….Mi informo sul viaggio di ritorno in bus fino al confine con la Thailandia e inizio il rientro alla base di partendo alle 12 del 25 novembre.
Il rientro alla frontiera é più agevole che all’andata.
Arrivo a Bangkok in serata, passando davanti al vecchio Aeroporto di Don Muaeng e li vedo un gruppo abbastanza nutrito di manifestanti. Penso a uno sciopero, ma l’indomani apprendo che i due aeroporti, Don Muaeng e Suwarnaburi, sono stati occupati dai manifestanti dell’opposizione, i cosiddetti Gialli, poiché indossano una maglietta di questo colore; protetti dalla Regina e dall’esercito.
Sarei dovuto partire il primo dicembre, per cui non mi preoccupavo più di tanto, invece di giorno in giorno la situazione per gli stranieri in partenza si faceva sempre più preoccupante.
Vado alla mia compagnia aerea, la Qatar, e li percepisco l’esatto dramma che cominciavamo a vivere. Fuori dagli uffici era pieno di stranieri avviliti, chi per avere esaurito i fondi, ma sopratutto perché non sapevamo quando si sarebbe risolta la protesta.
La nostra ambasciata era inavvicinabile per la folla che sostava davanti, e telefonicamente erano sempre occupati.
Riesco finalmente a contattare un ANGELO CUSTODE.
Il primo segretario dell’ambasciatore, MARCO MIDOLO, che guarda caso é di Siracusa. Mi assicura che si sarebbe attivato per aiutarmi il più possibile, ma ci rendevamo conto che tutto dipendeva dalla soluzione politica.
In città, a parte qualche soldato alle stazioni dello Sky Train, la gente era tranquilla e la vita si svolgeva normalmente.
Solo gli stranieri che s’incontravano avevano la faccia disperata. La nostra rabbia aumentava sempre di più e con un gruppo di Francesi e Tedeschi avevamo deciso di manifestare al centro della città; iniziativa abortita sul nascere.
Domenica 30 Novembre, prendo la decisione di andare a manifestare da solo con cartello con su scritto “OSTAGGIO”.
Era quello che realmente mi sentivo, ma, verso mezzanotte arriva la telefonata del GRANDISSIMO MARCO MIDOLO.
Il governo Italiano ha messo in atto un ponte aereo dalla Thailandia all’Italia.
Appuntamento giorno 2 alle 6,30 del mattino davanti all’Ambasciata.
Dopo avere controllato nominativi e passaporti ed avere offerto caffè italiano e cornetti, ci imbarcano su 7 pullman in direzione dell’aeroporto militare di U TA PAO, a 120km dalla capitale. In ogni bus c’era un addetto dell’ambasciata, nel mio c’era Marco.
Siamo scortati dalla Polizia e dall’Ambasciatore che chiude il corteo. Ci fermiamo presso un’area fieristica, dove erano stati approntati i check-in e controllo bagagli.
Arriviamo verso le 13 alla base militare, attraversando degli sbarramenti di soldati armati e in tenuta antisommossa.
L’aereo dell’Alitalia, messo a disposizione della Farnesina era già arrivato e aspettava il suo turno per il rifornimento di carburante. Imbarchiamo e dopo gli abbracci e saluti con gli addetti dell’ambasciata, partiamo alle 4 del pomeriggio, ora locale e affrontiamo le dodici ore di volo.
Gli assistenti di volo erano tutti dei Capocabina, massimo grado della categoria.
Ci hanno trattato da principi nonostante le ventisei ore di lavoro senza interruzione che stavano affrontando.
Ritengo, sia doveroso manifestare la mia ammirazione per l’azione del nostro Governo, considerando che altri paesi, quali Germania ed Inghilterra si sono rifiutati apertamente di intraprendere qualsiasi azione.
Insisto ancora nell’elogiare il lavoro dei nostri dell’Ambasciata, che lavoravano 24 ore su 24, e ovviamente il Grande MARCO MIDOLO che era diventato il beniamino di tutti noi.
Sono arrivato a casa dopo quasi quaranta ore dalla partenza; stanco, disfatto, ma contento ed orgoglioso dei miei connazionali all’estero.
Ettore Farina
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