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Elezioni in provincia di Siracusa e astensionismo dilagante: la lettura politica di Salvo Sorbello

"Il rischio, molto serio, è che si passi dall'attuale disaffezione ad un vero e proprio rigetto nei confronti della politica, che perde ogni giorno di autorevolezza e di credibilità"

Queste elezioni hanno fatto registrare un ulteriore, preoccupante calo della partecipazione elettorale anche nella nostra provincia. Non solo e non tanto ai referendum, dove l’astensione era una delle possibilità previste e quasi scontata, quanto alle comunali: ad Avola -5,63%, a Melilli -4,05%, a Solarino e a Canicattini Bagni cali superiori al 3%. Fa eccezione solo la piccola Cassaro. Cresce quindi, nonostante la presenza di una valanga di liste e di candidati (vedi Avola), una forte propensione al “non voto”. Molteplici le cause, che andrebbero comunque analizzate per comprenderle e, se possibile, limitarne gli effetti.

“Si va da chi, amareggiato o deluso, non sa per chi votare, all’astensionista accanito, al quale la cosa pubblica sta a cuore poco o nulla ma che magari si trasforma sui social in uno spietato leone da tastiera – la lettura di Salvo Sorbello – Aumentano anche gli astensionisti qualunquisti: per loro i politici sono tutti uguali, tutti inaffidabili e disonesti, salvo rivalutarli quando si tratta di chiedere un favore. Ci sono infine gli astensionisti occasionali, quelli che fino all’ultimo momento sono indecisi se e per chi votare e sono certamente quelli che stanno crescendo ad ogni elezione. Ma sono allo stesso tempo quelli che potrebbero essere più agevolmente “recuperati”, perché magari all’ultimo momento potrebbero decidere che andare a votare è meglio che starsene a casa. Certo, campagne elettorali piene di promesse irrealizzabili e di polemiche astiose non avvicinano l’elettore dalle urne. In ogni caso, l’astensionista dovrebbe riflettere sul fatto che comunque il suo comportamento inciderà sulle scelte future, anche se egli ha deciso di disinteressarsene. In pratica voterà lo stesso, perché renderà ancora più pesante e determinante la scelta di chi invece a votare ci va e che sceglierà anche per lui. L’idea di “non votare” risulta quindi un’illusione, perché in tal modo si rinforza il voto di un altro elettore, che invece si è recato alle urne. Questo Aventino degli elettori non va trascurato. Si tratta di una tendenza presente in tutto il continente europeo, basti vedere le recenti elezioni francesi. È essenziale capirne le cause, tenendo conto anche della frustrazione che la crisi economica e sociale ha diffuso tra tante persone, che hanno smarrito la voglia di impegnarsi con successo per un futuro migliore. Anche come cittadini, molti sentono che il potere che deriva dal diritto di voto risulta scarsamente efficace. Nella vita economica come in quella politica, se sempre più persone oggi non fanno o non cercano di fare, è perché ritengono che non ne valga la pena. Questo spiega le cifre impressionanti dei giovani che non studiano e non cercano lavoro. E genera le cifre del crollo della partecipazione elettorale. È diffusa la sensazione che la classe politica sia lontana dall’opinione dei cittadini, tra i quali si diffonde un insidioso senso di impotenza rispetto alla partitocrazia, latita la fiducia nella politica e nella sua capacità di risolvere i problemi. La stessa impossibilità a scegliere i parlamentari, imposti dai vertici dei partiti, accresce disinteresse e sfiducia e rafforza le oligarchie, indebolendo la democrazia. Si è parlato di anoressia politica dei cittadini, svogliati, scettici, disincantati, assenteisti. Il rischio, molto serio, è che si passi dall’attuale disaffezione ad un vero e proprio rigetto nei confronti della politica, che perde ogni giorno di autorevolezza e di credibilità”.


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