitato, al quale hanno aderito anche gli avvocati Federico Tedeschini, Ezechia Paolo Reale e Nicola Galati, assieme ai quali hanno promosso ricorso al Tar del Lazio.
Ed è proprio l’avvocato Reale a illustrare l’importanza di questo provvedimento:
“Il diniego opposto alla richiesta di conoscere le basi logiche e scientifiche di provvedimenti che hanno sconvolto la vita di tutti gli italiani e “sospeso le garanzie costituzionali”, come di recente candidamente e senza alcuna emozione affermato, aveva ovviamente destato una fortissima sensazione di disagio, anche se abbastanza poche e isolate sono state le prese di posizione della politica e della cultura di fronte a tale certamente non trasparente condotta. Mentre il Consiglio d’Europa istituisce una Commissione ad hoc per la promozione del diritto alla conoscenza, al fine di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e per promuovere la partecipazione al dibattito pubblico sui temi di maggiore rilevanza , in Italia non solo tale esigenza di trasparenza, questo diritto fondamentale di nuova generazione, non viene avvertito come necessario ma, addirittura, viene osteggiato dalle pubbliche autorità che impediscono così alla generalità dei consociati di partecipare attivamente alla vita democratica della propria nazione e di valutare responsabilmente l’operato delle autorità pubbliche. Grazie all’impegno degli avvocati e alla sensibilità al tema dei diritti civili del Collegio della Sezione Primaquater del Tar del Lazio presieduto da Mariangela Caminiti, relatore Ines Simona Immacolata Pisano, terzo giudice Lucia Gizzi, la coltre buia con la quale l’autorità governativa aveva cercato, senza alcuna logica ragione, di coprire l’operato del Comitato Tecnico Scientifico, costituendosi anche in giudizio attraverso l’Avvocatura dello Stato per contrastare la richiesta di esaminare i verbali di quell’organo, può dirsi oggi squarciata e le tenebre che avvolgono il contenuto dei lavori del Comitato potranno presto essere diradate. Il Giudice alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento della Protezione Civile, ha ordinato di consegnare entro trenta giorni ai richiedenti i documenti rilevanti. Il dibattito pubblico sulla gestione dell’emergenza covid 19 sino ad oggi quantitativamente fluviale, ma qualitativamente misero, essendo state sottratte al dibattito pubblico tutte le informazioni rilevanti a valutare adeguatezza e proporzionalità delle misure adottate in rapporto alle emergenze scientifiche disponibili, potrà ora avere pienezza e maturità democratiche, sostituendo l’acritica fiducia del popolo nell’operato del Governo, istituzione che ancor oggi alcuni incredibilmente ritengono sia l’unica ad avere la capacità di conoscere quale è il bene comune e come perseguirlo, e la pretesa, certamente più coerente con le azioni di regimi di governo illiberali, di godere del monopolio politico delle informazioni rilevanti”.
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