Speciale imprese: con il presidente di Ance Siracusa Paolo Augliera

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Embargo russo e crisi del petrolchimico a Siracusa. Il M5s: “col sottosegretario primo confronto”. Uiltec e Ugl: “basta perdere tempo”. Micciché: “serve chiarezza”

I sindacati lamentano il rischio di un blocco di fatto della raffineria con gravi problemi per il distretto industriale di Siracusa chiedendo che il Governo nazionale convochi l’azienda

“È stato un primo, importante momento di confronto tra il governo, rappresentato dalla sottosegretaria Alessandra Todde, e le varie componenti locali, nella ricerca di soluzioni concrete al complesso momento della zona industriale di Siracusa”. Così i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Paolo Ficara, Filippo Scerra, Pino Pisani, Maria Marzana e i deputati regionali Stefano Zito e Giorgio Pasqua  commentano il confronto dedicato all’area industriale di Siracusa con la viceministro Alessandra Todde.

Abbiamo apprezzato l’atteggiamento costruttivo dei partecipanti, dai sindacati agli industriali passando per i sindaci ed i colleghi parlamentari. Fatichiamo a trovare una spiegazione, invece, all’intervento dell’assessore regionale Turano, politicamente imbarazzante. Ci saremmo aspettati spirito propositivo davanti ai problemi attuali e non un abbandono poco dignitoso per polemizzare strumentalmente sulla dichiarazione di area di crisi industriale complessa. Un intervento, peraltro, tardivo quello della Regione, forse per riparare alla clamorosa svista del novembre 2020, quando non citava neanche per sbaglio l’area industriale di Siracusa tra quelle in cui investire attraverso i fondi del Pnrr, salvo poi a maggio 2021 riconoscere l’errore giocando la carta dell’area di crisi industriale complessa”, ricordano i parlamentari 5 Stelle.

“Comunque, non è il tempo delle polemiche. Qui c’è da affrontare da un lato il nodo degli investimenti e dall’altro il problema legato alle sanzioni internazionali che, con l’embargo al petrolio russo, mettono in forte difficoltà Isab e di rimando l’intero polo. Il nodo va affrontato ai più alti livelli governativi e lì lo porteremo da subito, con questa prima sponda del Mise. Il tempo per intervenire c’è, ma non è tantissimo: sei mesi passano in fretta. La nostra posizione, come MoVimento 5 Stelle è chiara – spiegano Ficara, Scerra, Pisani, Marzana, Zito e Pasqua – per questa vicenda serve una soluzione tecnica ad hoc, per consentire alla società Isab di approvvigionarsi di greggio ed al polo siracusano di andare avanti. Messo in sicurezza il presente, parliamo di futuro e di investimenti per il futuro. Perchè, è chiaro, deve esserci un futuro per questa area industriale strategica per il Paese. E passa per la riconversione degli impianti e delle linee produttive, anche con aiuti pubblici. L’abbandono del fossile non avverrà a breve ma bisogna intanto cominciare. E il primo passo è garantire un futuro al grande polo industriale siciliano”.

Sul tema interviene anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Le decisioni assunte in Europa sullo stop al petrolio russo trasportato via mare, provocherà, se non si interviene immediatamente, conseguenze gravissime sull’occupazione in tutta l’area del petrolchimico siracusano e sull’economia siciliana. Sono al fianco di Stefania Prestigiacomo che ha lanciato per prima l’allarme, conoscendo profondamente le dinamiche di un’area strategica dell’Isola, che contribuisce a raffinare il 20% del prodotto nazionale e il 18% dell’energia elettrica della Sicilia. Non è possibile che si assuma, senza aver previsto una alternativa tecnico-politica, una decisione che rischia di rappresentare la smobilitazione del più grande polo di raffinazione italiano, che occupa migliaia di addetti. La Sicilia non è in condizione di reggere la decapitazione di una filiera produttiva per una scelta “al buio” del Governo. Il Premier Draghi conosce profondamente i meccanismi economici e la situazione degli approvvigionamenti energetici e penso che comprenda il potenziale di tensione sociale di una scelta gravemente penalizzante per la comunità siracusana. Lo invitiamo a fare presto chiarezza e verità”.

“Bene le sanzioni, ma serve un nuovo Recovery per sostenere famiglie e imprese – Lo ha detto il coordinatore nazionale di Fi, Antonio Tajani, parlando con i cronisti a margine del Congresso del Ppe – non si può dire armiamoci e partite. Grandi Paesi industrializzati come Italia e Germania ma anche la Polonia sono i primi a subire gli effetti delle sanzioni”.

Anche la Uiltec lamenta il rischio di un blocco di fatto della raffineria con gravi problemi per il distretto industriale di Siracusa chiedendo che il Governo nazionale convochi l’azienda. “Si è trattato di una riunione interlocutoria che dimostra come non si abbia contezza del contesto emergenziale riguardante l’area industriale succitata – le dichiarazioni di Paolo Pirani e Andrea Bottaro, rispettivamente segretari generale e nazionale della Uiltec, al termine dell’incontro al dicastero dello Sviluppo economico col viceministro Alessandra Todde – Le ulteriori restrizioni che appesantiscono l’embargo non consentiranno a gennaio di importare via nave il greggio russo, determinando di fatto la fermata della raffineria Lukoil di Priolo con conseguenze pesantissime per l’intera area industriale siracusana. Occorre che il Governo faccia presto, che convochi l’azienda affinché si determinino soluzioni alternative. Ciò servirà almeno a gestire l’emergenza nell’immediato. Ma occorre riprendere il confronto con il governo sui temi dell’energia partendo dal manifesto “Lavoro ed Energia per una transizione sostenibile” presentato da sindacati ed imprese all’esecutivo lo scorso 30 novembre. Bisogna ridefinire il ruolo della raffinazione in Italia, erroneamente esclusa dai progetti della strategia energetica del governo; è fondamentale aprire un confronto urgente sull’area industriale siracusana per ridisegnare l’assetto futuro del polo energetico siciliano. Non si può perdere altro tempo! Il governo ne prenda atto e si muova di conseguenza.”

Pure la Ugl chiede chiarezza al Governo centrale sul futuro dell’industria petrolchimica nazionale e sulle sorti del sito produttivo della provincia di Siracusa, dopo l’embargo deciso dall’Ue al petrolio russo via mare a partire dal primo gennaio 2023. A dichiararlo congiuntamente il Segretario nazionale Ugl Energia Michele Polizzi, il Segretario confederale Ugl Sicilia Giuseppe Messina, il Segretario territoriale della provincia di Siracusa Tonino Galioto ed il Segretario provinciale della Federazione Chimici Peppino Furci a margine dell’incontro da remoto con il Vice Ministro Alessandra Todde: “a seguito dell’accordo dei 27 le ripercussioni sull’area industriale di Siracusa e sull’impianto di raffinazione dell’Isab di Priolo saranno devastanti sotto il profilo produttivo ed occupazionale se non si interviene con immediatezza per porvi rimedio. Non si capisce come mai il governo nazionale, dopo aver detto sì all’embargo – tuonano Polizzi, Messina, Galioto e Furci – non abbia subito dopo pensato alle conseguenze sul petrolchimico siciliano data l’interconnessione esistente tra le società multinazionali operanti nel sito ed i principali porti di Augusta e Siracusa. Lo scenario bellico ha mutato la prospettiva ed il dossier sulla richiesta dell’area di crisi industriale complessa va ormai rivisto – proseguono – così come va chiarito che Isab è una società italo-svizzera e non russa ed è inspiegabile la stretta al credito da parte delle banche per timore di sanzioni verso Lukoil. Chiediamo con forza che il governo nazionale garantisca alle banche che le aziende del polo siracusano sono affidabili, solide ed in grado di onorare le obbligazioni assunte – precisano i sindacalisti – permettendo così ad Isab di accedere ad altre fonti di approvvigionamento del greggio, in alternativa a quello russo. Chiediamo un immediato tavolo di confronto – concludono – per l’avvio dei processi necessari ad una transizione energetica indolore e semmai di crescita per il territorio siracusano oltre alla definizione dell’istruttoria sul dossier relativo al riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa”.

“Rischia di saltare l’intero sistema della raffinazione nel Petrolchimico di Priolo e il governo che fa – dichiarano Salvo Baio e Mario Blancato, esponenti del Pd -? Promette di tirare fuori dal cassetto del Mise dopo sette mesi la richiesta, sostenuta dalle imprese, dagli enti locali, dai sindacati, di riconoscimento di area di crisi industriale complessa! Riconoscimento che, seppur tardivo, sarebbe molto utile, perché potrebbe mettere in moto ivestimenti per circa due miliardi. Ma , dopo le ultime sanzioni decise dal Consiglio europeo, il quadro è cambiato drammaticamente, in quanto da gennaio del prossimo anno scatterà l’embargo via mare del petrolio russo e la Lukoil resterà a secco e rischia seriamente di chiudere, provocando un crollo occupazionale di enormi dimensioni: mille e cinquecento lavoratori diretti e duemila dell’indotto, con conseguenze, come si diceva, sull’intero comparto della raffinazione, che conta complessivamente circa dieci mila occupati e rappresenta circa il venti per cento della raffinazione nazionale. Sarebbe un danno incalcolabile per l’economia siracusana e non solo. Se il governo è stato inerte, la politica non è andata oltre le generiche dichiarazioni di circostanza. La verità è che Siracusa non conta nulla a Roma, nonostante quasi tutti i partiti facciano parte della compagine governativa. Ecco perché, a questo punto, non resta che la mobilitazione generale promossa dai sindacati dei lavoratori. Quella per salvare il Petrolchimico è una battaglia di tutti, non solo dei sindacati. Se non ora quando?

“Risulta francamente incomprensibile la mancata richiesta da parte del governo italiano di inserire la raffineria di Priolo tra le deroghe previste nel nuovo pacchetto di sanzioni sul petrolio russo. Siamo davanti ad una abnorme disparità di trattamento che danneggia la Sicilia”. Lo afferma l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Mimmo Turano commentando le decisioni del Consiglio europeo sullo stop al greggio russo via mare che scatterà il prossimo febbraio.

L’assessore Turano, che ha seguito il dossier sul petrolchimico siracusano per conto del governo Musumeci, sottolinea che “le raffinerie di Priolo come quelle di Burgas in Bulgaria vengono approvvigionate con greggio russo, ma soltanto quest’ultima ha ottenuto il permesso di continuare ad acquistare petrolio dalla Russia fino al 2024″.

È evidente – continua l’assessore – la disparità di trattamento nei confronti della Sicilia, soprattutto se consideriamo che in sede di Consiglio europeo sono state concesse deroghe anche a Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia con l’esclusione dell’oleodotto Druzhba dal sesto pacchetto di sanzioni Ue. La raffineria di Priolo si approvvigiona al 100 per cento di petrolio russo da quando il sistema creditizio le ha voltato le spalle. Mi aspetto, a meno che il governo non riesca a strappare una deroga in extremis che l’esecutivo nazionale individui un percorso per salvare il petrolchimico siracusano e i suoi oltre diecimila lavoratori”.


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