“La Rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa dentro la cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello. “Lo Stato” siamo noi, e la dignità non deve essere in vendita. Oggi sarà una lunga giornata di protesta. Ma questa protesta non deve danneggiare noi stessi ma arrivare lontano, l’Italia ha bisogno della Sicilia. e la Sicilia ha bisogno di una Nazione. Che oggi sia una buona “Rivoluzione” per tutti, e che quella matita con la sua croce abbia un significato forte, quando ognuno dovrà fare i conti con la propria dignità”.
Così concludevo un mio articolo (leggilo qui) il 20 gennaio 2012 durante una delle proteste dei Forconi che misero in ginocchio la Sicilia. La frase, poi, venne erroneamente attribuita al magistrato ucciso dalla mafia Paolo Borsellino, perché ripresa il 21 gennaio a un comizio a Palermo alla presenza del fratello Salvatore.
Oltre l’onore di questa falsa attribuzione, però, è rimasto ben poco di quella frase. Abbiamo passato cinque anni a lamentarci e siamo di nuovo qui. La matita, oggi, spezzata e forse spuntata, è ancora nelle nostre mani. Abbiamo il diritto al voto e questo è un privilegio, non dimentichiamolo.
È stata la campagna elettorale dei tifosi, con poca consapevolezza sui programmi elettorali, concentrata solo sul colore della maglia. Tra pro e anti movimenti, pro e anti partiti, con continui attacchi a liste di impresentabili e suddivisioni tra rappresentanti di antimafia e presunti rappresentanti di mafia. Tra chi non riconosce i propri candidati e i candidati che non rappresentano i propri elettori.
Insomma, un gran caos. E anche se mai ho visto tanta confusione e caciara prima di arrivare ad una elezione così importante per la Sicilia, ammetto che la mia attenzione è disturbata da una personale avversione per chi non andrà a votare. Lasciando ad altri la decisione dei nostri futuri rappresentanti. Grande rispetto, invece, per chi vorrà dire la propria e voterà. Qualsiasi candidato voglia preferire.
Si dice sempre che la classe politica che ci rappresenta sia lo specchio della popolazione. Un luogo comune… che non fa una piega, e che spiega perché siamo ancora qui, fermi, immobili, ad aspettare che le cose cambino.
Continuiamo a cercare nel passato la forza di cambiare il futuro. Una frase scritta nel 2012, ha viaggiato indietro nel tempo e immaginata come fosse pronunciata da un grande uomo di Stato scomparso 20 anni prima. Frase che oggi viene riproposta. E lo sarà anche la prossima volta che saremo chiamati alle urne. Il futuro però è ancora da scrivere e la cosa più semplice da fare è… fare una cosa per volta.
Domani quindi andate a votare, chiunque vogliate ma fatelo. Non siate solo spettatori della vostra Sicilia dei prossimi 5 anni. Altrimenti restate in silenzio quando qualcosa non andrà secondo le vostre aspettative, perché non avrete il diritto di lamentarvi se i prossimi cinque anni saranno peggiori di quelli trascorsi. Se lamentarsi è un diritto, votare è un dovere. Esercitiamolo.
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