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Scappa dalla guerra in Ucraina e comincia la scuola a Siracusa, aiutata da una bimba russa

Una storia dei giorni nostri, una favola che prenderà vita a Siracusa, all’interno dell’istituto Elio Vittorini

Può sembrare la trama di una favola, una bellissima favola con protagoniste due bambine: una ucraina e l’altra russa. La prima scappa dalla guerra che nel suo Paese di origine è stata provocata dalla Russia. Arriva a Siracusa con la mamma: un territorio di cui non sa nulla, non conosce nessuno e tutti parlano una lingua diversa dalla sua. Qui, nella piccola cittadina a Sud della Sicilia, la bimba ucraina, di 8 anni, potrà ricominciare a frequentare la scuola, probabilmente dalla terza elementare.

Ed è proprio qui, tra i banchi dell’istituto, che potrebbe incontrare l’altra bambina, la seconda protagonista: lei è più piccola, ha 5 anni, e viene dalla Russia, il paese che sta bombardando l’Ucraina. Il Paese che, dietro le indicazioni di Vladimir Putin, sta distruggendo tutto: ospedali, scuole, case.

Eppure, qui a Siracusa, lontano da un conflitto profondamente ingiusto per l’essere umano potrebbe essere proprio la piccola russa ad aiutare la bambina appena arrivata dal confine con la Polonia nella comprensione della lingua italiana e nell’integrazione con gli altri bambini. Dentro e fuori scuola.

Una storia dei giorni nostri, una favola che potrebbe prendere realtà nei prossimi giorni, precisamente la settimana prossima. A Siracusa, infatti, lunedì sera arriverà una famiglia di ucraini: mamma e una bambina di 8 anni che probabilmente riprenderà gli studi proprio nel capoluogo aretuseo. Qui tra le prime scuole a dare disponibilità per aprire le porte a chi scappa dalle bombe è l’istituto Elio Vittorini. Un gesto di grande cuore, tanto quanto quello della famiglia russa che ha dato disponibilità in tema di integrazione in vista di una possibile collaborazione.

“Quasi un sogno, una speranza che speriamo diventi realtà presto”, commenta la dirigente Pinella Giuffrida.

Un incontro tra le due che sembra come un sogno a occhi aperti, e chissà se nei prossimi giorni sarà realtà. Chissà se le due protagoniste di questa storia diventeranno amiche, chissà se anche loro un giorno si diranno: “Noi non dovremmo essere amici, dovremmo essere nemici”.

Parole, quest’ultime, che si dicevano Bruno e Shumel separati dal filo spinato del campo di concentramento in una bellissima scena del film “Il bambino con il pigiama a righe”, la pellicola che ha affrontato il dramma della shoah dal punto di vista dei più piccoli.

Una storia così toccante che sembra quasi irreale, ma per i bambini, così umani e sinceri, anche una pellicola trasmessa nelle sale cinematografiche può diventare vita di tutti i giorni. Perché quell’inferno – creato da umani – per i bambini non esiste. E così dovrebbe essere per tutti: grandi e piccini.


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