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Parcheggiatori Abusivi: “Mance” troppo alte…?

Esci una sera qualsiasi della settimana, con l’intenzione di fare un giro, magari anche breve. Una mezz’ora di relax dopo una giornata di caldo, giusto per bere qualcosa di fresco con un amico, e rientrare a casa al più presto in vista della successiva giornata lavorativa.

E per una veloce passeggiata sei costretto a pagare quella che è diventata ormai una vera e propria “tassa” sul parcheggio, anche laddove tasse non ce ne sono perché assolutamente gratuito.

Dilaga l’abitudine di una costante “cifretta” da sborsare a qualche abusivo piazzato in ogni angolo utile per parcheggiare, non solo in Ortigia, ma soprattutto davanti ai locali delle zone balneari.

Ci si può render conto della necessità dell’inventarsi lavori irregolari come questo, in quei casi di precarietà totale e quando incombe l’esigenza di sfamare una famiglia, nell’assenza di altre opportunità.

Ma la tolleranza verso queste forme di povertà non può essere illimitata. Un tempo, la monetina da 500 lire rappresentava un compenso lussuoso per coloro che custodivano spontaneamente le automobili posteggiate. Oltre quegli spiccioli non si pagava. Non si pensava nemmeno lontanamente di destinare la banconota da 1.000 al parcheggiatore abusivo di turno.

Adesso invece è d’obbligo spendere da 1 a 2 euro di mancia (per non dire tassa)nella maggior parte dei luoghi di sosta. Dunque, nella migliore delle ipotesi, l’abusivo pretenderà un contributo di quasi 4.000 delle vecchie lire per dare il suo aiuto nella manovra di parcheggio. Cifre piuttosto salate, che specialmente se chieste con presunzione, per gli automobilisti diventano mal tollerate.

La mancia per il parcheggio “assistito” affonda le radici nella storia italiana, il famoso “avanti Dottò!” è un’ icona anche della cinematografia di casa.

L’inflazione negli anni è cresciuta e anche la “tassa” sul parcheggio, chissà se un giorno diventerà una forma di “costume” autorizzata anche dalle leggi o assisteremo ad una rivolta degli automobilisti.

Non possiamo far altro che ingranare la prima e aspettare l’ “avanti Dottò”.
 


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