In tendenza

“Salvare la zona industriale di Siracusa, non siamo un governo a trazione settentrionale”, il M5S scrive a Draghi

"La crisi del petrolchimico siracusano a causa delle sanzioni al petrolio russo può scatenare una impennata dei prezzi del carburante nel nostro Paese e innescherebbe una autentica una bomba sociale nella nostra provincia"

Con una nota inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri, i parlamentari siracusani del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al premier Draghi l’indicazione di una strategia chiara per salvaguardare la zona industriale di Siracusa. Provvedimenti che possano scongiurare il rischio di chiusura della zona industriale.

La posizione di Isab Lukoil, una delle più grandi raffinerie italiane, è particolarmente critica a causa degli sviluppi della guerra tra Russia e Ucraina. Già un mese fa avevamo sollecitato il Ministero dell’Economia – dicono Ficara, Scerra, Pisani, Marzana, Zito e Pasqua – chiedendo una sorta di garanzia pubblica come scudo dalle ingiustificate azioni di boicottaggio che hanno, sin qui, messo a rischio l’operatività del grande impianto industriale che dà lavoro a migliaia di persone e che assicura  una parte importante del Pil economico siciliano, oltre a rifornire di benzina e gasolio una ampia fetta del mercato nazionale. Adesso il paventato embargo al petrolio Russo, a partire da settembre, rappresenterebbe il colpo di grazia. Non basta una generica dichiarazione di attenzione – spiegano i parlamentari pentastellati – adesso il presidente Draghi, ancora prima del ministro Giorgetti, deve dimostrare attenzione per una porzione produttiva del Paese, a sud di Roma. È l’occasione per smentire quanti affermano che questo sia un governo a trazione settentrionale“.

Anche nei mesi precedenti, la deputazione siracusana del MoVimento 5 Stelle si era prodotta in una serie di incontri con i vertici di Confindustria Siracusa e con i rappresentanti della zona industriale. Le loro istanze e proposte sul tema della transizione, ma anche le paure legate alle tensioni internazionali, erano state già portate all’attenzione del governo.

Non c’è più tempo per cincischiare in politichese o per cercare voti sulle paure della gente. Sia questa l’ora dell’azione e della salvaguardia, anche di interessi strategici del nostro Paese come la produzione di energia. La crisi del petrolchimico siracusano a causa delle sanzioni al petrolio russo può scatenare una impennata dei prezzi del carburante nel nostro Paese e innescherebbe una autentica una bomba sociale nella nostra provincia. Bisogna andare incontro alla transizione energetica, ma prima ancora bisogna che ci sia ancora una industria. Non sia questo il governo che passerà alla storia come quello della macelleria sociale in provincia di Siracusa ed in Sicilia. Non lo permetteremo“.

 


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo


© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni