Bilancio approvato, ma è scontro continuo

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Elon Musk blocca carte di credito e assunzioni nelle basi Usa in Italia: da Sigonella ad Aviano

Le segreterie nazionali di Fisascat Cisl, UilTucs e altre sigle sindacali hanno chiesto chiarimenti urgenti, ma al momento non sono arrivate risposte ufficiali da parte del Governo statunitense

Stop alle nuove assunzioni dei civili italiani nelle basi militari statunitensi presenti sul territorio italiano. Questa è l’ultima decisione imposta dal Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), diretto da Elon Musk, che già nelle scorse settimane aveva introdotto misure restrittive e nuove regole amministrative. Dopo il congelamento delle carte di credito governative e l’obbligo di inviare report settimanali, ora arriva anche il blocco delle assunzioni, una scelta che sta facendo salire la tensione tra Musk, i sindacati e le istituzioni italiane.

La misura riguarda tutte le basi americane in Italia, con particolare attenzione alla struttura dell’USAF di Aviano, ma anche a Sigonella, Napoli, Camp Darby e Camp Ederle. Si tratta di un blocco a tempo indeterminato, che sta creando forti preoccupazioni per gli oltre 4.000 lavoratori civili italiani impiegati nei siti strategici. Le segreterie nazionali di Fisascat Cisl, UilTucs e altre sigle sindacali hanno chiesto chiarimenti urgenti, ma al momento non sono arrivate risposte ufficiali da parte del Governo statunitense.

La decisione fa parte di una strategia di spending review voluta dall’amministrazione Trump e attuata dal DOGE, con l’obiettivo dichiarato di razionalizzare la spesa federale e aumentare l’efficienza operativa. Tuttavia, i sindacati italiani contestano il metodo adottato, sottolineando come i lavoratori italiani delle basi USA siano assoggettati a un contratto collettivo nazionale e non siano dipendenti federali statunitensi.

Ai dipendenti civili americani e italiani degli uffici acquisti nelle basi Usa in Italia, inoltre, sono state sospese per un mese le carte di credito governative e i relativi conti sono stati azzerati a un dollaro.

Anche la politica italiana non è rimasta a guardare. La senatrice del Partito Democratico Tatjana Rojc ha presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri Guido Crosetto e Antonio Tajani, chiedendo chiarimenti su possibili implicazioni della decisione americana. L’interrogativo principale riguarda il timore che il blocco delle assunzioni possa essere il preludio di un progressivo disimpegno militare degli Stati Uniti in Italia, con conseguenze pesanti per i lavoratori e per l’equilibrio geopolitico.

La misura, inserita in un contesto più ampio di revisione della spesa federale, potrebbe rappresentare un primo passo verso cambiamenti più drastici nella presenza militare statunitense in Italia.

Parallelamente, i sindacati hanno richiesto risposte ufficiali alla commissione statunitense JCPC e al Ministero dell’Interno italiano. Tuttavia, fino a ora, nessun chiarimento è arrivato dalle autorità competenti.

Un altro tema che ha scatenato forti polemiche è la recente direttiva del DOGE che impone ai dipendenti civili delle basi USA in Italia di fornire un resoconto settimanale delle attività svolte. La comunicazione, inviata anche ai lavoratori italiani, prevede che chi non risponde venga considerato automaticamente dimissionario. Questa misura ha generato forti tensioni e incertezze, poiché non è chiaro se tale imposizione sia compatibile con le normative italiane e con i diritti dei lavoratori locali.

La situazione attuale lascia molte incognite sul futuro delle basi americane in Italia. Se da un lato il governo USA intende razionalizzare le spese, dall’altro cresce la preoccupazione per l’impatto che queste decisioni potrebbero avere sul personale civile impiegato nelle strutture. Il rischio di demansionamenti e licenziamenti preoccupa sia i sindacati sia la politica, mentre l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità statunitensi lascia aperte molte domande.


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