Siamo al round 3, e questa volta a cantare vittoria è Legambiente. Il Cga blocca di nuovo l’iter per la realizzazione del resort sull’Isola di Capo Passero. Il Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo, infatti, ha sospeso l’efficacia della sentenza del Tar Catania che aveva accolto il ricorso della società “Pietro Bruno di Belmonte per Le Tonnare di Capopassero Sas”. Quindi è tutto da rifare.
A settembre il tribunale catanese aveva annullato il decreto della Regione dando il via libera alla realizzazione del progetto di ristrutturazione e rifunzionalizzazione della tonnara di Capo Passero e degli stabili a rimessaggio barche, con cambio di destinazione d’uso. Il progetto prevede un complesso turistico alberghiero-ricettivo costituito da 18 suite (negli stabili per rimessaggio proprio sull’isola) e da un ristorante d’eccellenza, nonché da 110 stanze, bar, ristorante, centro benessere, piscine e solarium nei locali della tonnara.
La vicenda è esplosa nel 2017 e a contrastarne la realizzazione era stata Legambiente Sicilia, presentando il ricorso gerarchico alla Regione. Ad agosto 2018 la Regione stessa aveva annullato il parere favorevole condizionato rilasciato dalla Soprintendenza di Siracusa. Così il primo round era andato a Legambiente. Nell’estate 2019 ad incassare la vittoria nel secondo round è stata la società, poiché il tribunale amministrativo catanese aveva accolto il ricorso annullando, dunque, il provvedimento della Regione. Ma a distanza di 7 mesi il terzo round è di Legambiente, perché il Cga ha ritenuto che “la controversia – si legge nell’ordinanza – presenta numerosi e delicati profili di complessità che richiedono l’approfondimento della sede del merito”. Così ha accolto l’istanza cautelare sospendendo l’esecutività della sentenza impugnata.
Esulta Legambiente che a settembre ha organizzato una manifestazione di protesta in Terrazza dei due mari per opporsi alla realizzazione del progetto.
“Il provvedimento cautelare – si legge in una nota diffusa da Legambiente Siracusa – è molto interessante perchè punta a preservare il bene paesaggistico e ambientale da un danno che non è riparabile. Nella speranza che questo orientamento venga confermato anche quando il Cga dovrà pronunciarsi definitivamente nel merito, ribadiamo che noi non siamo pregiudizialmente contrari al recupero di manufatti storici e ad un loro utilizzo a fini produttivi, ma non possiamo accettare questo progetto che appare come una speculazione immobiliare e che sicuramente non rispetta le leggi di tutela e la storia dei luoghi”.
Legambeinte, inoltre, chiede il completamento dell’iter istitutivo della riserva naturale.
Il prossimo capitolo della vicenda è previsto nell’udienza fissata il 14 ottobre 2020.
Sebastiano Diamante
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