Confindustria Siracusa rimette al centro della discussione un tema tanto attuale quanto trascurato: il benessere psicologico nei luoghi di lavoro. È questo il cuore dell’incontro “Benessere lavorativo e supporto psicologico nel territorio siracusano: crisi e risorse”, promosso dal vicepresidente della Piccola Industria di Confindustria Siracusa, Gaetano Tranchina, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e dal presidente di Confindustria Siracusa, Gian Piero Reale.
Un appuntamento che segna un ritorno importante, considerando che proprio Siracusa – come è stato ricordato durante l’incontro – fu tra le prime realtà italiane, già nel 1999, ad affrontare sistematicamente il tema della psicologia applicata all’ambiente lavorativo.
Oggi il contesto è cambiato, ma la necessità è ancora più urgente. Il concetto di benessere lavorativo si è ampliato, affiancando alla dimensione fisica, sociale e finanziaria quella, non meno fondamentale, del benessere mentale ed emotivo. Una nuova visione integrata che nasce da un’esigenza concreta, espressa sia dalle nuove generazioni sia da lavoratori più esperti: sentirsi bene sul posto di lavoro è diventato un diritto, ma anche una leva strategica per la produttività e la coesione aziendale.
“La salute mentale non è più un tema individuale, ma collettivo – ha sottolineato Tranchina – e il benessere delle persone non può più essere separato dal successo dell’impresa. Un’azienda sana si fonda su una squadra che sta bene”. Una consapevolezza che si sta facendo largo anche tra gli imprenditori, sempre più attenti non solo alla sostenibilità economica, ma anche a quella sociale.
Nel corso del convegno è emerso come il benessere mentale non possa essere affrontato con soluzioni standardizzate: serve una cultura organizzativa che supporti le persone, programmi di welfare evoluti, e soprattutto un ambiente in cui la dignità e il valore umano vengano messi al primo posto. “Il lavoro – è stato detto – deve essere oggi una fonte di sicurezza, non di ulteriore stress. Deve arricchire, non impoverire”.
Un richiamo importante è arrivato anche sul ruolo della narrazione: “Occorre cambiare il racconto del nostro territorio – ha aggiunto Tranchina – perché la percezione negativa che si ha all’esterno condiziona anche chi qui lavora e investe. Raccontare una Siracusa capace di prendersi cura delle persone significa renderla attrattiva e fertile per nuove idee”.
Un messaggio chiaro: l’impresa non è solo produzione, ma soprattutto comunità. E il benessere – anche quello psicologico – ne è la chiave.
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