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Omicidio di via Elorina: Mirabella conferma tutto davanti al Gip. E spunta un audio inviato a Pellizzeri

Nell’audio, l’uomo – agitato dopo uno scontro fisico tra la vittima e il fratello – prometteva esplicitamente che avrebbe sparato a Pellizzeri

Ha ammesso anche davanti al gip di Siracusa di aver premuto il grilletto contro Giuseppe Pellizzeri, il 37enne ingegnere navale e ufficiale della Guardia costiera ucciso a colpi di pistola nel tardo pomeriggio di martedì scorso in prossimità di un bar in via Elorina, nella zona sud di Siracusa. E’ quanto ha detto nel corso dell’udienza di convalida del fermo Francesco Mirabella, il 30enne siracusano, accusato di omicidio che, al termine dell’interrogatorio, è stato riportato in cella, nel penitenziario di contrada Cavadonna, a Siracusa, dove si trova dalla sera del 10 giugno, dopo essersi costituito nella caserma del comando provinciale dei carabinieri. Il giudice Andrea Migneco scioglierà la riserva entro domani mattina.

Nella sua testimonianza, l’indagato avrebbe anche detto di essersi procurato quella pistola, poi rinvenuta a mare, usata contro l’uomo deceduto nei minuti successivi agli spari, durante il trasporto in ospedale con l’ambulanza del 118. Stando a quanto emerso nelle indagini, il delitto sarebbe stato preceduto da scontri tra la vittima e la famiglia dell’indagato in merito ai soldi legati all’affitto di un magazzino. Vi sarebbe stato anche uno scontro fisico tra l’ingegnere navale e il fratello di Mirabella che, nel corso della sua testimonianza, avrebbe spiegato di essersi armato per tutelare la sua incolumità. Insomma, avrebbe avuto timore del 37enne, ma quando le parti si sono incontrate nel bar Francesco Mirabella ha esploso almeno due colpi finiti al petto della vittima che, però, dalla ricostruzione di alcuni testimoni, avrebbe provato a reagire prima di stramazzare per terra.


Da definire quando sarà eseguita l’autopsia sul corpo dell’ufficiale della Capitaneria di Porto che potrà chiarire le cause del decesso, ma le indagini dei carabinieri e della Procura non sono ancora concluse: infatti sono stati sequestrati alcuni telefonini per verificare il possibile coinvolgimento di altre persone.

A rendere ancora più delicato il quadro c’è anche un messaggio vocale inviato via WhatsApp da Mirabella circa due ore prima dell’omicidio. Nell’audio, l’uomo – agitato dopo uno scontro fisico tra la vittima e il fratello – prometteva esplicitamente che avrebbe sparato a Pellizzeri.

Secondo quanto emerso, invece, il padre di Mirabella avrebbe tentato di mediare e di riportare la calma, senza però essere a conoscenza dell’arma né dell’epilogo. È stato lui a prestare i primi soccorsi, mentre il fratello – coinvolto nella lite avvenuta nel capannone oggetto del contendere – è stato finora ascoltato come persona informata sui fatti.

L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Stefano Priolo, va avanti per ricostruire ogni dettaglio e accertare eventuali responsabilità ulteriori.


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