Aveva richiesto di poter lasciare temporaneamente il carcere per offrire conforto alla sua compagna, dopo il decesso del padre di quest’ultima. Tuttavia, la Corte d’Appello di Catania aveva stabilito che non si trattava di un evento familiare di particolare gravità tale da giustificare il permesso eccezionale.
Per questo il boss Alessio Attanasio, detenuto sotto il regime del 41-bis, ha presentato ricorso in Corte di Cassazione contro l’ordinanza che gli aveva negato il permesso. Ma la Suprema Corte ha confermato la legittimità della decisione dei giudici d’appello, sottolineando che la perdita di un familiare della convivente non costituisce un evento straordinario in grado di derogare alle stringenti misure del 41-bis. Attanasio è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali.
In realtà la motivazione della Corte d’Appello aveva già evidenziato che il bisogno di conforto alla convivente non rientrasse, infatti, tra le circostanze eccezionali previste dalla normativa, considerando che Attanasio poteva comunque offrire supporto emotivo tramite i colloqui in carcere, seppur limitati dalle restrizioni del regime di detenzione speciale.
Il ricorso è stato ritenuto infondato, poiché non ha dimostrato ripercussioni personali dirette derivanti dal lutto, limitandosi a contestare le condizioni dei colloqui in carcere.
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