“È un virus, attenzione, occhio che capita: entri bene ed esci in un altro modo”. Sono le parole del consigliere comunale di Fuori Sistema, Franco Zappalà, che ieri in aula ha così sottolineato la mancanza di donne tra i revisori dei conti.
“Mi dispiace – esordisce nel suo discorso, marcatamente in siciliano – perché potevate nominare un supplente donna dopo tutto il casino che è successo qui, una femmina ci voleva”.
Zappalà si riferiva alla questione di genere in Giunta, con il Partito democratico che ha più volte sottolineato la scarsa presenza di quote rosa in amministrazione comunale.
“Anche se Trump ha tolto “altro, o maschio o femmina, una supplente donna poteva essere prevista – aggiunge il consigliere comunale – scusate per la mia battuta… ma qua c’è un virus. Può capitare, qua sono attrezzati, rossetti, cose, orecchini, tutto su misura. Comunque sto scherzando, cosa devi verbalizzare, non è che non si può scherzare”.
Ed è vero, si può scherzare, ma quando lo si fa in aula, consiliare ripresi in video, davanti a un pubblico e ai neoentrati revisori che sono stati accolti in questo modo. Commenti poco consoni per un consigliere comunale, anche se il personaggio è sui generis e non da ora, che al di là delle battute e degli scherzi denota un’inadeguatezza nel contesto.
E inadeguate sono state anche le reazioni del civico consesso, tra l’imbarazzo e i risolini ironici di chi conosce l’uomo e bolla tutto come semplice boutade. Il rispetto delle istituzioni, del lessico istituzionale, manca da tutte le parti. E se continuiamo a pretendere il rispetto delle istituzioni, dobbiamo anche essere bravi a dimostrarlo, questo rispetto. Perché se nel 2025 – anche scherzando – parliamo di virus per definire l’omosessualità… la strada è ancora lunga e tutta in salita.
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