Programmazione e coerenza: le due grandi assenti dell’amministrazione Limoli. La prima è mancata nei momenti clou, come l’approvazione dei Bilanci di previsione (quello 2019 ha l’ok della Giunta dal 14 agosto ma non è ancora arrivato in Aula); dell’altra si è sentita la mancanza sin dai primi mesi di amministrazione, quando dopo aver propagandato nelle piazze 5 anni di governo senza stipendi per gli amministratori, sindaco e assessori (16 a oggi) hanno intascato ogni mese le rispettive indennità di carica (salvo poche eccezioni). O quando alla prima seduta del nuovo Consiglio comunale promise che avrebbe rimesso il proprio mandato appena avesse perso la maggioranza ma dopo oltre un anno “senza numeri”, delle dimissioni neanche l’ombra.
Così a 26 mesi dalle elezioni, è il Consiglio comunale a dire basta e mettere la parola fine all’amministrazione guidata dal medico 69enne (per legge non si può sfiduciare il sindaco prima di due anni dall’insediamento). In 8 hanno firmato la mozione che sarà votata in Consiglio comunale lunedì, ma sono 9 quelli che ieri pomeriggio hanno spiegato i motivi per cui è ora di interrompere l’“agonia della città”: Graziano Tralongo, Mario Bonanno (che non ha firmato la mozione “perché sarebbe stato brutto visto il mio ruolo istituzionale, ma la sostengo”), Gaetano Vassallo, Enzo Di Mauro, Monica Infalletta (tutti da sempre all’opposizione), e gli ex sostenitori dell’amministrazione (tre dei quali ex assessori) Tiziana Bordonaro, Rosalba Piricò, Giuseppe Tata e Marco Carianni.
A questi lunedì si aggiungerà, salvo “imprevisti”, un decimo nome, ora top secret, che decreterà la fine dell’amministrazione Limoli. Poi verranno momenti difficili per la città, ancora più difficili, se è possibile, di quelli attuali, che vedranno un commissario ad acta prendere le redini del Comune fino alle nuove elezioni, nella primavera 2020 probabilmente, e occuparsi delle questioni importanti. A cominciare dal Bilancio (per il quale si è già insediato un commissario inviato dalla Regione dopo la scadenza dei termini previsti dalla legge per l’approvazione) senza garanzie, però, sull’avvio di servizi non considerati indispensabili, come la refezione o il trasporto pendolari.
“Si era pensato di rinviare la mozione – ha spiegato Carianni – ma poi ci siamo resi conto che non sarebbe servito, anzi, avremmo solo prolungato la lenta agonia in cui è sprofondata la città, tanto vale farla finita e andare tutti a casa”.
“Il fallimento di un’amministrazione non è mai motivo per esultare” ha ammesso la Bordonaro, a cui ha fatto eco Vassallo “lo spirito di oggi non è trionfalistico, anzi, provo un grande senso di frustrazione per il fallimento di questa amministrazione che è il fallimento di un’intera città”. “Siamo sinceramente dispiaciuti di questo perchè avremmo voluto che Floridia fosse diversa” ha ammesso la Infalletta prima di spiegare le motivazioni di carattere politico e amministrativo, alla base della mozione di sfiducia.
Così dopo due anni di balletti di poltrone e alleanze poco solide, di scuse e rinvii, di promesse e accuse, ma soprattutto di un’amministrazione “alla giornata – ha evidenziato Vassallo – senza alcuna visione di città”, per ”il sindaco del paradosso”, come lo ha definito Carianni, forse è arrivato il momento di togliere la fascia tricolore.
L’ora X è fissata per le 15,30 di lunedì 7 ottobre, data in cui il presidente del Consiglio comunale Antonio Caccamo ha convocato il civico consesso con all’ordine del giorno un unico punto da discutere.
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