A Siracusa si riaccende il dibattito sulla gestione del servizio idrico integrato, dopo che il Forum provinciale per l’acqua pubblica, insieme con Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle, Lealtà e Condivisione e Partito Democratico provinciale, ha chiesto formalmente al Prefetto la pubblicazione del verbale dell’incontro tenutosi nel dicembre 2022 tra l’ex assessore regionale Marco Falcone (poi sostituito da Di Mauro) e il presidente dell’ATI, il sindaco di Siracusa Francesco Italia. L’incontro, secondo i firmatari, avrebbe segnato una svolta nella strategia politica dell’amministrazione siracusana, che da un’impostazione di gestione interamente pubblica sarebbe passata all’ipotesi della società mista Aretusacque.
La polemica si innesta nel contesto della recente inchiesta giudiziaria di Agrigento che ha travolto l’ex assessore regionale Di Mauro, accusato – insieme all’ex segretario particolare Giovanni Campagna – di associazione per delinquere, truffa e turbativa d’asta in un maxi appalto da 37 milioni di euro per la rete idrica.
Sebbene Di Mauro non sia coinvolto nella realtà siracusana, i firmatari del comunicato evidenziano “l’intreccio tra potere politico e interessi privati” e chiedono che si faccia piena luce sul cambio di rotta dell’ATI Siracusa, che nel 2020 aveva avviato l’iter per una gestione interamente pubblica, salvo cambiare rotta a fine del ’22, mentre oggi si vede ancora lo slittamento della gestione – affidata in proroga alla SIAM – e la perdita di 37 milioni di euro di fondi Pnrr.
Non si è fatta attendere la replica del sindaco Francesco Italia. In una nota il primo cittadino di Siracusa e presidente dell’Ati ha ricordato che la decisione di costituire Aretusacque come società mista pubblico-privata fosse stata assunta all’unanimità dall’Assemblea Territoriale Idrica il 27 dicembre 2022, sulla base di valutazioni tecnico-finanziarie condivise da tutti i sindaci presenti – compresi alcuni vicini alle stesse forze politiche che oggi criticano la scelta. Assente a quell’assemblea il Comune di Palazzolo Acreide, che nel frattempo ha vinto un ricorso al CGA per la gestione in house del proprio servizio idrico.
Italia ha difeso la legittimità e l’autonomia della scelta, ribadendo che questa nasce dalla volontà di “evitare la paralisi amministrativa” e di non perdere ulteriori risorse. “Le istituzioni non si piegano a sospetti montati ad arte“, ha replicato, respingendo qualsiasi accostamento tra le vicende giudiziarie in altre province e le decisioni assunte a Siracusa. “Siracusa ha scelto – conclude Italia – insieme con gli altri comuni della provincia di preservare il proprio ruolo nella gestione di un bene fondamentale, assicurando al contempo efficienza, investimenti e legalità. È questa la linea che continueremo a seguire, senza tentennamenti e senza timore della propaganda.”
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