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Siracusa, in casa Pd si leccano le ferite, Italia inizia il corteggiamento a Randazzo e intanto l’era Foti sembra al tramonto. Forse…

Dopo il ballottaggio, forse, il Partito democratico a Siracusa potrebbe essere rifondato, ripensato, rivisto e cambiato. Un po' come accade al Pd a livello nazionale, ancora in cerca d'autore. Per le liti, cui il partito ha abituato gli elettori e i (dis)affezionati, c'è ancora tempo

In casa Pd si celebra un funerale politico. È chiaro che nella sfida del centro sinistra tra Fabio Moschella, Francesco Italia e Giovanni Randazzo a gioire in questo momento sono gli ultimi due. Con l’exploit, sperato e sussurrato a denti stretti fino a sabato, dell’avvocato amministrativista che ha superato lo sbarramento del 5% si aprono le porte per la pace con la Sinistra (s appositamente maiuscola) in città.

Con ogni probabilità il primo apparentamento ufficiale sarà da cercare qui, e non è assolutamente da scartare l’ipotesi che a Randazzo – persona ben voluta e mai al centro delle polemiche neanche in questa turbolenta campagna elettorale – sia offerto un meritato assessorato e, perché no, la vicesindacatura. Poi c’è Italia, il vicesindaco dal volto fresco e pulito, giovane e in bicicletta, nuovo ma non troppo, che piace. Evidentemente. Almeno in base a quel voto disgiunto che lo premia con un +4% rispetto alle liste. Ci sarà tempo in queste due settimane per parlare di loro. Ma il giorno dopo la maratona elettorale ci sono due elementi cui soffermarsi.

Uno: il Pd è ufficialmente finito, sconfitto a Priolo con Biamonte a Siracusa con Moschella. Per motivi diversi – nell’hinterland Pippo Gianni è ancora troppo forte rispetto al giovane consigliere uscente molto vicino a Cafeo – ma senza ombra di dubbio il fallimento del Partito democratico a Siracusa sta tutto nella sconfitta con l’odiato-odiato sindaco uscente Giancarlo Garozzo. Che probabilmente (certamente) avrà sbagliato a non defilarsi prima lasciando spazio al suo vice Italia, contribuendo così a creare la spaccatura partitica cui si è infilato Moschella che non è riuscito a dare nulla in più rispetto alla “dote” delle tre liste (la differenza tra le preferenze di lista e quelle personali non supera il mezzo punto percentuale).

Due: sembrerebbe clamorosamente finita l’era di Gino Foti, per anni (decenni) deus ex machina in questa città- Sembrerebbe, perché questi lustri hanno insegnato che da perfetta araba fenice potrebbe risorgere dalle proprie ceneri, ma certo che la “sua” Presenza cittadina non sarà presente per non aver superato la soglia di sbarramento nonostante la mole di voti raccolti dal nipote Alfredo Foti (solo voci, il ritardo nel fornire comunicazioni ufficiali sui voti dei consiglieri spiazza un po’ tutti i possibili commenti tecnici al voto).

È dunque necessaria, in casa Pd, una seria riflessione post voto, anche perché il secondo partito a livello nazionale non ha presentato il proprio simbolo – se non all’interno della cosiddetta “bicicletta” con una lista civica – e ha rischiato di non entrare in Consiglio comunale. Dopo il ballottaggio, forse, il Partito democratico a Siracusa potrebbe essere rifondato, ripensato, rivisto e cambiato. Un po’ come accade al Pd a livello nazionale, ancora in cerca d’autore. Per le liti, cui il partito ha abituato gli elettori e i (dis)affezionati, c’è ancora tempo.


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