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Le donne studiano e si formano di più degli uomini ma guadagnano meno: i dati nell’Isola

In Sicilia sono oltre 11mila le imprese in rosa: in testa i servizi alla persona e la ristorazione

Le donne, nonostante siano avanti agli uomini per quanto riguarda istruzione e formazione, scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo. È quanto emerge da uno studio dell’Osservatorio economico regionale di Confartigianato Imprese Sicilia, realizzato in occasione della festa della donna. Una fotografia a 360 gradi sul mondo femminile da cui si evince anche una disparità del 32,2% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini.

Nel 2021 in Sicilia sono 11.566 le imprese registrate artigiane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Il 9,9% delle imprese femminili che popolano la nostra regione operano nel comparto artigiano.

Nello specifico, di queste oltre 11 mila imprese 1.505 sono gestite da giovani donne (10,2% del totale imprese femminili giovanili e 13,0% del totale imprese femminili artigiane) e 760 sono gestite da imprenditrice straniera (9,1% del totale imprese femminili straniere e 6,6% del totale imprese femminili artigiane).

Confrontando i numeri riferiti all’imprenditoria femminile artigiana del 2021 con quelli del 2019 (anno pre crisi) – tenendo conto che tra le imprese registrate viene conteggiata anche la platea nascosta di imprese cessate, che in attesa di ristori, non hanno ancora chiuso – si nota una difficoltà maggiore nel recuperare i numeri pre Covid-19 per la platea di giovani donne e per quelle che operano nel settore della manifattura.

NUMERI CHIAVE DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE ARTIGIANA SICILIANA
Imprese artigiane femminili: 11.566
Incidenza % su totale imprese femminili: 9,9%
Incidenza % su totale artigianato: 15,9%
Imprese femminili gestite da under 35: 1.505
Incidenza % su totale imprese artigiane femminili: 13,0%
Incidenza % su totale imprese femminili giovanili: 10,2%
Imprese femminili gestite da straniere: 760
Incidenza % su totale imprese artigiane femminili: 6,6%
Incidenza % su totale imprese femminili straniere: 9,1%

Persistono le medesime disparità tra uomo e donna raccontate un anno fa, come negli anni precedenti. Le donne seppur fanno meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione scontano gap rilevanti a loro sfavore su lavoro, conciliazione e benessere soggettivo. Difatti, la quota di donne siciliane con almeno un diploma si attesta al 54,4% superando di 2,8 punti quella rilevata per gli uomini, quella di donne laureate si attesta al 23,2% superando di 9,1 punti quella rilevata per gli uomini, quella di donne che hanno effettuato il passaggio all’università si attesta al 53,2% superando di 13,1 punti quella rilevata per gli uomini, mentre quella di donne che partecipano alla formazione continua si attesta al 4,6% eguagliando il valore rilevato per gli uomini

C’è però un ambito dell’istruzione in cui le donne scontano un gap a loro sfavore rispetto agli uomini, quello del digitale: per quota di donne con competenze digitali elevate (per le donne si registra una quota del 10,7% inferiore di 7,6 punti a quella degli uomini) e per quota di laureate in discipline STEM (per le donne si rileva una quota del 9,1% inferiore 4,7 punti quella degli uomini).

La platea femminile sconta inoltre condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e conciliazione con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 12,9 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro, di 3 punti per dipendenti con bassa paga e di 15,9 punti per part time involontario. Tutto ciò comporta una disparità uomo donna anche sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 66,5% quota inferiore di 14,5 punti rispetto a quella rilevata per gli uomini.

Persiste inoltre una disparità del 32,2% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini.

Rispetto ad alcune variabile appena esaminate è possibile effettuare anche un confronto a livello europeo al fine di determinare se per le donne dell’Isola la loro condizione è migliore o peggiore di quella mediamente presentata dalle donne europee. In riferimento ai sei ambiti esaminati la Sicilia fa peggio in 5 e si avvicina ai valori europei per un solo ambito.

Nei 5 ambiti in cui fa peggio rispetto al dato europeo presenta una quota di donne con titolo di studio laurea e post laurea inferiore di 18,5 punti (16,7% Sicilia<35,2% EU), una quota superiore di 23,9 punti di giovani neet (39,3% Sicilia >15,4% EU), una quota di donne occupate in percorsi di istruzione e formazione continua inferiore di 5,4 punti (4,6% Sicilia <10% EU), una quota di donne che abbandonano precocemente percorsi di istruzione e formazione superiore di 7,1 punti (15,1% Sicilia >8,0% EU) e una quota di donne occupate nei settori tecnologici e ad alta intensità di conoscenza inferiore di 1,8 punti (1,4% Sicilia < 3,2% EU).

Si avvicina al valore europeo per quota di donne occupate nell’ambito della ricerca e sviluppo (1,4% Sicilia < 1,7% EU).

I dati a disposizione ci permettono di illustrare l’importanza e la centralità di alcune leve fondamentali per un contesto a “favore di donna” come l’istruzione e la diffusione capillare sui territori di servizi di assistenza negli ambiti della conciliazione (come i servizi per l’infanzia, asili nido), leve su cui poter e dover fare forza per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Difatti, si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea).


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