Ieri, presso la biblioteca di Priolo Gargallo, è stato presentato “Mal’aria Industriale 2012”, il dossier di Legambiente sull’inquinamento atmosferico prodotto dalle industrie. Legambiente ha realizzato una speciale classifica sull’inquinamento industriale italiano, analizzando i principali macro e micro-inquinanti atmosferici con particolare attenzione ai numeri degli stabilimenti siciliani. Nel corso dell’iniziativa particolare attenzione è stata dedicata alla situazione nella zona industriale di Siracusa, Priolo, Melilli e Augusta.
In allegato la sintesi del dossier. Di seguito l’estratto in cui Legambiente chiede:
La revisione dei provvedimenti AIA, Autorizzazioni Integrali Ambientali, finora concessi per verificare, per ciò che attiene le emissioni in atmosfera, che siano state prescritte e poi realmente adottate le migliori tecnologie disponibili (BAT);
La realizzazione presso le industrie di sistemi tali da recuperare in tutto o in massima parte gli off-gas per evitarne l’invio alle torce;
L’adeguamento tecnologico dell’impianto di depurazione IAS di Priolo per azzerare le sue emissioni;
Il controllo e la revisione degli impianti di desolforazione con il divieto di utilizzo della H2S nei forni;
Un check-up straordinario di tutti i serbatoi e le condutture al fine di verificare ed eliminare le emissioni fuggitive;
Un controllo costante sulle navi mercantili e sui terminali petroliferi per verificarne la rispondenza alle norme di sicurezza e di legge per quanto attiene le emissioni e l’efficienza delle linee di ritorno gas;
Il censimento delle attività di bonifica con azoto presso i depositi, gli impianti, le linee e le navi gasiere e petroliere per valutare l’entità delle emissioni;
Di garantire costantemente l’accesso e la diffusione delle informazioni alla popolazione relative alla qualità dell’aria ambiente previste dal Decreto legislativo 13/08/2010, n. 155, pubblicando i report giornalieri sui siti istituzionali dei comuni e dell’Arpa.
Di seguito pubblichiamo un comunicato di Legambiente, in merito al Dossier sopra citato:
“Come riportato nel dossier “Mal’aria Industriale 2012” di Legambiente, la Sicilia – grazie ai numerosi impianti petrolchimici e termoelettrici attivi nell’isola – si piazza ai primissimi posti nella poco onorevole classifica delle emissioni più ingenti ed inquinanti. Nonostante ciò la Regione non si è ancora dotata del prescritto Piano di Tutela dell’Aria né, conseguentemente, sono state adottate misure per migliorare la qualità dell’aria, limitare le emissioni ed evitare le perniciose conseguenze sulla salute e sulla vita delle popolazioni così come le ha riscontrate il recente studio “SENTIERI” dell’Istituto Superiore di Sanità.
Questa situazione inaccettabile di rischio e concreto detrimento della sicurezza, della salute e della qualità della vita delle popolazioni è stata ripetutamente denunciata da Legambiente, senza che però si pervenisse in tempi rapidi a depotenziare cause ed effetti. Basterà ricordare che l’impianto cloro-soda di Priolo è stato chiuso solo alla fine del 2005 (34 anni dopo la tragedia giapponese di Minamata) e che in questi giorni – decenni dopo la dismissione – si sta celebrando a Gela il procedimento giudiziario per i danni sanitari subiti dai lavoratori di quell’impianto. Ed è ancora aperta la ferita dell’Eternit di Siracusa come quella delle nascite dei malformati. Yes, and how many deaths will it take till he knows that too many people have died? E quante morti ci vorranno prima che lui sappia che troppi sono morti? La citazione di Bob Dylan ci sembra quanto mai opportuna, ce l’ha ricordata e l’abbiamo ripresa dallo studio “SENTIERI” dell’ISS.
Il quadro è ulteriormente aggravato dal fatto che il polo petrolchimico di Gela e gli impianti della Versalis di Priolo non sono ancora in possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che dovrebbe disporre la riduzione delle emissioni e migliorare i controlli. Per Gela la commissione AIA ha concluso i lavori a metà Dicembre e si è in attesa del provvedimento definitivo che, entro un anno, dovrebbe ridurre le emissioni di SO2 dello stabilimento dagli attuali 900 mg/mc a 700 mg/mc entro 12 mesi e poi, entro ulteriori 24 mesi, a 400 mg/mc. Per gli impianti Versalis è stato recentemente rilasciato il parere positivo – con prescrizioni – e si attende la convocazione della prossima conferenza dei servizi per concludere l’iter.
A proposito della commissione AIA. Dalla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche prodotte nell’ambito della recente indagine sull’Ilva di Taranto emergerebbe in modo chiaro un rapporto fin troppo morbido e disponibile tra i vertici del ministero dell’Ambiente e l’azienda siderurgica tarantina ai tempi della redazione dell’Autorizzazione integrata ambiente rilasciata nell’agosto 2011 dall’allora ministro Stefania Prestigiacomo. Considerando che le nuove Autorizzazioni e il riesame di quelle già scadute, così come la valutazione dell’impatto ambientale di nuove opere nel nostro Paese, non devono essere macchiate da alcuna ombra o dubbio di indipendenza e trasparenza – al di là delle azioni che spettano alla magistratura – ribadiamo la richiesta di dimissioni di Dario Ticali, ancora oggi presidente della Commissione Ippc/Aia del ministero, e di Luigi Pelaggi, ex capo della segreteria tecnica del ministero, attualmente membro della Commissione Via nazionale”.
Tornando alla Sicilia, l’ultima denuncia, in ordine di tempo, è quella presentata un anno fa da Legambiente Siracusa in relazione al continuo superamento dei limiti per le emissioni di PM10 (che pongono la città tra quelle italiane che detengono il triste primato di città più inquinate da polveri sottili) e per la presenza “asfissiante” di idrocarburi non metanici. A questa denuncia rispose solo l’ARPA che, nel confermare i superamenti segnalati da Legambiente, confermava, altresì, quanto da anni la nostra associazione sostiene: la legge indica per alcuni pericolosi inquinanti – come nel caso degli idrocarburi – una “soglia di sicurezza” ma solo in particolari condizioni li considera “fuori norma”. Ne consegue che – purché contemporaneamente non si superi il livello di 200 mcg/mc di Ozono – possiamo continuare a respirare una nebbia di idrocarburi al oltre 1000 mcg/mc senza che nessuno debba rispondere per i danni e le lesioni immediate e future causate alle persone. Complici di tale stato di disagio, a cui sono costrette le popolazioni, sono tutte quelle amministrazioni che rimangono distratte ed inoperose.
Le aree industriali e petrolchimiche siciliane sono sorte, per loro natura, all’interno dei porti dove oggi transitano e sostano ogni anno migliaia di navi petroliere e mercantili. Molte di loro sono centrali termoelettriche di non piccola dimensione (30 – 40 MW). Com’è noto il contributo delle emissioni delle navi ai fini dell’inquinamento atmosferico è talmente rilevante che la UE ha posto stringenti vincoli all’utilizzo di combustibili ad alto contenuto di zolfo all’interno dei porti, nelle aree limitrofe ed in zone speciali. Nonostante ciò le navi che approdano a S. Panagia possono continuare ad utilizzare olio combustibile ATZ purché rimangano fuori dalla congiungente Punta Magnisi / Capo Murro di Porco.
L’obbligo di cambiare l’alimentazione di motori ed apparati ausiliari scatta solo quando si ancorano all’interno della congiungente o si finiscono di ormeggiarsi al pontile. In Sicilia non è stata ancora condotta alcuna campagna per monitorare questo settore e verificare gli impatti e gli effetti sugli ambienti di vita e di residenza come nel caso di Siracusa, Priolo, Augusta (sede anche della base della Marina Militare con numerose unità in sosta lungo le banchine della città), Melilli, Gela e Milazzo. Legambiente lo chiede oggi a tutte le amministrazioni competenti ed agli organi di controllo preposti.
Dalla rassegna stampa di questi ultimi anni si evince – a dispetto di quanto dichiarato da alcuni rappresentanti del mondo industriale – che la qualità dell’aria delle città prossime alla zona industriale siracusana non è migliorata o – quantomeno – non abbastanza da ridurre i fastidi ed i malesseri che con troppa frequenza si verificano. È pure allarmante la frequenza e la dimensione degli incidenti accaduti.
La vicenda delle fastidiose puzze ricorrenti, con gli episodi di elevatissime emissioni di idrogeno solforato ed idrocarburi registrati lo scorso mese di Novembre a seguito del blackout del 15/11/2012 ed il fermo di tutti gli impianti industriali (così come affermato dal Prof. Sciacca, presidente del Consorzio Industriale Tutela Ambiente) ha riproposto, da una parte, la carenza di trasparenza e informazioni verso le amministrazioni comunali ed i cittadini e, dall’altra, le deficienze strutturali e organizzative che provocano i ricorrenti blackout, i blocchi e l’uso improprio delle torce come primo rimedio – e non estremo come dovrebbe essere – per fronteggiare l’emergenza e smaltire gli off-gas.
Alla luce di quanto sopra e di ciò che sembra emerso presso il tavolo tecnico istituito in Prefettura, Legambiente chiede:
-La revisione dei provvedimenti AIA finora concessi per verificare, per ciò che attiene le emissioni in atmosfera, che siano state prescritte e poi realmente adottate le migliori tecnologie disponibili (BAT);
-La realizzazione presso le industrie di sistemi tali da recuperare in tutto o in massima parte gli off-gas per evitarne l’invio alle torce;
-L’adeguamento tecnologico dell’impianto di depurazione IAS di Priolo per azzerare le sue emissioni;
-Il controllo e la revisione degli impianti di desolforazione con il divieto di utilizzo della H2S nei forni;
-Un check-up straordinario di tutti i serbatoi e le condutture al fine di verificare ed eliminare le emissioni fuggitive;
-Un controllo costante sulle navi mercantili e sui terminali petroliferi per verificarne la rispondenza alle norme di sicurezza e di legge per quanto attiene le emissioni e l’efficienza delle linee di ritorno gas;
-Il censimento delle attività di bonifica con azoto presso i depositi, gli impianti, le linee e le navi gasiere e petroliere per valutare l’entità delle emissioni;
-Di garantire costantemente l’accesso e la diffusione delle informazioni alla popolazione relative alla qualità dell’aria ambiente previste dal Decreto legislativo 13/08/2010, n. 155, pubblicando i report giornalieri sui siti istituzionali dei comuni e dell’Arpa.
Infine, nel sollecitare l’approntamento ed il varo del Piano della Tutela della Qualità dell’Aria da parte della Regione Siciliana, si chiede che la legislazione italiana colmi quei vuoti che ancora oggi permettono che si possa continuare ad intossicare impunemente.”
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