Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere gli agenti della Polizia di Stato arrestati martedì con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico.
Questa mattina al Tribunale di Catania l’interrogatorio di garanzia si è concluso con un nulla di fatto perché Rosario Christian Salemi e Giuseppe Iacono, difesi dagli avvocati Giorgio D’Angelo e Nuccio Troia, non hanno proferito parola davanti al Gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo. Scena muta ampiamente prevedibile, considerato il divieto imposto agli arrestati di conferire con i legali sino a interrogatorio. Così i due agenti “infedeli”, all’epoca dei fatti in servizio all’Antidroga, sono tornati in carcere ma i difensori hanno annunciato la presentazione del ricorso al Riesame per chiedere la scarcerazione dei propri clienti.
Discorso diverso invece per la vice ispettrice Claudia Catania, difesa dagli avvocati Sergio Fontana, Luigi Latino e Vanessa Greco, che per l’accusa si occupava di sostituire la droga sequestrata partecipando poi alla divisione dei profitti derivati dalla nuova cessione della sostanza stupefacente e provvedendo alla redazione di verbali quindi falsati. Si è trattato di un interrogatorio lungo, durato circa 2 ore e mezza, con l’indagata che ha risposto a tutte le domande del Gip. Da parte dei legali filtra grande ottimismo sulla possibilità di dimostrare la totale estraneità ai fatti della propria assistita, preannunciato anche in questo caso il deposito dell’istanza di Riesame.
Si è presentato anche il brigadiere dei Carabinieri, difeso dall’avvocato Sebastiano Ricupero, che al momento non risulta sospeso. Per l’accusa avrebbe rivelato dettagli sull’imminente operazione Bronx per “sdebitarsi” delle confidenze di Cesco Capodieci, ma il Gip in prima battuta non ha accolto la richiesta dei Pm di procedere con il divieto di dimora e si è riservato di decidere sulla sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio.
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