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Sequestro Ias di Priolo. Sindacati e Pd: “tavolo di coordinamento in prefettura”. FdI: “la politica deve fare la propria parte”

La decisione del Gip del Tribunale di Siracusa, che ha accolto la richiesta della Procura di Siracusa, ha imposto il divieto di smaltimento dei reflui industriali nel depuratore consortile

Un tavolo di coordinamento in Prefettura che metta insieme imprese, deputazioni Nazionale e Regionale, Confindustria e sindacati per fare il punto sulla situazione venutasi a creare nella zona industriale dopo il provvedimento di sequestro dell’impianto consortile dell’Ias. Questa la richiesta condivisa dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil territoriali, Roberto Alosi, Vera Carasi e Luisella Lionti, al termine della riunione unitaria convocata per decidere azioni condivise dopo quanto accaduto.

“Crediamo sia necessario chiedere al Prefetto di convocare un tavolo di coordinamento – hanno detto i tre segretari –. La situazione venutasi a creare impone un’analisi precisa sulle necessità delle aziende e sui tempi ancora a disposizione per scongiurare qualsiasi ipotesi di fermo degli impianti. Seguiamo con particolare attenzione l’inchiesta giudiziaria che accerterà le eventuali responsabilità e l’azione dell’Amministratore giudiziario e del pool di tecnici che opererà all’interno del depuratore. Chiediamo un tavolo di coordinamento per ragionare insieme attorno al tavolo della Prefettura e adottare tutto quanto sarà possibile per garantire tecnicamente l’attività delle aziende e con esso la piena occupazione. Siamo pienamente coscienti della delicatezza del momento e proprio per questo chiediamo rapidità di azione e massima collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte. Se errori ci sono stati in passato abbiamo oggi il dovere di non renderli definitivi. Il depuratore Ias è centrale per il sistema industriale siracusano e rappresenta il primo livello di quella interconnessione più volte richiamata in queste settimane di dibattito su sanzioni alla Russia e Lukoil”.

Critica anche l’Ugl: “I cittadini del comprensorio ed i lavoratori  hanno il diritto di essere tutelati. Da parte   del Governo Regionale  Musumeci per quanto ci è dato sapere non ha fatto nulla di concreto in questi anni, se non mantenere un carrozzone che sta producendo risultati evidenti. Tutti eravamo impegnati  per  una  fase politica  industriale  oggi  la situazione ci preoccupa per il mantenimento dei livelli  occupazionali  e il futuro del polo  industriale.  Vogliamo ribadire la piena fiducia nell’operato della magistratura, che certamente saranno disponibili, e la massima collaborazione  con tutte le Società per chiarire tutti gli aspetti che riguardano la propria posizione in merito all’argomento”.

Sulla questione interviene anche il coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia, ricordando come già nel 2018 il gruppo parlamentare di FdI all’Ars aveva presentato un’interrogazione parlamentare in merito alla qualità dell’aria nel quadrilatero industriale Priolo-Melilli-Augusta-Siracusa e chiedeva un’immediata ispezione in Ias per verificare il rispetto delle normative vigenti in materia ambientale. L’anno scorso l’assessorato regionale del Territorio e dell’Ambiente aveva avviato l’iter per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, passaggio deciso in un tavolo tecnico al quale ebbero a partecipare rappresentanti di Regione, Arpa, Ati idrico, ex Provincia e comuni di Siracusa, Priolo e Melilli. La decisione del Gip del Tribunale di Siracusa, che ha accolto la richiesta della Procura di Siracusa, ha imposto il divieto di smaltimento dei reflui industriali nel depuratore consortile. È chiaro che nel breve arco di qualche giorno, stante il divieto, le industrie potrebbero essere costrette a sospendere la produzione con inevitabili effetti deleteri per l’occupazione lavorativa e per tutto l’indotto della zona industriale.

“La tutela dell’ambiente è chiaramente tema di rilevanza primaria e bene ha fatto la Procura ad avviare le indagini in ordine al rispetto delle norme di legge in materia – fanno sapere da FdI – Allo stesso modo di estrema importanza è garantire a tutti i dipendenti dell’IAS e delle imprese che operano nell’area industriale, oltre che di quelle che orbitano nell’indotto, il regolare impiego. Quindi, al di là degli esiti processuali che accerteranno i fatti contestati, la politica deve fare subito la propria parte. È necessario che si intervenga, nel rispetto delle decisioni della magistratura, con azioni adeguate alla salvaguardia dell’occupazione e per accelerare la definizione del rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale per il depuratore consortile”.

Il comitato Stop Veleni, invece, chiede di mettere mano a piano di ripresa industriale fatto di ecosostenibilità e di riconversione per evitare di chiudere i battenti e perdere posti di lavoro: “abbiamo appreso che verosimilmente sono stati sversati quantità abnormi di inquinanti cancerogeni fino a ipotizzare un gravissimo danno ambientale, si consenta allora alla Procura di svolgere serenamente il proprio lavoro, il ricatto occupazionale non funzionerà come “asso piglia tutto”. Si faccia luce sull’operato dei gestori che semmai fossero responsabili di questo scempio ambientale andranno a pagarne le conseguenze. Siamo pronti a costituire un presidio costante e a vigilare che nessuno ostacoli il lavoro dei magistrati”.

Il provvedimento di sequestro dell’impianto di depurazione consortile desta allarme e preoccupazione anche nel Partito democratico, con il segretario provinciale Salvo Adorno che ricorda come questa si colleghi all’embargo russo. “Comprendiamo le ragioni per le quali si è reso indispensabile impedire il proseguimento dell’attività depurativa considerato il “livello inaccettabile di rischio per la salute”.  Non comprendiamo invece i motivi dei ritardi per la realizzazione di infrastrutture importanti per migliorare l’efficienza depurativa dell’impianto tra cui la copertura delle vasche e l’impianto di deodorizzazione mai entrato in funzione e la mancanza delle autorizzazioni necessarie mai rinnovate e non conformi alle disposizioni di legge vigenti per l’esercizio dell’impianto. Responsabilità assai gravi che coinvolgono la Regione, proprietaria dell’impianto, e i CdA dell’IAS che si sono succeduti in questo ultimo decennio – dice – Nessuno ha interesse a chiudere il polo industriale e mandare a casa migliaia di lavoratori, facendo ripiombare l’economia ai livelli del secondo dopoguerra. Certo è che, seppur nel perseguimento   degli eventuali reati, occorre trovare soluzioni che da un lato perseguano l’obiettivo primario della tutela della salute, garantiscano il rispetto delle norme di legge e dall’altro tengano conto del problema assai importante dell’occupazione. Soluzioni che si spera possano essere individuate in tempi brevi e per le quali può tornare centrale il ruolo della Prefettura. In questo contesto è arrivato il momento di rivedere radicalmente il ruolo dell’Ias, della sua struttura societaria e dei rapporti tra privato e pubblico”.


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