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Crisi di Governo, Draghi verso le dimissioni: ecco come cambiano gli scenari per la politica siracusana

Un terremoto che avrà ovvie ripercussioni anche sulla politica siracusana che adesso dovrà rivedere tutti i piani in vista del possibile voto per il Parlamento

Un terremoto politico, annunciato ma forse inaspettato. Eppure dopo il voto di ieri al Senato – che paradossalmente conferma la fiducia al premier Draghi, ma di fatto lo disarciona – la politica è in subbuglio. A Roma come a Siracusa, perchè è inevitabile che il possibile voto il 2 ottobre o a novembre in concomitanza con le regionali siciliane, mischia nuovamente le carte (e i piani). Il calendario politico vedeva come primo impegno le regionali di novembre, ma adesso c’è un nuovo appuntamento: quello per il Parlamento.

Che sposta gli equilibri e forse anche le tattiche di candidati e partiti. Siracusa potrebbe essere direttamente interessata, perchè se il sindaco Francesco Italia volesse provare l’avventura per le nazionali dovrebbe presentare le proprie dimissioni entro la fine del mese. Ma lo stesso a più riprese ha ribadito di voler proseguire la sindacatura fino all’ultimo giorno per poi provare a restare in sella al Vermexio anche per il prossimo quinquennio. Italia potrebbe non essere l’unico con questi pensieri, perchè il voto anticipato alle nazionali potrebbe rappresentare un “problema” anche per i candidati forti per le regionali. Uno su tutti: Luca Cannata.

L’ormai ex sindaco di Avola e candidato in pectore all’Ars con Fratelli d’Italia non ha mai negato la propria ambizione politica e per questo potrebbe rivedere i propri piani puntando tutte le fiches per approdare in Parlamento e, nella peggiore delle ipotesi, “ripiegare” sull’Ars. Ma questo impedirebbe agli altri candidati alle regionali nel partito della Meloni di subentrare al posto di Cannata, che non avrebbe alcun motivo per dimettersi e provare nuove avventure politiche. A meno che FdI non proponga una lista particolarmente forte da poter ambire a 2 posti all’Ars, ma è molto difficile che ciò avvenga.

Capitolo a parte quello dei 5 Stelle che, dopo l’exploit di 4 anni fa, oggi devono leccarsi le ferite e vedere ridimensionato – e di molto – il consenso e quindi le possibilità per i suoi attuali parlamentari (Paolo Ficara e Filippo Scerra su tutti) di ottenere di nuovo il passepartout per il Parlamento. Forza Italia dal canto proprio dopo lo strappo con Carta e altri storici componenti del partito dovrà comprendere da chi ripartire e soprattutto come, mentre il Pd avrà tempo per raddoppiare le proprie liti interne già accese proprio dopo l’ingresso del sindaco di Melilli, per poi farsi imporre dalla segreteria nazionale (anche per la mancanza di candidati propri) la nuova ricandidatura di Raciti.

Infine c’è Italia Viva con l’ex sindaco Giancarlo Garozzo che a più riprese ha dichiarato la propria disponibilità per una candidatura al nazionale rimettendosi alle decisioni del partito di Renzi. La crisi è appena aperta, oggi Draghi salirà al colle per confermare le proprie dimissioni e a Siracusa le attenzioni si spostano su un altro monte capitolino, quello di Montecitorio. E se si voterà veramente a ottobre (o in contemporanea con le Regionali) il banco salta e le attuali strategie pure


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