Il recente Rapporto Caritas evidenzia purtroppo come la povertà sia peggiorata nell’ultimo decennio e stia cambiando volto, perché colpisce lavoratori, famiglie e anziani, ossia le categorie più fragili della popolazione.
“La povertà quindi cresce, diventa cronica e si conferma ereditaria – sottolinea il presidente dell’Osservatorio Civico Salvo Sorbello -. In particolare, per quanto riguarda la povertà sanitaria, nonostante la Costituzione Italiana riconosca la tutela della salute come diritto fondamentale e il Servizio Sanitario Nazionale abbia un’impronta universalistica, il Rapporto Caritas mette in luce come ancora oggi molti cittadini incontrino ostacoli nell’accesso alle cure”.
Nel 2024 – secondo l’Istat – il 9,9% della popolazione, pari a quasi 6 milioni di persone, ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie essenziali (visite specialistiche, esami diagnostici come radiografie, ecografie, risonanze magnetiche, ecc.) per attese o costi eccessivi. La quota di chi rinuncia alle cure per i tempi d’attesa è aumentata di 4 punti percentuali rispetto al 2019 e di 2,3 rispetto al 2023. Di pari passo cresce il ricorso al privato: nel 2024 il 23,9% delle persone ha pagato interamente l’ultima prestazione specialistica, contro il 19,9% dell’anno precedente. Un ulteriore elemento critico riguarda l’istruzione: le persone con un titolo di studio più elevato rinunciano meno spesso alle cure rispetto a chi ha un’istruzione inferiore. Questo divario tende ad ampliarsi con l’età, indicando una crescente difficoltà per le persone più anziane e meno istruite a orientarsi nel sistema sanitario, accedere alla prevenzione o utilizzare strumenti digitali per prenotare visite e prestazioni.
“È quindi indispensabile – dichiara il presidente dell’Osservatorio Civico Salvo Sorbello – che si venga concretamente incontro alle esigenze delle fasce più fragili, penalizzate sia barriere economiche dirette sia da ostacoli informativi e culturali che impediscono un accesso pieno e consapevole alla sanità pubblica. Addirittura, tra le persone che si rivolgono alla rete Caritas, già segnate da fragilità economiche e sociali, la situazione appare ancora più critica, perché il 15,7% vive una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema pubblico. Se alcuni chiedono aiuto alla Caritas, altri invece decidono di desistere e quindi si può presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati. Inoltre spesso le fragilità sanitarie risultano strettamente connesse alle condizioni abitative. Si innescano così, rileva il Rapporto, veri e propri circoli viziosi, in cui ogni vulnerabilità alimenta le altre, rendendo sempre più difficile uscire da una condizione di fragilità. Salute, casa, reddito, istruzione e relazioni non sono ambiti separati, ma interdipendenti: ciascuno può incidere negativamente sugli altri, aggravandoli e le fragilità tendono così a cronicizzarsi, trasformandosi in una condizione stabile di povertà e di esclusione. Come sottolinea il Rapporto Caritas, che conferma i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, occorrono quindi risposte urgenti e mirate, serve una presa in carico delle singole persone e delle famiglie, da parte dell’Asp di Siracusa, che sta già mettendo in campo concrete misure e da parte dei Comuni. Sarebbe un peccato mortale fermarci solo ai numeri di queste analisi: sono in gioco le vite di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità, che restano purtroppo ai margini e spesso sono invisibili”.
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