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Sandro Pertini ritorna nella sua casa natale: a Stella un’opera in bronzo dell’artista siracusano Pietro Marchese

Sandro Pertini ritornerà così nella sua casa natale a Stella (Savona) dove nacque il 25 settembre 1896 perché sarà proprio quello il luogo scelto dall'amministrazione comunale per collocare l'opera e dove chiunque potrà incontrare l'amato presidente

Il Presidente della Repubblica? Sandro Pertini. A pochi giorni dell’inizio della chiama in Parlamento per la prima votazione per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, sarà presentata alla Camera dei Deputati (mercoledì 19 gennaio ore 12, sala stampa) l’opera che ritrae la massima carica dello stato dal 1978 al 1985 nell’interpretazione dello scultore Pietro Marchese.

Sandro Pertini ritornerà così nella sua casa natale a Stella (Savona) dove nacque il 25 settembre 1896 perché sarà proprio quello il luogo scelto dall’amministrazione comunale per collocare l’opera e dove chiunque potrà incontrare l’amato presidente. A promuovere la presentazione alla Camera l’onorevole Maria Teresa Baldini che sulla valorizzazione delle case natali ha fatto nel 2020 una proposta di legge e chiesto una giornata nazionale dei luoghi di nascita. “Pertini nel 1968 divenne presidente della Camera dei Deputati mi è sembrato un giusto omaggio alla sua figura presentare in questa sede l’opera di Marchese. Dieci anni dopo fu eletto alla presidenza della Repubblica.” – Spiega la deputata.

Il luogo di nascita è sempre legato all’identità, al ricordo e alla conoscenza che il personaggio di rilievo storico, politico, culturale e artistico nazionale ha saputo veicolare attraverso il suo vissuto. – Per Baldini infatti “La riscoperta di quei luoghi, spesso dimenticati e lontani dai circuiti turistici più noti, ma che hanno dato i natali a uomini e donne che invece rappresentano un tassello fondamentale della storia del nostro Paese, costituisce non solo un atto di riconoscenza verso il passato, ma anche e soprattutto un intervento di tutela delle radici nazionali a beneficio delle future generazioni”.

Ma quale è il messaggio che trasmette la scultura bronzea di Sandro Pertini?

L’immagine del Presidente, in posizione seduta con in mano la sua indimenticabile pipa, – dice l’artista Pietro Marchese che ha donato l’opera al comune di Stella – ci restituisce una visione a noi tutti familiare, un’immagine molto nitida nel ricordo di tutti gli italiani. La postura e lo sguardo della statua cercano di cogliere il ritratto di una persona straordinariamente riflessiva, integerrima e profonda, capace di ispirare generazioni di giovani attraverso il ricordo delle sue lotte antifasciste e le sue celebri frasi che ancora oggi riecheggiano nella nostra memoria. Insegnamenti di un uomo straordinario che è riuscito ad entrare nel cuore di tutti, con messaggi rivolti soprattutto ai giovani”.

E proprio una frase del presidente rivolta ai giovani è il messaggio di Pertini che il sindaco di Stella Andrea Castellini (28 anni) vuol trasmettere: Libertà e Democrazia. Due degli insegnamenti più importanti che Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica più amato, regalò a tutti gli italiani. Pertanto riporto queste sue parole, pronunciate nel 1978: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo”.

Il 25 settembre 2016 il presidente Sergio Mattarella, così come altri suoi predecessori, , visitò Stella e depose una corona sulla tomba del presidente Sandro Pertini in occasione dei 120 anni dalla nascita. A Stella sono pronti per far partire l’invito al nuovo Presidente della Repubblica per il giorno della collocazione dell’opera prevista nel mese di maggio.

Nota dell’artista Pietro Marchese autore della scultura bronzea di Sandro Pertini

Oltre trent’anni ci son voluti per realizzare una scultura al Presidente Pertini nella sua Stella, piccola cittadina in Provincia di Savona, o più precisamente nei dintorni della sua dimora natale. Rappresentare fisicamente chi non è più presente in questa vita è la prassi che ha sempre spinto l’uomo a realizzare opere commemorative; retorica, anacronismo o cultura provinciale? Non in questo caso… Non si tratta di realizzare un’opera per collocarla in una piazza omonima, né tantomeno un simbolo astratto in suo onore, come le classiche piramidi o steli che troviamo spesso ubicate in giro per le piazze e nei vari snodi delle nostre città. Trattandosi di una rappresentazione plastico-figurativa a dimensione naturale rispetto ad altri generi, vive la nostra stessa dimensione fisica, obbligandoci a contestualizzarla e a farla rivivere nella sua dimensione scenica più naturale. La scultura figurativa costituisce una forma di pensiero fisico, oltre che mnemonico e ha bisogno di un luogo adatto in cui vivere oltre la constatazione, ancor prima della realizzazione, di una sua dimensione spazio-tempo. Inoltre, trattandosi di una scultura, con il suo linguaggio sintetico, c’è la necessità di individuare l’immagine giusta, la più vicina ad un’idea di pensiero collettivo, soprattutto quando si tratta di omaggi a persone celebri ancora oggi molto amate e ricordate. Infine, l’opera deve essere collocata nella sua cornice ideale, quindi ci sono svariate condizioni affinché l’operazione possa avere una buona riuscita. Parlando della sua dimensione temporale non si può non considerare una serie di aspetti molteplici. In passato la realizzazione di una scultura dedicata ad un personaggio storico era sempre scaturita da una condizione identitaria, prettamente legata ai valori di una società, che ingannandosi, considerava sempre eterni, motivo per il quale li aveva desiderati bloccare nel tempo con opere celebrative, a volte monumentali, sperando di fissarne le virtù, oltre l’effige. Non è il caso di questa operazione artistica voluta a Stella nei luoghi della sua infanzia. Un anti-monumento dedicato al Presidente Pertini concepito come un’opera vivibile. Quello che ho tentato di realizzare è una scultura e non solo una statua: per la maggior parte del pubblico non c’è nessuna differenza. Il problema è che non c’è mai stata fino a cinquant’anni fa. Oggi la critica imperante se vede ad esempio un sasso tondo la chiama scultura, se vede una figura la chiama statua… quindi, come ovviare il problema? Sicuramente bisogna rendere forte l’elemento plastico, compositivo, materico e spaziale, talmente evidente, talmente caratterizzato da avere un’autonomia di linguaggio tale da renderla autosufficiente, motivo per il quale verrà ricordata. Quindi se nell’operazione ho ottenuto un risultato dignitoso avrò fatto un servizio al Presidente Pertini, altrimenti avrò creato un’ennesima e monotona scultura celebrativa. A tal proposito voglio citare lo scultore Arturo Martini che nel 46 scrive un saggio straordinario “Scultura lingua morta”, ma nel frattempo in contraddizione al suo saggio continua a fare capolavori per il resto della sua vita. Per cui come è possibile?  È possibile perché intendeva dire che la statuaria è morta, ma la scultura è viva, ha solo perso la sua funzione celebrativa: nel momento in cui gli elementi tipici della plastica prendono il sopravvento, anche se la scultura è estremamente figurativa, questa sarà sicuramente un’opera che funzionerà, un’opera viva, così come lo è stato per millenni. Per cui spero vivamente di aver centrato l’obiettivo: il Presidente ritorna a Stella tra la sua gente, nel luogo più familiare, finalmente è lì seduto su una panchina dinanzi la sua dimora natale, dove sua madre lo ha sempre atteso. Si è intrapresa questa scelta per tutti questi motivi ma anche perché i valori che ha incarnato hanno resistito ai marosi del tempo, andando oltre la figura istituzionale, motivo per il quale sentiamo il bisogno di volerlo nuovamente rivedere, e perché no, magari di potersi fare una foto-ricordo seduti al suo fianco. “Un cittadino tra i cittadini”, è stata questa la motivazione che ha mosso l’Amministrazione Comunale a compiere questo atto di riconoscimento ad un uomo che ha lottato per la libertà, che ha fatto parte di quella classe dirigente che ha reso grande il nostro Paese. Nello stesso tempo, in anni già caratterizzati dalla caduta etica della politica, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini con il suo settennato ha saputo rappresentare un eccezionale legame tra cittadini ed Istituzioni, incarnandone, con straordinario rigore morale, l’idea di servizio alla comunità.

Chi è l’artista Pietro Marchese

Nato a Siracusa il 5 ottobre del 1977. Si è diplomato in scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara nel 2001. Dal 2003 collabora a progetti artistici e didattici con il Laboratorio di Teatro di Figura del dipartimento di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera dove, nel triennio 2008-2011, ha anche insegnato come assistente Tecnico di Laboratorio. Dal 1997 partecipa a varie mostre in Italia e all’estero e realizza diverse opere pubbliche tra le quali figurano il monumento alla campionessa mondiale di apnea Rossana Maiorca opera denominata “Sirena di Sicilia”, la Porta della bellezza per la Fondazione Fiumara d’Arte e il monumento dedicato al grande matematico Archimede per la città di Siracusa. Nel 2009 viene selezionato per la mostra-concorso Scultura per la Città, progetti per Milano presso il Museo della Permanente in previsione dell’Expo. Nel 2011 gli viene conferito il Premio Rossana Maiorca per la “Cultura del Mare”. Nel 2012 viene selezionato tra i vincitori della prima edizione del concorso internazionale “Premio Ora”. Nel 2016 Vince il “Premio Ginko” per la sezione Scultura a Roma e realizza il Premio Tonino Accolla sul doppiaggio nel cinema. Nel 2019 l’Università degli Studi di Genova in occasione del Festival del Mare organizza una sua mostra personale presso il Galata Museo del Mare.

Attualmente insegna presso il Liceo Artistico Giordano Bruno di Albenga dove è titolare di cattedra. Vive ed opera a Finale Ligure. In occasione dell’EXPO 2015 è stato inserito nella lista dei migliori 8 artisti italiani della Wild Life Art.

La nota sull’opera del critico d’arte Edoardo Trisciuzzi

Un uomo è un uomo quando vince il dolore e non tradisce la propria idea. Io non l’ho mai tradita». Antifascista, esule, partigiano, padre della Costituzione, capo dello Stato, icona pop, l’elenco potrebbe continuare a lungo. Ma, più di tutto, Sandro Pertini è stata una persona di irriducibile coerenza e di tenace determinazione, come qui esprimono le sue stesse parole, tratte da una celebre intervista rilasciata nel 1973. Al pari delle sue anime, tanti sono gli scenari che hanno segnato la vita di Pertini. Le distese azzurre che circondano Ponza, gli infidi sentieri dei nidi di ragno, i tramonti tiberini, fino al cielo di Madrid, verso cui sollevò le braccia in un’epica serata estiva del 1982. Ma Stella restò sempre il suo punto d’origine, la culla dove nacquero i suoi ardenti ideali, plasmati in adolescenza attraverso avide letture di Leopardi e lunghe passeggiate in bicicletta. Stella è il luogo a cui rivolse il pensiero nei difficili anni della detenzione, come si evince dalle lettere scritte alla madre. A distanza di anni, l’odissea è conclusa e Sandro è di nuovo a casa, più anziano ma non scalfito dal passare del tempo e accompagnato dalla sua inconfondibile pipa. Nel ritratto di Pertini, Pietro Marchese tralascia le sue predilette metamorfosi dal sapore surrealista per restituire un’immagine familiare e di folgorante immediatezza. Come già nel monumento urbano dedicato ad Archimede (Siracusa 2016), l’artista siciliano ripropone il concetto di scultura vivibile e offre una «rappresentazione visiva del pensiero e del lascito» del soggetto raffigurato. Il Presidente invita il suo ospite a sedergli accanto, volgendo le spalle ai monti e puntando gli occhi verso un immaginario orizzonte costiero, in una corrispondenza che rievoca lo stesso territorio ligure, «scarsa lingua di terra che orla il mare», nei versi di Camillo Sbarbaro. Ben oltre i tratti fisici, la scultura di Marchese trasmette l’indole più profonda del personaggio, fieramente antieroica, maestosa senza essere imponente. Volutamente lontana da ogni sinfonia celebrativa, l’opera possiede quasi un carattere “contro-monumentale”, assimilabile a interventi  come le Pietre d’inciampo di Gunter Demnig. Pur nelle evidenti differenze tecniche e ideative, il Pertini di Marchese richiede una sosta e innesca nel visitatore una riflessione, non diversamente dai sampietrini dell’artista tedesco che, collocati davanti alle abitazioni dei deportati, permettono loro di «tornare a casa, non essere più nel vento» (A. Levi Temin). Il lavoro di Marchese concretizza il concetto tedesco di Denkmal, con cui si intende la funzione primaria di un memoriale, ossia attualizzare il ricordo per generare coscienza. Sandro Pertini è un riferimento imprescindibile della nostra storia e trasmetterne la memoria è una condizione necessaria, affinché il suo esempio sia una guida per il futuro e funga da antidoto contro gli agguati dell’oblio e del revisionismo.


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