Il gip del tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, con un provvedimento, ha disposto lo stop del conferimento dei fanghi provenienti dalle imprese del Petrolchimico di Priolo, nel depuratore consortile Ias di Priolo, al centro di una inchiesta giudiziaria della procura di Siracusa per disastro ambientale.
L’impianto, che ospita anche i reflui civili di Priolo e Melilli, è sotto sequestro. Nei mesi scorsi il Governo, per garantire la continuità produttiva delle aziende della zona industriale, aveva emesso il cosiddetto Salva Isab, ritenendo gli impianti ex Lukoil ora Goi Energy e lo stesso depuratore, siti di interesse nazionale, assolutamente strategici nel settore energia.
Ma nel giugno scorso, la Consulta ha dichiarato incostituzionale il provvedimento, in quanto le “misure governative sono costituzionalmente legittime soltanto per il tempo strettamente necessario per portare a compimento gli indispensabili interventi di risanamento ambientale“. Insomma, non è possibile, per i giudici della Corte costituzionale, andare oltre i 36 mesi (periodo presente però all’interno dei decreti attuativi).
Il gip del tribunale di Siracusa, evidenziando le motivazioni della sentenza della Consulta, ritiene che, allo stato, non vi sono condizioni per la salvaguardia e tutela ambientale. In un passaggio dell’ordinanza, spiega che “non vi sono nella fattispecie in esame, dunque, concrete misure gestionali adottabili al fine di mitigare il rischio per la salute e per l’ambiente derivante dall’immissione di reflui industriali in un depuratore privo di un sistema di pretrattamento e di un sistema di convogliamento delle emissioni diffuse“.
E così il gip “non autorizza la prosecuzione dell’attività produttiva come previsto dal decreto interministeriale del 12 settembre 2023” si legge nell’ordinanza.
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