Screening Prenatale: Un Diritto Oltre La Sanità

La nascita di un figlio è forse l’esperienza più importane nel percorso della vita. Un momento delicato di duplicazione con il quale si affida al patrimonio DNA del nascituro, una serie di informazioni genetiche e una trasmissione di esperienze ataviche, quelle che permettono la sopravvivenza oltre la morte dei genitori.

E’ normale quindi che la nascita di un bambino sia circondata da preoccupazioni affinché tutto sia a posto e da una serie di controlli preventivi per evitare malformazioni o difetti.

Raccontava la nonna che quando i bambini nascevano in casa la prima cosa che si faceva, dopo l’attivazione dei polmoni cioè dopo il primo vagito, era la conta delle dita delle mani e dei piedi.
Uno “screening” casareccio ma allo stesso tempo un’attestazione di preoccupazione.

Oggi c’è la competenza ad intervenire anche livello prenatale: l’ostacolo principale è il taglio di fondi che sta vivendo la Sanità.
E’ di questi giorni un’interrogazione del deputato regionale Vinciullo sullo ”Screening neonatale universale (snu) per la prevenzione dei deficit permanenti in età evolutiva”, che ha come finalità l’identificazione precoce del maggior numero di bambini affetti da deficit permanenti dell’udito, in maniera di avviarli altrettanto precocemente alla riabilitazione ed evitare così l’handicap uditivo.

Una prevenzione importante che pare sia stata sospesa dall’Assessore alla Sanità Massimo Russo nonostante il finanziamento regionale ed il riscontro nei nuovi LEA, fatti la primavera scorsa dall’allora Ministro della Sanità Livia Turco e la conferma di questo screening nella conferenza Stato-Regioni dell’ottobre 2008.

“Che la Regione non rimanga estranea o disinteressata ad una iniziativa così importante – scrive l’On. Vinciullo nella sua interrogazione – le cui finalità riguardano le famiglie direttamente coinvolte e la prevenzione di un handicap rilevante come quello che implica il mancato sviluppo uditivo e, quindi, del linguaggio”.