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Sartori e Mazzarelli raccontano l’“Edipo a Colono” di Robert Carsen: una tragedia che parla al presente

La messa in scena di Carsen, come spiegano entrambi, è all’insegna della sobrietà

Un ritorno carico di memoria e significato. A pochi giorni dal debutto di Edipo a Colono, diretto da Robert Carsen, gli attori Giuseppe Sartori (Edipo) e Paolo Mazzarelli (Creonte) hanno raccontato ai microfoni di SiracusaNews l’intensità di un allestimento che prosegue idealmente il percorso iniziato nel 2022 con Edipo Re, sempre al Teatro Greco di Siracusa.

“Questa tragedia – ha spiegato Sartori – racconta l’ultimo giorno di vita di Edipo, ma anche la sua redenzione. Dopo anni di vagabondaggio, cieco e rifiutato da tutti, giunge a Colono, luogo sacro che il destino ha designato come approdo finale. Qui Edipo trova accoglienza e riscatto spirituale”. Un personaggio che ha attraversato l’abisso e ora si prepara a chiudere il suo cerchio esistenziale: “Dentro quel dolore sordo, c’è una santità – aggiunge l’attore – che lo eleva, lo rende figura quasi biblica”.

Accanto a lui, Creonte, il politico che rappresenta il potere, l’ordine, ma anche l’ambiguità. “Creonte dice di credere nell’oracolo, ma in realtà persegue fini personali – sottolinea Mazzarelli –. È il classico esempio di chi usa la fede per giustificare interessi bassi. È un uomo convinto che il potere terreno valga più del volere degli dei”. E sarà proprio questo contrasto – tra la forza tragica e profetica di Edipo e la ragione fredda del potere – a generare un nuovo scontro tra i due personaggi, reso ancora più intenso dal fatto che entrambi gli attori tornano a interpretare i ruoli già vissuti tre anni fa.

La messa in scena di Carsen, come spiegano entrambi, è all’insegna della sobrietà visiva. Non ci sono provocazioni o eccessi. I costumi non sono antichi, ma evocativi; la scenografia si fa luogo sospeso, quasi mistico. “Se Edipo Re era una tragedia pubblica, ambientata nella polis, Edipo a Colono è più intimo, più spirituale – dice Sartori –. È un luogo di passaggio, di attesa, in cui Edipo compie l’ultima ascesa”.

Il confronto tra Edipo e Creonte si fa ancora più denso alla luce della trilogia e Mazzarelli sottolinea come Creonte sia l’unico personaggio presente in tutte e tre le tragedie sofoclee: “Siamo parte di un arco narrativo che culminerà l’anno prossimo con Antigone. E questa consapevolezza dà ulteriore spessore al nostro lavoro in scena”.

Ma la forza di questa tragedia – e del teatro classico in generale – sta soprattutto nella sua capacità di parlare all’oggi, toccando temi eterni. “Il dolore, il destino, la giustizia, la tensione tra fede e potere – osservano gli attori – sono questioni che attraversano il tempo. È per questo che tragedie come questa continuano a emozionare e a interrogarci”.

Il rapporto tra i due interpreti è un altro dei punti di forza dello spettacolo. In chiusura di intervista, si scambiano parole di stima e affetto: “Giuseppe è un capitano ideale, un attore immenso e un amico prezioso” dice Mazzarelli. E Sartori ricambia: “Con Paolo ogni incontro in scena è come ritrovare un fratello. Anche quando ci facciamo la guerra nei ruoli, c’è qualcosa di profondamente umano che ci unisce”.


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