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In Irem l’assemblea pubblica di Confindustria Siracusa tra transizione energetica e salvaguardia del polo industriale

Per il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, è necessario un “tavolo permanente Imprese- Governo - Regione” che governi i processi di transizione energetica visto che qui abbiamo imprese di interesse strategico nazionale”

Tanta emozione ma anche tanta soddisfazione quella a margine dell’assemblea pubblica promossa da Confindustria Siracusa all’interno dell’azienda Irem Spa. Emozione e soddisfazione che vertono sulla presenza all’appuntamento odierno del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha posto l’accento sull’importanza strategica del polo industriale siracusano, chiarendo come il Governo nazionale si stia adoperando, anche attraverso i fondi del Pnrr a fornire gli strumenti (anche economici) per accompagnare e sostenere le imprese nella transizione energetica. Un segnale forte che trova convergenza anche nelle parole del presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha parlato del polo industriale siracusano come di un possibile “hub strategico per l’Europa”.

Gli ha fatto eco il vice presidente di Confindustria per l’Organizzazione, lo Sviluppo e il Marketing Alberto Marenghi, secondo cui “l’approvvigionamento energetico nazionale, la sostenibilità, la transizione energetica sono terreni strategici per la competitività delle nostre imprese e dell’Italia, che chiamano in causa altri asset: l’autonomia e la sicurezza delle nostre democrazie. Filoni sui quali, come ha ricordato il presidente Bonomi, l’Europa deve muoversi unita. Il distretto di Siracusa è un nodo cruciale per il Paese perché al centro della catena di fornitura energetica nazionale, per il know–how tecnologico e l’enorme valore del capitale umano, ma anche per il posizionamento strategico al centro del Mediterraneo.  Da sempre sosteniamo che su questa partita serve una visione comune ed un’assunzione di responsabilità congiunta di governo nazionale, di governo regionale, forze produttive e parti sociali in cui ciascuno svolga la sua parte. Siracusa può fare dell’Italia un hub energetico, strategico per l’Europa e tutto l’Occidente e svolgere un ruolo chiave nella transizione energetica del Paese. Il processo di decarbonizzazione non passerà infatti, solo per l’elettrificazione ma anche per tecnologie alternative che ci porteranno alla produzione di combustibili liquidi a basso tenore di carbonio. Alcune settimane fa abbiamo presentato fa un’ analisi sugli impatti del Fit for 55. Uno studio frutto di un ampio lavoro coordinato dal Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria Aurelio Regina, che entra nel merito del piano di transizione ambientale che l’Europa ha avviato con approccio ideologico e un po’ miope. Dal nostro studio è emerso che saranno in ballo, per l’Italia, oltre mille miliardi di investimenti se vogliamo realizzare gli obiettivi che ci siamo dati. Numeri importanti, come importanti sono quelli del Petrolchimico di Siracusa, quest’area incastonata tra i Comuni di Priolo, Melilli ed Augusta, che rappresenta la fetta più grossa del Pil locale”.

A fare gli onori di casa è stato il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, che ha posto l’accento sull’importanza dell’appuntamento di oggi. “Questa Assemblea pubblica di Confindustria Siracusa ha un significato particolare perché è la prima che si svolge dopo oltre tre anni. Da una parte, infatti, sancisce la fine di un lungo periodo condizionato da un evento di gravità staordinaria, il Covid, iniziato proprio l’indomani dell’ultima Assemblea pubblica del 2020, svolta con la presenza dell’allora Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia; dall’altra segna l’inizio di una fase di grandi aspettative di crescita e di sviluppo.”

Gli ultimi dati dell’ufficio studi di Confindustria che oggi sono stati presentati ufficialmente, mostrano che la provincia di Siracusa ha rafforzato il proprio peso nell’economia regionale, chiudendo il 2022 con un aumento dell’export del 76% rispetto al 2021 e oggi rappresenta ben il 69% dell’export siciliano. Anche il valore aggiunto pro-capite mostra uno spiccato incremento, facendo registrare un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente, lasciandosi alle spalle la crisi causata dal Covid. Il settore industriale contribuisce con il 56,6%, a fronte di un contributo del Commercio del 25%, dell’Agricoltura del 11% e del Turismo dell’8%.

Purtroppo i dati occupazionali non sono altrettanto incoraggianti – ha proseguito Bivona -, anche perché risentono della recessione demografica e della continua emigrazione delle persone in età da lavoro. Secondo le stime Istat la Provincia di Siracusa nei prossimi cinquant’anni perderà circa 125.000 residenti; come se sparisse dal quadro demografico provinciale la popolazione della città capoluogo. I positivi dati economici, però, non devono farci dimenticare quello che le imprese hanno passato in questi ultimi anni. Sono stati anni difficili, per le imprese, per i lavoratori, per chi il lavoro non ce l’ha; anni che ancora non possiamo dire superati, come del resto in tutto il Paese, con l’aggravante che qui gli stessi problemi raggiungono livelli di problematicità superiori a causa di una economia prevalentemente polarizzata sull’energia, con i grandi gruppi industriali strettamente interconnessi tra loro e centinaia di PMI che sono parte integrante di questo sistema e da essi dipendono.”

Il numero uno degli industriali siracusani ha poi posto l’accento sul “green new deal”, puntando il dito contro l’Europa, definita “troppo ideologica” e sottolineando la necessità di un sistema energetico “affidabile e sicuro”. “Porre limiti temporali irrealistici, senza puntare alla neutralità tecnologica – ha proseguito Bivona -, rischia di pregiudicare la sopravvivenza delle grandi imprese, con impatti devastanti sul nostro tessuto sociale. Altrimenti bisogna avere il coraggio di dire che la transizione green avrà un costo sociale che qui da noi avrà effetti devastanti, e non ci salverà neppure la “dichiarazione di sito di interesse nazionale”. Per scongiurare questo pericolo noi oggi chiediamo l’istituzione di un Tavolo permanente di confronto continuo e trasparente tra le imprese, la Regione che deve rendere traguardabili i tempi di realizzazione degli investimenti necessari ed il Governo nazionale che deve intervenire nei confronti dell’Unione Europea, per fronteggiare quei limiti che non incoraggiano la transizione, ed individuare fonti di finanziamento incentivanti che aiutino il settore della raffinazione, che più di ogni altro ha la necessità di convertire i propri cicli produttivi.”

Per Giovanni Musso, amministratore delegato di Irem Spa, l’appuntamento odierno è un “evento importante per il polo industriale, alla luce della transizione energetica che sarà un’opportunità di sviluppo per la Sicilia e per tutto il territorio nazionale. Sono contento che Confindustria abbia scelto la nostra sede, perchè ci sentiamo orgogliosi e questo testimonia come la nostra azienda sia una realtà industriale a livello nazionale”. Sulla transizione energetica, Musso ha chiarito come l’azienda stia già seguendo le intenzioni dei grandi player. “In Nord Europa – ha spiegato – stiamo già realizzando impianti di recupero di CO2 ad idrogeno e ci stiamo adattando a nuovi impianti che hanno contenuti tecnologici più elevati rispetto al passato

L’appuntamento di oggi è stato utile per avere un primo confronto con Angelo Taraborrelli (intervenuto da remoto), neo presidente di Isab dopo l’acquisizione da parte dei ciprioti di Goi Energy.  “La giornata di oggi segna il primo passo della nuova nuova raffineria di Priolo – ha detto Taraborrelli -. La presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e delle imprese, evidenzia la rilevanza che ha la raffineria per il tessuto economico del territorio siciliano e per il settore energetico nazionale. Sarà un percorso di rilancio che la nuova proprietà, anche grazie ad un partner autorevole come Trafigura, intraprenderà insieme al proprio management, ai propri tecnici e dipendenti oltre che alle istituzioni e le parti sociali, per garantire la valorizzazione del già elevato capitale umano siciliano con  il fine, tra i tanti, del mantenimento del livello occupazionale”.


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