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Riunioni in corso per salvare il petrolchimico di Priolo. Il ministro Urso rassicura: “soluzione annunciata a breve”

Il ministro torna a rassicurare i lavoratori: “risolveremo tutto nelle prossime settimane”

“Già subito dopo il giuramento ho preso in mano il dossier di Priolo assieme a tutti quelli critici e strategici. La raffineria di Priolo è importante, italiana, con un indotto di 10 mila lavoratori. Posso rassicurare tutti: troveremo la soluzione e l’annunceremo quando avremo assunto le nostre determinazioni”. A entrare ancora una volta nel merito della questione Lukoil – quando mancano 40 giorni al 5 dicembre, con lo stop della lavorazione del greggio russo nei porti europei – il ministro allo Sviluppo economico (oggi Imprese e made in Italy) Adolfo Urso.

Il componente del Governo Meloni ha detto di aver già tenuto alcune riunioni in questi giorni, quindi sarà convocato un tavolo tecnico nel quale verranno rese note le decisioni. Qualche giorno fa, ospite di Quarta Repubblica su Rete4, aveva ammesso di seguire alcune ipotesi di investimento o di acquisizione dell’impresa per consentirle di andare oltre la fatidica data in cui scatteranno le sanzioni legate all’importazione di petrolio russo. Oggi il ministro torna a rassicurare i lavoratori: “risolveremo tutto nelle prossime settimane”.

Intanto dal senatore siracusano del Pd, Antonio Nicita arriva un’interrogazione insieme con la collega Annamaria Furlan rivolta proprio al ministro per lo Sviluppo economico nel quale si chiede al Governo di garantire con azioni urgenti la continuità operativa dell’impianto di raffinazione Isab di Priolo Gargallo, la più grande raffineria nazionale che garantisce il 26% della produzione italiana, più del 50% del Pil provinciale e con i suoi 1000 dipendenti diretti, oltre ai 3000 dell’indotto, ha un ruolo preponderante per l’intero settore industriale del siracusano e per l’economia del territorio.

“Lo stabilimento Isab – ricostruisce Nicita nell’interrogazione – riceve ora esclusivamente petrolio di provenienza russa e quindi, in vista dell’embargo in vigore dal 5 dicembre, rischia l’interruzione delle attività. Per questo motivo lo scorso luglio è stata approvata una proposta ‘salva Isab’, con l’istituzione presso il Mise di un tavolo di coordinamento per individuare adeguate soluzioni per la prosecuzione dell’attività dell’azienda e il mantenimento dei livelli occupazionali. Dopo la prima convocazione del tavolo all’inizio di agosto, nessun passo avanti è stato fatto. Ecco perché chiediamo al ministro, data l’imminenza della data di embargo delle importazioni di petrolio russo, in attesa di ulteriori e strutturali iniziative, una tempestiva pronuncia del Comitato di sicurezza finanziaria, al quale partecipa anche il MISE in quanto autorità italiana competente in relazione alle sanzioni in vigore disposte dall’UE e alla legislazione europea sulle misure restrittive di carattere finanziario, avente ad oggetto la compatibilità dell’importazione di petrolio non russo con l’attuale impianto sanzionatorio europeo. Ciò consentirebbe alle banche interessate di riprendere immediatamente l’erogazione delle linee di credito necessarie a consentire la continuità dell’operatività dell’impianto”.


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