La crisi del polo petrolchimico di Priolo è sempre più evidente, e l’analisi di Antonio Recano, segretario della Fiom Cgil di Siracusa, pone l’accento sulle criticità di un territorio che rischia di sprofondare in una spirale di deindustrializzazione, con pesanti conseguenze sul piano occupazionale, economico e sociale.
Il segretario provinciale dei metalmeccanici siracusani non usa mezzi termini: “I tavoli ministeriali di questi mesi hanno reso evidente la distanza del Governo nell’affrontare la complessità di un polo industriale che, senza investimenti pubblici e privati e senza il coraggio di una politica attenta alla sostenibilità delle produzioni, va incontro a una progressiva deindustrializzazione”.
Un quadro allarmante, quello tracciato dalla Fiom Cgil, che sottolinea come le promesse e le rassicurazioni del Governo, di Confindustria e di parte del sindacato siano state finora disattese: “La realtà si mostra in tutta la sua tragica rappresentazione”, afferma Recano.
La crisi del polo industriale di Siracusa sta emergendo con forza nel dibattito politico del territorio, soprattutto dopo che emersa la volontà di Isab di avviare una procedura di “composizione negoziata di crisi”. Notizia che si somma a quella dei possbili esuberi di 63 unità annunciati da Sasol. Messaggi che per la Fiom sono segnali inequivocabili di una situazione che non può più essere ignorata.
“La crisi che attraversa il petrolchimico rappresenta un monito per tutti i lavoratori. È arrivato il momento di reagire”, incalza Recano. Per il segretario della Fiom Cgil, il territorio è immobilizzato, incapace di reagire e di costruire alleanze tra i soggetti sociali. “Siamo di fronte a un territorio che versa in uno stato narcotico, inconsapevole del peso sociale che si abbatterà su di esso se non si dota di un nuovo modello industriale capace di proiettarci verso una nuova stagione di sviluppo sostenibile”, avverte.
Il sindacalista critica anche la visione di chi cerca di agevolare piani di ristrutturazione che non affrontano le vere radici della crisi. “Non c’è più tempo, siamo giunti al punto di non ritorno. Serve infrangere il muro della paura e della rassegnazione”, afferma con forza. Secondo Recano, l’unica risposta possibile è una mobilitazione generale che abbia come obiettivo la costruzione di un nuovo modello di sviluppo. “Il destino di Priolo sarà determinato dalla lotta che i lavoratori saranno in grado di mettere in campo. Tocca a loro costruire una proposta alternativa, che renda esplicito il loro punto di vista e la loro visione”.
Il segretario della Fiom richiama l’importanza della conflittualità sancita dalla Costituzione, che riconosce ai lavoratori il diritto e il dovere di organizzarsi collettivamente per determinare le proprie condizioni. “È necessario lottare per difendere un futuro industriale e imporre il cambiamento, come lavoratori e come cittadini”, aggiunge.
“La responsabilità è di tutti. Solo uniti potremo costruire una nuova prospettiva per Priolo e per l’intero polo industriale”, conclude Recano, lanciando un appello alla mobilitazione per trasformare la crisi in un’opportunità di cambiamento e di rilancio.
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