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“Nero d’Avola che “perde” gradi? Sì, ma serve un processo di vinificazione diverso”. L’intervista a Frankie Terranova (Strada del Vino del Val di Noto)

"Il Nero d'Avola resta un vino autorevole a prescindere dai gradi"

Un Nero d’Avola con meno gradi per restare “generale” dei vini. Si può fare, ma senza perdere autorevolezza e autenticità di un vino che racconta il territorio siciliano. Ne è convinto Frankie Terranova, direttore della Strada del Vino del Val di Noto, con il quale abbiamo commentato la notizia battuta da Agi sul progetto InnoNDA, finanziato dalla Regione Siciliana e promosso da Assovini Sicilia, con funzioni di capofila, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano. L’obiettivo è innovare la produzione dei vini a base di Nero d’Avola con un approccio sostenibile e, successivamente, valutare la applicabilità ad altri vitigni autoctoni italiani: le indagini riguardano la riduzione del tenore alcolico, la differenziazione della produzione con l’esaltazione delle caratteristiche varietali e la valutazione della diversità del vitigno Nero D’Avola nel territorio siciliano.

“Sta succedendo – ha spiegato Terranova – che il mondo del vino è in continuo fermento ed è capace di pensare e ripensarci. È un aspetto positivo interrogarsi sul futuro. Nel dettaglio l’idea di un Nero d’Avola che perde gradi per restare “generale” è importante. Oggi il mercato è fatto anche da giovani che si avvicinano al mondo del vino e vede questa bevanda con gradazioni alcoliche diverse e meno importanti rispetto a quelle a cui si è abituati. La questione è di metodo: come andare incontro a questa richiesta senza snaturare un vitigno che per la Sicilia e il Val di Noto è un punto di riferimento”.

“L’obiettivo – ha aggiunto – è capire come arrivarci. Sicuramente non con un percorso artificiale o soltanto nella parte finale: dealcolizzare vorrebbe dire fare il contrario di quello che vogliamo realmente raccontare. A livello di mercato, a livello commerciale c’è l’esigenza di una comunicazione che sia anche diversa, immaginando vini che siano più bevibili e permettano di alzarsi dal tavolo con meno difficoltà. Per arrivarci dobbiamo pensare a un processo di vinificazione diverso, che cominci già dalla vigna e in cantina. Percorsi tecnici che non facciano raggiungere al vino quella gradazione che poi saremmo costretti “ad abbassare”.

“L’operazione si può fare – ha concluso – ne abbiamo già parlato con le cantine e con i nostri bravi enologi. Certo, ci vuole tempo e nuova considerazione per farsi apprezzare così da non perdere la specificità. Il Nero d’Avola resta un vino autorevole a prescindere dai gradi”.

 

 


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