In occasione della quinta giornata di “Expo – Divinazione” un convegno sul tema “Transizione digitale in agricoltura: una sfida ‘di sistema’” ha affrontato la questione relativa alla digitalizzazione del settore primario e all’applicazione delle tecnologie ad elevata automazione. Segnalato dai relatori il deficit formativo che ostacola l’impiego dei sistemi high tech da parte degli operatori agricoli. Essenziale puntare sulle sinergie tra aziende e mondo formativo per superare il gap e sfruttare appieno il potenziale delle macchine di nuova generazione.
Le tecnologie elettroniche, i sistemi informatici più avanzati, la robotica, così come l’Internet of Things e l’intelligenza artificiale sono ormai un fattore chiave di sviluppo anche nel settore agricolo, che oggi è chiamato a raccogliere le sfide della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale, della gestione ottimale delle risorse. Nei prossimi vent’anni la popolazione mondiale crescerà sino a superare i 10 miliardi di persone e questo determinerà un incremento consistente della domanda alimentare, in termini non soltanto quantitativi ma di varietà e qualità delle produzioni. L’impiego di tecnologie “next gen” per le lavorazioni agricole è dunque un fattore strategico per lo sviluppo dell’intero comparto, ma richiede figure professionali in grado di sfruttare le potenzialità delle più avanzate applicazioni digitali e dei sistemi robotizzati.
Questo il messaggio lanciato nel corso del convengo sul tema “Transizione digitale in agricoltura: una sfida ‘di sistema’”, tenutosi questo pomeriggio sull’isola siracusana di Ortigia nel contesto della quinta giornata di Expo-Divinazione, la manifestazione promossa dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste in occasione del G7 agricoltura. Organizzato da FederUnacoma, l’associazione che in seno a Confindustria rappresenta i costruttori di macchine agricole, il convegno sulla transizione digitale nel settore primario ha visto la partecipazione di Giancarlo Bellina Vice Presidente Confindustria Siracusa, Alessandro Monteleone Coordinatore Rete Rurale Nazionale, Danilo Monarca, Ordinario Meccanica Agraria Università della Tuscia, Mariateresa Maschio, Presidente FederUnacoma, Paolo Menesatti, Direttore Dipartimento Ingegneria e trasformazioni agroalimentari del CREA.
«L’agricoltura si trova ad affrontare sfide epocali che richiedono una gestione altamente scientifica dei fattori produttivi. Il settore della meccanica agricola – ha affermato la presidente di FederUnacoma nel corso del convegno – è il perno di questo processo, perché le macchine non sono solo “il braccio operativo” del lavoro agricolo, ma sono “la sua “mente” per la capacità di raccogliere ed elaborare una enorme mole di informazioni e di ottimizzare un’attività che risente di variabili di ogni genere, da quelle meteo-climatiche a quelle pedologiche, orografiche e fitosanitarie».
Le tecnologie di nuova generazione permettono dunque di incrementare quantità e qualità delle produzioni agricole, ottimizzando e riducendo il consumo delle risorse naturali.
«Investire nella digitalizzazione – ha spiegato Giancarlo Bellina – è essenziale per garantire un futuro agricolo sostenibile». Difatti, come ha ricordato a margine del convegno il presidente di Confindustria Siracusa Gian Piero Reale, «Le trasformazioni che caratterizzano oggi il nostro mondo, sia agricolo che industriale, riguardano anche un nuovo approccio alla digitalizzazione, che oramai investe tutti i comparti dell’economia e della vita delle persone. È una sfida entusiasmante che vede presente e futuro avvicinarsi ad alta velocità fino a sovrapporsi».
La transizione digitale del resto è un obiettivo strategico dell’agenda politica del nostro Paese e dell’Europa. La PAC 2023-2027 prevede tra le sue linee d’intervento prioritarie proprio la modernizzazione dell’agricoltura e delle zone rurali attraverso l’innovazione e la digitalizzazione, incoraggiando gli agricoltori ad applicarle attraverso un migliore accesso alla ricerca, all’innovazione, allo scambio di conoscenze e alla formazione. Tuttavia – come è stato sottolineato dal coordinatore della Rete Rurale Nazionale – il sistema produttivo italiano incontra diversi ostacoli. «C’è, in primo luogo, la nota criticità relativa al sottodimensionamento delle aziende agricole – ha spiegato Alessandro Monteleone – che hanno difficoltà ad investire in macchinari e tecnologie di nuova generazione. Ma ci sono anche le questioni legate alla presenza di efficienti reti infrastrutturali e alla possibilità di accedere alla ricerca e al trasferimento tecnologico».
In questo scenario la problematica più penalizzante è rappresentata dalla carenza di competenze e di figure professionali in grado di programmare e gestire i sistemi digitali avanzati. Mai come in questo momento il deficit di istruzione e formazione emerge con chiarezza. «Nessun agricoltore, nessun contoterzista o tecnico dell’agromeccanica può infatti gestire i nuovi mezzi e i sofisticati sistemi informatici che li governano senza una preparazione specifica. Esiste oggi una nuova generazione di macchine – ha aggiunto Danilo Monarca – ma non esiste una nuova generazione di utilizzatori e di tecnici in grado di farle funzionare».
Un importante ausilio per la formazione di operatori agricoli “high tech” è quello fornito dalla tecnologia denominata Simagri, un simulatore per l’agricoltura di precisione realizzato dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). «Simagri è ispirato ai simulatori automobilistici ed è integrato in modo innovativo con le funzioni tipiche della meccanizzazione agricola. Il suo layout – ha detto Paolo Menesatti – è generico, cioè non richiama uno specifico modello di trattore, e coniuga la massima semplificazione costruttiva con la facilità di utilizzo e di regolazione oltre che con la verosimiglianza con la cabina di un trattore moderno».
Per superare il deficit formativo – è stato evidenziato in chiusura di lavori – è essenziale agire rapidamente, promuovendo una forte sinergia tra il mondo dell’industria e il sistema dell’istruzione. «La nostra Federazione è parte attiva in questo, e lavora con le istituzioni per favorire un aggiornamento dei piani didattici e dei percorsi formativi, ai vari livelli. Recentemente abbiamo costituito Scuola di alta formazione, l’AFI Accademia che – ha concluso Mariateresa Maschio – inizierà la propria attività il prossimo anno con un’offerta di corsi e seminari in buona parte dedicati proprio ai sistemi digitali in agricoltura».
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