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L’omaggio di Melilli a Luigi Bernabò Brea, Maestro archeologo e funzionario della Soprintendenza alle antichità della Sicilia Orientale

L’incontro ha offerto l’opportunità di porre l’attenzione sulla eredità scientifica di Bernabò Brea, mettendo a confronto tutti i protagonisti del territorio (accademie, musei, istituti di cultura, funzionari, docenti universitari, soprintendenze)

Due intense giornate di studio a lui dedicate, a 25 anni dalla sua scomparsa, con l’obiettivo di fare il punto sulle ricerche archeologiche in Sicilia nell’ultimo quarto di secolo. Il convegno, dal titolo Luigi BernabòBrea e la Sicilia, si è svolto nella Sala Consiliare del Comune di Melilli, dedicata alla memoria di uno dei padri dell’archeologia moderna, G.E. Rizzo, che peraltro, fu anche insegnante di Archeologia Greco e Romana dello stesso Bernabò Brea.

Organizzato dalla “sezione Melilli”, dell’associazione Nazionale Italia Nostra, l’evento, curato dal prof. Giuseppe Immè, ha visto la partecipazione, nella qualità di relatori, di eminenti studiosi di archeologia di respiro internazionale, docenti universitari, funzionari archeologi e archeologhe in attività e in pensione e ancora rappresentanti di Accademie, Istituti di Cultura, Musei, Soprintendenze provenienti da tutta Italia.

Presenti anche le più alte cariche dell’Associazione Italia Nostra: il Presidente della sezione locale, prof.ssa Nella Tranchina; il Presidente Regionale, prof. Leandro Janni; a livello Nazionale la presenza di un membro del Consiglio, la prof.ssa Liliana Gissarra, e del Segretario Generale, dott. Michele Campisi.

Invitati il Sindaco di Siracusa, nel cui territorio sono ubicati il Parco Archeologico e la Soprintendenza, a suo tempo retti contemporaneamente da Bernabò Brea, e i Sindaci dei comuni vicini, i cui siti archeologici sono indissolubilmente legati al nome di Bernabò Brea e, nello specifico: il Sindaco Di Mare di Augusta, per il sito di Megara Iblea; il Sindaco Gianni di Priolo, per Thapsos e il Sindaco Parlato di Sortino, per Pantalica. A fare gli onori di casa il Sindaco On. Giuseppe Carta che, concettualmente in linea con quanto espresso successivamente dai primi cittadini degli altri comuni, si dice lieto di patrocinare eventi che puntano i riflettori sulle potenzialità di sviluppo turistico-culturale di un territorio che, per più di mezzo secolo, è stato legato allo stereotipo di territorio industrializzato privo di prospettive di progresso culturale.

A rendere possibile la realizzazione di un convegno di tale levatura, i fondi del bando “Democrazia Partecipata” espletato dal comune di Melilli e un contributo del Nazionale di Italia Nostra. L’anniversario ha offerto l’opportunità di porre l’attenzione sulla eredità scientifica di Bernabò Brea, mettendo a confronto tutti i protagonisti del territorio (accademie, musei, istituti di cultura, funzionari, docenti universitari, soprintendenze) che hanno potuto rievocare quello che è avvenuto nel recente passato nell’area orientale della Sicilia. Una visione prospettica aggiornata, che si sostanzia in un’accresciuta consapevolezza del valore rivoluzionario e prodigioso di approcciare l’archeologia, che ebbe in Bernabò Brea un vero “Maestro”.

Con lui si scrisse una pagina entusiasmante di storia e di archeologia e le sue indagini ad oggi restano una pietra miliare su cui rapportarsi. Il Convegno, è stato suddiviso in 7 sezioni: l’introduzione, assegnata a Maria Bernabò Brea e Paola Pelagatti; la parte relativa alla preistoria e protostoria, a cura di Massimo Cultraro, Rosa Maria Albanese, Gioconda Lamagna e Lorenzo Guzzardi; la sezione sulle città greche di Sicilia e sui centri indigeno-ellenizzati affidata a Massimo Frasca, Elvia e Giada Giudice, Concetta Ciurcina, Giovanni Di Stefano e Michel Gras; della serie di interventi pertinenti alla costa tirrenica della Sicilia e alle Isole Eolie si sono occupati Maria Costanza Lentini, Maria Clara Martinelli, Umberto Spigo e Rosario Vilardo; il settore relativo all’archeologia subacquea è stato approfondito da Elena Flavia Castagnino e Giuseppe Immè; la tutela del territorio e più in generale la salvaguardia del paesaggio della Sicilia è stato affrontato da Rosa Lanteri, Alessandra Castorina e Mariella Musumeci; il trasloco dallo storico edificio di Piazza Duomo al nuovo Museo di Villa Landolina e i nuovi criteri di catalogazione sono stati ricordati da Giusi Monterosso, Angela Maria Manenti e Agostina Musumeci e infine la passione per le stampe giapponesi è stata rievocata da Linda Storaci.

Gli interventi, nelle due intense giornate di studio, sono stati capaci di stuzzicare l’interesse, la curiosità e la voglia di approfondire e di conoscere. Ognuno di essi, è paragonabile ad un piccolo cortometraggio che, assieme agli altri, ha restituito ai presenti una pellicola appassionante capace di evocare le immagini, i fatti e le parole che raccontano la prodigiosità dell’uomo, dell’archeologo e del Soprintendente Bernabò Brea.

Studioso visionario e innovativo, animato da un rigoroso senso dello Stato e del bene collettivo, fu capace di trasformare l’archeologia siciliana in un laboratorio permanente di sfide e conquiste scientifiche.

Capace di appassionare e coinvolgere soprattutto i giovani studiosi, fino ad incidere sulla scelta del loro percorso professionale. Per ognuno dei suoi giovani collaboratori è stato fonte di crescita personale e professionale, sempre presente e puntuale in qualsiasi richiesta di sostegno fino a dare “lezioni esclusive” davanti ad una tazza di tè. Cosi facendo costellava il territorio di persone di fiducia e preparate. Dalla sede di Siracusa, il Soprintendente alle Antichità della Sicilia Orientale ebbe a gestire un territorio vastissimo di 5 province. Diede avvio a un rilevante numero di scavi e stimolò, in maniera innovativa, l’archeologia siciliana, con indagini condotte ineccepibilmente, applicando la tecnica dello scavo stratigrafico.

Studioso prestigioso – con l’attitudine al confronto a volte serrato e pungente, ma mai polemico o su basi personali – aveva un’innata onesta intellettuale, che gli permetteva di rivedere eventualmente le posizioni in precedenza assunte. Collaborò con università e specialisti. Studioso di caratura europea, pubblicò in Spagna e in Inghilterra e collaborò con l’École française di Roma. Individuando nelle collaborazioni internazionali il motore della ricerca, apri la strada alle missioni dei francesi a Megara Iblea e degli americani a Morgantina. Attività che resero la Sicilia un faro luminoso nella storia delle indagini archeologiche del Mediterraneo. Portò avanti una significativa azione di tutela e valorizzazione a servizio della conoscenza. Poneva grande attenzione alla chiarezza e all’ordine delle esposizioni museali. I musei non dovevano essere un archivio per la conservazione di materiali, ma dovevano assolvere al compito di divulgare la cultura anche a un pubblico non specialista e pertanto l’esposizione dei reperti doveva essere corredata da didascalie, grafici illustrativi, ricostruzioni, plastici, fotografie. Non disdegnava l’uso di qualsiasi strumento per divulgare la conoscenza che, sosteneva con forza, “ … è un diritto civile e pertanto, la comunicazione deve arrivare”. Educava alla semplicità di linguaggio e alla correttezza dell’informazione chiunque si avviasse a collaborare con il museo ed era particolarmente pretenzioso di competenza nelle catalogazioni dei “beni culturali”. Il suo impegno infaticabile e gli esiti raggiunti gli valsero il riconoscimento di grande Maestro dell’archeologia del XX secolo.


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