Scoperta una nuova specie di pipistrello per l’Europa

In collegamento con Pietro Di Bari, dottorando Università di Palermo, ricercatore del Cnr-Iret e National Biodiversity Future Center

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Oltre Il Limite: Volo…..Ma Sott’Acqua

Dopo alcune telefonate ed incontri su my space, finalmente, a Ostia in occasione dei campionati nazionali di società di atletica leggera, io e Pietro ci rivediamo.
Con Pietro Marchese ci conosciamo da più di dieci anni, suonavamo insieme, lui il basso ed io la batteria, una base ritmica perfetta.
E’ un istruttore di sub di alto livello ed insieme a lui voglio prendere il brevetto per fare qualche immersione un po’ speciale…
Ad Ostia progettiamo tutto cercando di affrontare tutte le problematiche che potrebbero esserci.

Da quel giorno mi si è aperto un Mondo completamente nuovo ed ho iniziato subito a studiare il corso ESA open water diver che Pietro mi ha inviato tramite mail.
Pietro non è solo un ottimo istruttore sub ma anche uno psicologo dello sport quindi, molto attento ai controlli e ai limiti da rispettare per il totale divertimento.
Facciamo la prima lezione teorica a Catania.
La teoria è facile da capire ma non per questo da sottovalutare.

Si parla dell’acquaticità, dei vari brevetti, della struttura del corso, dell’attrezzatura e del compagno d’immersione che è fondamentale scegliere con cura perché in coppia si possono condividere tante emozioni.
Dopo un paio di giorni finalmente arriva il bello, la mia prima immersione!

La prima cosa è concentrarsi sull’attrezzatura. Pietro me ne spiega il funzionamento e l’utilizzo: inoltre provo ogni componente per raggiungere il massimo della comodità in immersione. Non conviene mai comprare tutto se prima non l’hai provato. Spendi soldi inutilmente e se ti ostini ad utilizzarlo lo stesso rischi di compromettere il divertimento: come andare ad una festa da ballo con scarpe strette…


Conviene provare e farsi consigliare dall’istruttore.

Mi spiega come preparare l’attrezzatura e mi concentro al massimo per non farmi sfuggire una sola parola. Non è difficile perché le cose me le dice lentamente e me le ripete più volte. Non voglio sbagliare anche se mi è concesso, sono però troppo orgoglioso e non voglio, anzi devo essere perfetto. Ripeto il montaggio e cerco di ricordarmi tutti i suoi gesti. Vado lentamente per rispolverare la mia buona memoria visiva. A volte vengo distratto da qualche grido dei bambini che sono in piscina e da
qualche curioso ma, lo sguardo rimane fisso sui movimenti che sto facendo e che dovrò fare.

Prima della vestizione facciamo la seconda lezione teorica e parliamo di cose molto importanti come la pressione, la compensazione,la respirazione e il consumo dell’aria, l’assetto, la muta e le tecniche di comunicazione.
Vediamo insieme come funziona il GAV, come si attacca alla bombola e come si collegano gli erogatori e il manometro.
Dopo aver appreso e provato a farlo da solo ci mettiamo la muta (io con qualche difficoltà del neofita) poi ci tuffiamo in acqua.

Ecco fatto, l’acqua è fresca e ci voleva, mi aiuta a rilassarmi. Penso che adesso devo andare sotto e sono eccitatissimo, non vedo l’ora. Indosso allora la maschera e poi l’erogatore. Con l’assistenza di Pietro mi riesce tutto facile, anche i passaggi successivi.
Siamo pronti in acqua e vestiti, stringo le cinghie, controllo che tutto sia apposto e do un bell’ok.
Mentre scarichiamo l’aria dal GAV per facilitare la discesa mi viene da ridere e mi ripeto ecco ci siamo sto respirando sott’acqua e stiamo andando giù per starci un po’.

E’ la prima lezione, siamo solo a un metro e mezzo di profondità ma la possibilità di respirare sott’acqua è una sensazione bellissima. Non è naturale per l’uomo, eppure, quante situazioni riusciamo a far diventare naturali grazie alla tecnologia?
Sdraiati sul fondo, a pancia in giù, rilassiamo il nostro corpo con otto lunghi atti respiratori.
Così inizia la mia prima immersione, con alcuni esercizi che Pietro mi faceva vedere prima tipo, togliere l’erogatore e poi rimetterlo in bocca, toglierlo, allontanarlo e poi recuperarlo, svuotamento della maschera.

Esercizi che mi riescono semplici e che nello stesso tempo rendono la mia permanenza in acqua sempre più naturale. Inizio con l’aspetto tecnico fino a quando arrivo a quello più bello, il mio corpo nell’acqua. Mi sembra di sentirlo, ogni volta che guardo le mie gambe sono sempre nella posizione che avevo immaginato che fossero. Ho sempre nuotato, sin da piccolo. L’acqua è il mio elemento più vicino ma non l’avevo mai vissuto così intensamente. Si, puoi starci delle ore giocando e nuotando ma rimanere dentro, in mezzo è tutta un’altra cosa. Riesco a fare dei movimenti unici e non mi sento bloccato da niente.

Faccio gli esercizi che mi servono per diventare un bravo sub e nel frattempo furtivamente distolgo lo sguardo da Pietro per guardare più lontano mentre sogno di essere in mare aperto. Mi ripeto che sto studiando per questo quindi prima imparo, prima posso passeggiare in totale relax. In mare sicuramente non ci sono barriere invalicabili e nemmeno lo sguardo compassionevole di alcuni “pesci”.
Dopo quasi 40 minuti d’immersione risaliamo, via l’autorespiratore e la maschera.
Ritorno in carrozzina e sfilo la muta che si era troppo affezionata, non mi voleva lasciare…

Smontiamo gli erogatori, togliamo la bombola e scarichiamo l’aria dal giubbetto.
Sono operazioni che vanno effettuate con calma e fanno parte dell’immersione, non devono essere viste come una noia, mi spiega Pietro.
Comprendo così che il passaggio da un elemento ad un altro (aria-acqua-aria) avviene attraverso le competenze che sto imparando e che mi tornano utili per capirne la differenza.
Ho sempre avuto stima di lui, ora ce l’ho in un’altra dimensione. E’ serio, professionale e sempre con la battuta pronta.

Oggi non ho solo stima di lui, ho anche fiducia.
Inizio a capire come prendere in mano la situazione e avere il controllo totale del proprio corpo e del proprio cervello. Tutto è lento, ho la possibilità di provare, di riflettere, di……respirare.
Durante le lezioni nulla viene lasciato al caso è tutto calcolato e programmato, anche gli errori. La prima regola è respirare continuamente e profondamente. La cosa più importante che mi ho imparato è che questo non lo farò solo in acqua ma anche fuori e cioè prima e dopo l’immersione.

Da atleta conosco già i benefici di una buona respirazione ma se non ti entra nella testa riesci solo ad applicarla solo quando ti alleni o fai una gara.
Nuotare sott’acqua è un po’ come volare. Non senti le voci, solo la tua che pensa e riflette. Sei solo con te stesso, padrone di te stesso. Ti lasci tutto alle spalle e non ti fai trascinare dalla routine giornaliera, puoi dare grande espressività al tuo corpo. Finalmente dedichi del tempo a te stesso, cosa che oggi risulta difficile a molte persone.

Ho potuto apprezzare la moltitudine di proprietà e benefici che ha l’acqua nei confronti del nostro corpo. La sensazione di serenità massima continua anche in strada di ritorno verso casa. Non ti arrabbi se qualcuno ti ha tagliato la strada o qualcuno è passato anche se aveva lo stop. Ti sei scaricato delle tensioni accumulate e non pensi a nient’altro che alla calma che andrai a cercare e trovare nella prossima immersione.

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