La riforma della giustizia torna al centro del dibattito, questa volta vista attraverso gli occhi degli avvocati. Dopo aver ascoltato le posizioni dei magistrati, il confronto si è spostato ora sul ruolo della difesa e sull’impatto che la cosiddetta riforma Nordio potrebbe avere sul sistema giudiziario italiano. A discuterne, nell’ambito di un’intervista rilasciata ai microfoni di SiracusaNews, sono stati gli avvocati Marco De Benedictis, presidente dell’Associazione Nazionale Forense di Siracusa, e Giuseppe Gurrieri, presidente della Camera Penale Pier Luigi Romano di Siracusa.
Tema principale è la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, una questione che da anni divide il mondo della giustizia e della politica. Secondo Gurrieri, la riforma è necessaria e rappresenta l’evoluzione naturale del principio di terzietà del giudice, sancito dalla Costituzione: “un processo equo prevede un giudice completamente terzo, equidistante tra accusa e difesa. La creazione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura e l’istituzione di un’alta corte per le nomine rappresentano passi fondamentali per garantire questo equilibrio“.
Dall’altra parte, De Benedictis solleva perplessità non tanto sulla separazione delle carriere in sé, quanto sulle modalità con cui viene proposta: “il problema non è la separazione delle funzioni, ma il metodo con cui questa riforma viene portata avanti. Non si può toccare la Costituzione senza un disegno organico e una visione d’insieme. Creare due magistrature separate rischia di amplificare le derive del correntismo e di aumentare il rischio di una magistratura requirente troppo forte, con un Pubblico Ministero che si avvicina sempre più a un super-poliziotto“.
Il dibattito si sposta poi sulla percezione della giustizia da parte dei cittadini. Gurrieri difende l’impianto della riforma, affermando che andrebbe proprio nella direzione di garantire maggiore equità e indipendenza dei giudici rispetto al Pubblico Ministero. De Benedictis, invece, solleva il dubbio che, creando due corpi separati, si possa finire per rendere il sistema ancora più rigido e burocratizzato, con il rischio che i magistrati perdano il contatto con la realtà delle aule di tribunale.
Altro punto caldo della discussione è il meccanismo del sorteggio parziale per la nomina dei membri dei due CSM, un aspetto su cui l’Associazione Nazionale Forense esprime contrarietà. Secondo De Benedictis, questa misura ridurrebbe la democraticità del sistema, sostituendo l’elezione con un criterio casuale che potrebbe non garantire adeguata rappresentatività. Gurrieri, invece, ritiene che il sorteggio sia un argine alle logiche di corrente che negli ultimi anni hanno minato la credibilità della magistratura.
Ma al di là delle posizioni discordanti, entrambi gli avvocati concordano su un punto: la giustizia italiana ha bisogno di riforme, ma devono essere il frutto di un dibattito ampio e partecipato con il coinvolgimento di tutte le parti in causa: avvocati, magistrati, politici e cittadini.
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