Un po’ in ritardo ma comunque dovute: arrivano le pagelle sui protagonisti (e non), sulle scelte (e non) e sugli accadimenti di questi lunghi giorni trascorsi tra “DiviNazione” e il G7 Agricoltura e Pesca.
Si parte dai rappresentanti istituzionali. Il ministro Francesco Lollobrigida ha cominciato in bermuda e finito uguale: lo abbiamo beccato sabato 20 in giro (e subito intervistato) e lo abbiamo riavuto ospite in studio domenica 29. Nel mezzo una scappatella (politica, attenzione) a Bruxelles da lui stesso ammessa, poi ha sempre fatto il buon padrone di casa a “Lolloland”, un termine che prendiamo in prestito dal nostro amico e collega Mario Barresi (ah, anche lui è stato nostro ospite ma, restando in tema, non aveva i bermuda con sé). Lollobrigida ha marcato tutti a uomo (più di Barzagli, anch’egli presente in città) verificando con attenzione quanto accadeva a Siracusa: dall’ex cognata Giorgia ai presidenti di Regione amici (e non). Arrivando a scortare anche Albano in un tour negli stand a Piazza d’Armi. Marcava tutti a uomo, come Gentile con Maradona nel 1982: MUNDIAL
La presenza degli stati generali di Fratelli d’Italia è stata evidente, dai parlamentari nazionali e senatori, a quelli regionali, assessori e sindaci inclusi. Elenco lunghissimo, in cui ovviamente spicca il nome di Luca Cannata, il parlamentare nazionale della provincia. Anche lui sempre presente, pronto ad accogliere la premier Giorgia Meloni, diventando di fatto il braccio operativo di Fdi a Siracusa, anche per trovare le bici di Lollo e della scorta. REGISTA
C’erano tanti sindaci, i quali a dire il vero non è che abbiano avuto grande visibilità. Molti arrivavano anche da fuori provincia, i “nostri” li abbiamo visti sgomitare per tentare di ottenere un selfie o guadagnare la migliore posizione possibile al momento delle foto istituzionali. C’è chi ci è riuscito, chi no. E a chi questa gara non interessava. Sapete a chi? A Michelangelo Giansiracusa, che l’arrivo del premier lo ha atteso e guardato dall’altra parte di piazza Duomo. Con i giornalisti. Lui che ha visto l’organizzazione dell’intero evento partecipando dall’inizio. DODICESIMO UOMO IN CAMPO
Il vero padrone di casa, invece, era Francesco Italia. Il sindaco che non piaceva a nessuno (?) ma che ha rivinto le elezioni. L’attesa del premier la passa seduto accanto a Bruno Vespa e il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, poi “scende” ai piedi dello stand del Masaf e, come noi, cerca di indovinare da dove arriverà la Meloni. A fine evento ringrazierà tutti perché il funzionamento delle navette, i problemi con i parcheggi e la gestione dei rifiuti avevano trasformato il G7 e l’Expo in un referendum su di lui. STOPPER
Ma affrontiamo anche i tre principali nodi dell’evento: rifiuti, viabilità e parcheggi. Tutti a parlarne bene, tutti a parlarne male, ma forse è più una questione di mentalità: non ricordiamo chi in diretta ha detto di aver visto Ortigia con meno cartacce per terra. Forse l’attesa del piacere (di polemizzare) è essa stessa il piacere (di polemizzare)? SCIABOLATA MORBIDA
Arriviamo a un bivio in questa narrazione un po’ così, che sembra quasi uno “stream of consciousness” in pieno stile James Joyce. Da un lato c’è da parlare di DiviNazione, dei panel, degli stand, delle mostre, degli assaggi, dei look e di tanto altro ancora, dall’altro lato invece la parte strettamente legata ai lavori del G7 Agricoltura e Pesca che, probabilmente per un senso di assuefazione e di stanchezza mentale, hanno guadagnato poco spazio in città. Ma forse, questo, perché in generale delle belle parole sono tutti un po’ stufi: SERVONO I TRE PUNTI.
Ecco, DiviNazione: fiera di paese o gioielli del Paese? O un modo per far riviere Ortigia in un periodo che viene definito di “media stagione” (ma ne siamo sicuri?). Gli stand delle Regioni sembravano davvero una sorta di limbo spazio/temporale, abbiamo scoperto che tra le province di Bolzano e Trento non corre buon sangue (scherziamo, ma ci ha sorpreso, per ignoranza nostra, trovare due stand diversi ma accanto), mentre l’accoglienza migliore ce l’hanno riservata Molise, Emilia Romagna e Abruzzo, ma anche Basilicata, Calabria, Puglia e Campania non scherzavano in fatto di impegni. Lo stand del Lazio sembrava la casa di Gemini (una chicca per gli appassionati di Saint Seiya): immagini, ma nessuna presenza. Prodotti tipici? Tanti e buoni, ma non abbiamo avuto tempo di approfondire, le dirette incombevano. Gli stand delle Forze Armate e delle Forze dell’Ordine raccontano l’Italia che siamo: quella del dovere, del rispetto, dell’altruismo. DIVINARRAZIONE
E, infine, l’ultima ma la più gradita delle osservazioni: in giro per Ortigia uno stuolo di giornalisti e operatori tv, tra ministri da intercettare, voci che si diffondevano e andavano verificate (a un certo punto girava voce che “avesse segnato anche Zoff”, cit.), a inseguire e a inseguirsi. Perché un evento del genere meritava l’impegno massimo di una categoria, quella dei giornalisti, che spesso e volentieri gioca a mettersi i bastoni tra le ruote da sola. DRIBBLIAMO LE POLEMICHE
Cosa resterà dell’Expo 2024… in realtà ne abbiamo parlato durante le nostre dirette. Siamo stati 6 ore al giorno collegati con i nostri lettori e ascoltatori, dall’inizio alla fine dell’evento, per raccontarlo in tutto e per tutto. Resterà la consapevolezza di riuscire a farcela, anche se all’ultimo istante. Di dover migliorare, ma era solo l’opera prima. Di riuscire a ripeterlo, se così sarà tra 2 anni come tutti si sono affrettati a dichiarare. Di essere in grado di salire sui mezzi e di utilizzare le gambe invece delle auto. E poi, fisicamente: resterà il campo da padel che si trasferirà al Di Natale, resteranno alberi e aree a verde che dovremo essere bravi a non rovinare, resterà il villaggio dello sport sulla terrazza del Talete che da ecomostro sembrava essersi trasformato in… un villaggio dello sport. E, infine, resteranno pure le lamentele (alcune sacrosante, altre eccessive), altrimenti non saremmo siracusani. ARBITRI E ALLENATORI
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