Bocciata senza se e senza ma, la riforma Nordio non piace al Pm e componente del comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, Antonio Nicastro. Durante l’intervista ai microfoni di SiracusaNews, il magistrato ha esposto il proprio pensiero in merito alla rivoluzione della giustizia soprattutto nell’ambito del sistema penale. Nicastro ha rigettato l’ipotesi della separazione delle carriere tra giudici e Pubblici ministeri illustrando lo stato di fatto e paventando il rischio che in questo modo si assista a un’eccessiva autoreferenzialità dei procuratori che potrebbero puntare solo sul numero di condanne.
Di facciata, a suo modo di vedere, la scelta di separare le carriere come quella di creare due Consigli superiori della magistratura – uno per i pm e uno per i giudici – affidando le questioni disciplinari a una nuova Alta corte. E di facciata anche l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati, che al momento sarebbero individuati indirettamente (il cittadino si rivarrebbe sul ministero, che a sua volta procederebbe nei confronti dell’inquirente). Per ridurre i tempi nella risoluzione delle controversie civili e penali, secondo Nicastro, bisognerebbe intervenire sulla dotazione organica e infrastrutturale, passando per una digitalizzazione del sistema giudiziario visto che l’attuale “App” ha evidenziato numerosi malfunzionamenti, con i magistrati costretti a redigere e depositare gli atti in forma di documenti analogici perdendo ovviamente più tempo.
E poi servirebbe una depenalizzazione vera dei reati minori, che magari potrebbero essere derubricati a sanzioni amministrative ma che invece ingolfano le aule giudiziarie. A fronte, invece, dell’abolizione dell’abuso d’ufficio che sta evidenziando una mancanza di tutela nei confronti del cittadino che si sente scavalcato da decisioni… discutibili. E non può rivolgersi al sistema giudiziario per ottenere il proprio diritto. L’appello, alla fine, al ministro Nordio è di “svestire” i panni del ministro e guardare da ex magistrato e da persona quello che stiamo lasciando: “cosa si dirà, tra 20 anni, di questa riforma?”.
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