La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Alessio Attanasio, storico capo del clan mafioso siracusano Bottaro-Attanasio e attualmente detenuto al 41-bis, confermando la legittimità del rigetto di due richieste avanzate in occasione del suo matrimonio celebrato in carcere nel 2024: un colloquio visivo prolungato con la sposa e il diritto a più di una fotografia scattata durante la cerimonia.
La sentenza della Suprema Corte, resa pubblica nei giorni scorsi, stabilisce che la competenza a concedere colloqui straordinari per eventi eccezionali come il matrimonio non è del direttore del carcere ma del Ministero della Giustizia (quindi risulta corretta la decisione del magistrato di sorveglianza di non procedere sulla richiesta) mentre la limitazione a una sola fotografia l’anno, come previsto dal regolamento penitenziario, non viola i principi costituzionali. Secondo la Suprema Corte, non incide sul diritto all’affettività ma solo sulle modalità della sua espressione, che restano discrezionali per l’amministrazione.
Il ricorso, fondato su presunte violazioni dell’articolo 41-bis dell’ordinamento penitenziario e degli articoli 3 e 27 della Costituzione, è stato giudicato infondato e il boss Attanasio – difeso dall’avvocato Maria Teresa Pintus in questo e negli innumerevoli ricorsi in Cassazione proposti periodicamente – è stato condannato al pagamento delle spese processuali.
Il boss siracusano Alessio Attanasio aveva contratto matrimonio con Anna (detta Sonia) Giustolisi all’interno del carcere di Nuoro alla presenza dei testimoni Fabrizio Attanasio, fratello dello sposo, la nipote e avvocato Pintus per la sposa. A causa delle rigide restrizioni del regime detentivo, la cerimonia si è svolta, con i due sposi separati da una barriera di vetro.
Il nome di Attanasio, boss con due lauree ottenute in carcere, continua a comparire nei più recenti atti giudiziari della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Dopo una breve scarcerazione nel luglio 2022, durata appena una settimana, riuscì – secondo l’accusa – a riorganizzare le gerarchie del clan, impartendo direttive ai nuovi referenti della Borgata e di via Italia 103, attraverso la compagna (oggi moglie) Sonia Giustolisi, arrestata con l’accusa di partecipazione mafiosa. Le indagini – culminate con 22 misure cautelari – descrivono un assetto criminale capace di rigenerarsi in pochi giorni, gestendo narcotraffico, bische clandestine, atti intimidatori e il sostegno economico agli affiliati. Un potere che Attanasio avrebbe esercitato anche da recluso con una riorganizzazione che ha richiesto poi due anni di indagini da parte della DDA di Catania e della Squadra Mobile di Siracusa per essere smantellata.
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