Il testo approvato a Strasburgo, per il dimezzamento delle emissioni nella zona UE entro il 2030, è stato contestato dall’industria auto e dal suo indotto. Si è posto l’accento sul contributo dei combustibili sostenibili e l’uso dei biocarburanti che potrebbe mantenere la tecnologia dei motori a combustione, dimezzando le emissioni. Su questo Priolo Cambia ha incontrato il vice presidente della Regione Sicilia, Luca Sammartino.
L’incontro, avvenuto all’Ars, ha prodotto un proficuo confronto su diverse tematiche d’interesse della Sicilia Orientale. Su tutte, le recenti direttive Europee che determinano lo stop alle auto a benzina e diesel e il divieto di vendita dei veicoli con motore a combustione dal 2035.
Diego Giarratana si è espresso con profonda preoccupazione, soprattutto in merito alla situazione della zona industriale di Priolo “Il Polo Industriale di Priolo è fortemente dipendente dai combustibili. Di contro però il vice presidente, si è dimostrato sensibile alla questione e ha messo in campo proposte e idee per sopperire all’eventuale riconversione del polo, proponendo il mantenimento dell’area industriale e della produzione petrolchimica, al fine di proporre nuove occupazioni per i cittadini ed evitando, soprattutto, nuove perdite di posti di lavoro.”
Un punto focale è stata, infatti, la questione occupazionale che deve essere una priorità per i tavoli regionali e nazionali, in un contesto che vede un tasso di disoccupazione, sia giovanile che non, a livelli alti.
Tuttavia, di comune accordo con il vice presidente, per il futuro si prevedono incentivi e proposte per riconvertire, step by step, l’area affinché vi sia “una produzione sostenibile e non inquinante, soprattutto per i nostri concittadini. Garantendo di conseguenza lo sviluppo di nuove e diverse figure professionali sul territorio, così da creare nuove opportunità occupazionaliper i cittadini “, spiega Giarratana.
In questo processo, parte integrante e fondamentale saranno gli avvisi del Pnrr e quelli per le zone Zes, che vedranno Priolo rivoluzionare il tessuto economico-produttivo, per immaginare una diversificazione produttiva, evitando così di arrivare al 2035 senza una soluzione.
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