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Lentini, operazione “Mazzetta Sicula”. Processo a Leonardi: l’imprenditore sentito dal pm

Il patron della Sicula Trasporti è accusato di reati ambientali e corruzione

Si è svolto davanti alla III sezione penale del Tribunale di Catania presieduto da Rosa Alba Recupido, il processo a carico di Antonello Leonardi, patron della Sicula trasporti coinvolto nell’inchiesta mazzetta sicula. Leonardi è accusato di reati ambientali e corruzione. Per la Procura avrebbe pagato mensilmente alcuni funzionari dell’Arpa e del Libero Consorzio di Siracusa per essere avvisato dei controlli negli impianti di contrada Coda volpe. In carcere a giugno del 2020, ha deciso di rispondere alle domande del pm Marco Bisogni.

Leonardi – come riporta La Sicilia di oggi – ha spiegato come si lavora all’interno delle discariche e, difendendosi dalle contestazioni, ha dichiarato di aver adottato condotte corrette sui sistemi di conferimento, anche nella raccolta differenziata che andavano a finire nell’impianto di compostaggio. “La chiave del problema non era la quantità dei rifiuti ma la qualità si legge nell’articolo – infatti molti dei rifiuti che arrivavano dai comuni non potevano essere trattati perché non avrebbero potuto dare un compost di qualità”.

Sul rifiuto non trattato proveniente da una raccolta differenziata non di qualità,  finito direttamente in discarica, Leonardi difeso dall’avvocato Michele Ragonese ha fornito al pm Bisogni la sua versione: “Questo materiale che non poteva essere trattato lo mettevamo da parte a fine linea e dopo finiva in discarica”.

Sulla regola di “cummigghiare” i rifiuti – come emerso dalle intercettazioni, l’ordine non sarebbe servito per nascondere qualcosa, ma come regola funzionale alla gestione perché – come ha spiegato l’imputato al pm, “ il giorno prima non erano riusciti a coprire tutto”

Sulla scoperta da parte del Gico di quasi un milione di euro, seppelliti dentro a grossi fusti  sotto terra, Leonardi ha spiegato che quelli sarebbero stati soldi legati ad alcuni affitti e che la scelta di interrarli sarebbe stata dettata da una sorta di “tradizione” di famiglia tramandata dal padre che gli consigliava sempre di tenere da parte denaro contante per i periodi difficili.

Sul coinvolgimento del dipendente dell’Arpa di Siracusa (co-imputato) e dell’impiegato dell’ex provincia di Siracusa (già condannato in appello), Leonardi ha respinto la tesi accusatoria di una elargizione per avere i favori dei funzionari. Si è difeso parlando di un prestito in 12 tranche di 70 mila euro al primo (soldi che non sarebbero mai stati restituiti) e di “un aiuto umanitario” nei confronti del secondo.


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